Il Progetto Urbano Flaminio
Nell’aprile del 2002 il Dipartimento VI del Comune di Roma ha avviato la procedura del “Progetto Urbano” per l’area del Flaminio-Foro Italico, investita in breve tempo da una molteplicità di progetti e programmi che necessitano di un coordinamento che li ponga in coerenza tra loro, e ne verifichi “la sostenibilità urbanistica, ambientale, economica e sociale”.
Le attività relative alla redazione del Progetto Urbano Flaminio-Foro Italico si sono concluse nell’ottobre del 2002 con la redazione di un documento di indirizzo denominato “Progetto Urbano Flaminio-Foro Italico – Obiettivi e strategie di intervento”.
Il documento è stato recepito dalla Giunta Comunale con Decisione n. 27 del 11 febbraio 2003 quale atto propedeutico alla successiva approvazione da parte del Consiglio Comunale.
Nei mesi successivi si sono svolti incontri con i cittadini, le associazioni di quartiere ed i Municipi, per discutere i contenuti del documento di indirizzo: sulla base delle risultanze dei suddetti incontri e delle indicazioni emerse dal “Forum Flaminio” la II Commissione Consiliare Permanente LL.PP. e Mobilità ha proposto una serie di emendamenti al documento precedentemente approvato dalla Giunta Comunale.
Con Deliberazione del Consigslio Comunale n. 249 del 6 ottobre 2005 è stato approvato il “Progetto Urbano Flaminio-Foro Italico”.
Il Progetto Urbano Flaminio-Foro Italico conferma le indicazioni già contenute nel PRG per l’Ambito di programmazione strategica “Flaminio-Fori-EUR”, fornendo un esame di dettaglio delle diverse questioni in gioco con l’apporto di nuovi elementi di conoscenza e riflessione.
Fra i suoi contenuti fondamentali, oltre alla riqualificazione del Villaggio Olimpico e del Foro Italico, alla connessione ambientale della direttrice Monte Mario-Villa Glori ed al potenziamento del trasporto pubblico con incremento della pedonalità in tutta l’area, c’è la riqualificazione dell’asse Guido Reni-De Coubertin.
Le linee strategiche fondamentali del Progetto Urbano Flaminio-Foro Italico possono essere sintetizzate come segue:
- il completamento e il rafforzamento della struttura urbana;
- la riqualificazione dell’esistente;
- la congruenza reciproca degli interventi in programma, in un quadro generale di sostenibilità e di recupero del grande sistema ambientale dell’area.
Il Parco della Musica e delle Arti
Risorse per Roma è stata incaricata dal Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica di Roma Capitale della redazione del Piano d’assetto preliminare dell’Asse museale di via Guido Reni e Parco della musica.
Presentato in occasione degli Stati Generali di Roma Capitale, il progetto Parco della Musica e delle Arti è strutturato in direzione est-ovest sulla direttrice Villa Glori – Monte Mario con l’obiettivo di valorizzare questa porzione strategica di città sul cui territorio insistono importanti opere di architettura moderna e contemporanea.
Alla funzione di connessione tra i due grandi spazi verdi della capitale si affiancherà quella di distribuzione tra i numerosi servizi culturali che insistono sull’area.
Il progetto si sviluppa in quattro ambiti:
- la realizzazione del Parco della Musica, all’interno del quale spiccano il Palazzetto dello Sport e lo Stadio Flaminio di Pier Luigi Nervi e l’Auditorium di Renzo Piano;
- interventi di recupero e valorizzazione dell’Ex caserma di via Guido Reni – nel tratto di fronte il MAXXI di Zaha Adid – finalizzati a rafforzare il ruolo culturale dell’asse e a dotare l’intero ambito urbano del Flaminio di una struttura ricettiva in grado di soddisfare la richiesta di accoglienza generata dalle numerose attività culturali e sportive;
- il Foro Italico, dove sarà realizzato, a cura del CONI un Museo dello Sport, che avrà la sua porta principale nella Casa delle Armi di Luigi Moretti e che sarà collegato all’asse di via Guido Reni dal nuovo ponte della Musica;
- piazza Mancini, dove è prevista la realizzazione di un Polo dell’Artigianato e delle Arti.
Masterplan di Renzo Piano per il Parco della Musica e delle Arti
Il nuovo Ponte della Musica
Museo Maxxi
Auditorium
L’alienazione dell’ex caserma in via Guido Reni nata come “Stabilimento militare materiali elettronici e di precisione” (SMMEP)
In relazione alle disposizioni allora vigenti ed in particolare all’art. 2 cc. 189/193 della legge n. 191 del 23 dicembre 2009 in data 4 giugno 2010 è stato sottoscritto un Protocollo di Intesa tra il Ministero della Difesa ed il Comune di Roma, finalizzato a razionalizzare, valorizzare e recuperare gli immobili militari non più funzionali alle esigenze delle Forze Armate, ma comunque collocati in ambiti strategici, per la riqualificazione dell’intero organismo urbano.
Al fine di accelerare il procedimento di alienazione e valorizzazione degli immobili militari, è stata condotta una puntuale ricognizione congiunta con il Ministero della Difesa – Direzione Generale dei Lavori e del Demanio, dei beni immobili militari esistenti nella Città di Roma: detta ricognizione ha portato all’individuazione di un complesso di 15 immobili, di cui non si prevede un ulteriore uso per le attività istituzionali del Ministero della Difesa, pienamente rispondenti ai criteri di cui all’art. 58, della legge 6 agosto 2008 n. 133 di conversione del Decreto Legge 25 giugno 2008 n. 112, in ragione della loro specifica dislocazione sul territorio comunale, dell’accessibilità, del contesto ambientale e delle infrastrutture esistenti e che pertanto potranno essere oggetto di alienazione e valorizzazione.
Conseguentemente con Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 8 del 28-29 ottobre 2010 è stato approvato il “Piano delle alienazioni e valorizzazioni degli immobili militari della Città di Roma” ed è stata adottata anche una specifica Variante al PRG, proprio al fine di perseguire l’interesse pubblico prevalente, sollecitato dalle disposizioni di legge sopra richiamate, attraverso una diversa destinazione urbanistica poiché quella pubblica vigente risultava incompatibile con la futura alienazione degli stessi beni.
Successivamente il comma 196-bis dell’articolo 2 della legge n. 191 del 2009, introdotto dall’articolo 2, comma 7, del decreto legge n. 225 del 2010, ha modificato la procedura per l’alienazione di beni inseriti nel suddetto Protocollo d’intesa tra cui l’ex caserma nata nel 1906 come “Stabilimento militare materiali elettronici e di precisione – via Guido Reni” (SMMEP) prevedendo la loro alienazione da parte dell’Agenzia del Demanio, con le procedure previste dall’articolo 1, comma 436, della legge n. 311 del 30 dicembre 2004.
La stessa Agenzia del Demanio, nelle more dell’alienazione ha ritenuto opportuno e conveniente ai fini dell’interesse pubblico di riduzione del debito, destinare parte degli stessi immobili richiamati nel Protocollo ad usi governativi, riducendo così la spesa per le locazioni passive.
Inoltre, le osservazioni pervenute a seguito della pubblicazione della variante non sono state controdedotte dall’Assemblea Capitolina entro il termine triennale fissato dall’art. 12 c. 3 del D.P.R. n. 380/2001 e che, pertanto, la salvaguardia indotta dalla suddetta Deliberazione n. 8/2010 ha perso di efficacia.
Considerato che lo stesso Protocollo di Intesa aveva validità di un anno dalla sottoscrizione e non risulta essere stato rinnovato e che, per le suesposte motivazioni, è stato ritenuto opportuno procedere alla revoca della deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 8 del 28/29 ottobre 2010.
Il successivo Decreto Legge n. 95 del 6 luglio 2012, convertito dalla legge n. 135 del 7 agosto 2012, all’art 23 ter, comma 2, lett. c) e d) ha abrogato i periodi dal secondo al quinto dell’articolo 2, comma 196-bis, della legge n. 191 del 2009, che, prevedevano l’urgenza dell’alienazione degli immobili militari oggetto di valorizzazione di cui ai numeri 1, 2, 3 e 4 dell’articolo 3 del Protocollo d’Intesa sottoscritto in data 4 giugno 2010 tra il Ministero della Difesa e il Comune di Roma.
Pertanto i suddetti immobili di cui ai numeri 1 (SMMEP Via Guido Reni), 2 (Magazzini A.M. Via dei Papareschi), 3 (Magazzini Commissariato Via del Porto Fluviale) e 4 (Forte Boccea Via di Boccea, 251) dell’articolo 3 del protocollo d’intesa sottoscritto in data 4 giugno 2010 tra il Ministero della Difesa e il Comune di Roma, sono rimasti nella disponibilità dell’Agenzia del Demanio e in particolare l’immobile n. 1 SMMEP via Guido Reni – risultava ancora inutilizzato e nella disponibilità dell’Agenzia del Demanio.
L’Agenzia del Demanio, con l’art. 11 quinques del Decreto Legge 30 settembre 2005, convertito nella legge n. 248 del 2 dicembre 2005, è stata autorizzata a vendere i beni immobili ad uso non abitativo appartenenti al patrimonio pubblico nell’ambito delle azioni di perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica attraverso la dismissione di beni immobili pubblici.
L’area del complesso dell’ex SMMEP dal punto di vista del profilo territoriale, riveste una grande rilevanza nel contesto urbano della parte nord della Città Storica e costituisce riferimento determinante ai fini della riqualificazione e dell’identità dei luoghi.
L’area del complesso dell’ex SMMEP allo stato attuale si estende su di una superficie territoriale di 55.480 mq., su cui insistono fabbricati per una volumetria totale di 267.003 mc. con edifici di altezza variabile da 1 a 4 piani, disposti parallelamente ed ortogonalmente all’asse di Via Guido Reni.
È stato così considerato che al fine di perseguire l’interesse pubblico prevalente sollecitato dalle disposizioni di legge sopra richiamate, si prevede di imprimere una diversa destinazione urbanistica in quanto quella attuale risulta incompatibile con il nuovo impianto urbanistico e limitativa delle potenzialità dell’area.
Al fine di consentire all’Agenzia del Demanio di conseguire il massimo delle risorse attraverso l’alienazione e valorizzazione dell’immobile, compatibilmente con le caratteristiche proprie del bene e del contesto circostante, è stato ritenuto opportuno individuare una destinazione urbanistica in grado di prevedere una nuova configurazione dei luoghi e l’introduzione di nuove funzioni locali e urbane.
La riqualificazione funzionale e la valorizzazione dello stabilimento SMMEP di Via Guido Reni si inserisce all’interno del Progetto Urbano “Parco della Musica e delle Arti” rafforzando la componente culturale con la localizzazione della Città della Scienza.
Per quanto riguarda le utilizzazioni dell’ex SMMEP di Via Guido Reni, la Giunta Capitolina con memoria approvata il 25 settembre 2013 ha formulato il seguente indirizzo: “Museo della Scienza 30 mila mq. di S.U.L., residenziale, compresi gli alloggi sociali, pari al 20% della superficie utile complessiva; quota flessibile, da definire nell’ambito della formulazione del progetto di fattibilità, 35 mila mq. di S.U.L., servizi pubblici anche di quartiere”.
In data 12 novembre 2013 il Ministro dell’Economia e delle Finanze ha comunicato al Sindaco di Roma Capitale la possibilità di attivare le procedure di dismissione secondo le modalità previste dall’art. 11 quinquies del Decreto Legge n. 203 del 30 settembre 2005, convertito con modificazioni, dalla legge n. 248 del 2 dicembre 2005, relativamente agli immobili di Via Guido Reni e dell’ex Palazzo degli esami di Via Induno.
L’operazione vedeva come parte acquirente Cassa Depositi e Prestiti.
In incontri successivi, svoltisi il 13, 14 e 15 novembre 2013 presso l’Agenzia del Demanio con la partecipazione dell’Assessorato alla Trasformazione Urbana di Roma Capitale e di Cassa Depositi e Prestiti investimenti SGR (Società di Gestione del Risparmio), sono stati definiti gli scenari di trasformazione edilizia e urbanistica per gli immobili in questione che prevedevano per l’immobile di Via Guido Reni la possibilità di predisporre un piano di valorizzazione per una superficie utile lorda di 72.000 mq. così suddivisi: 29.000 mq. di residenziale libero,
6.000 mq. di residenziale di alloggi sociali,
5.000 mq. di commerciale,
5.000 mq. di ricettivo.
I restanti 27.000 mq. destinati alla Città della Scienza.
Tali scenari sono stati comunicati da Roma Capitale con nota n. 76158 del 16 novembre 2013 al Ministro dell’Economia e delle Finanze: in data 9 dicembre 2013 l’Agenzia del Demanio ha manifestato a Roma Capitale (prot. n. 119871) la piena condivisione degli scenari di trasformazione edilizia ed urbanistica prospettati da Roma Capitale e definiti in sede di concertazione istituzionale e invitava l’Amministrazione Capitolina ad avviare le conseguenti e necessarie procedure amministrative per addivenire all’approvazione di una variante alla pianificazione urbanistica vigente, auspicandone l’avvio del processo di formazione, con una prima sessione deliberativa, entro la conclusione del corrente anno 2013.
In data 10 dicembre 2013 l’Assessore alla allora Trasformazione Urbana ha chiesto alla Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR di manifestare a sua volta la condivisione degli scenari di trasformazione edilizia e urbanistica e la disponibilità, in caso di acquisto dall’Agenzia del Demanio degli immobili in questione, ad assumere gli obblighi e gli oneri derivanti dalla valorizzazione urbanistica e, conseguentemente, di impegnarsi a riconoscere all’Ente Locale quanto dovuto ai sensi della normativa in materia.
Nella comunicazione si prevedeva che, per quanto attiene all’immobile di Via Guido Reni, si sarebbe proceduto ad individuare uno schema di zonizzazione funzionale e di articolazione in lotti da cui risultino: l’area destinata alla Città della Scienza, le aree per edificazione privata, le aree destinate alle attrezzature pubbliche, nonché i percorsi pedonali pubblici.
In data 17 dicembre 2013 la Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR ha comunicato a Roma Capitale la condivisione degli scenari di trasformazione edilizia e urbanistica e confermava la disponibilità ad assumersi gli obblighi e gli oneri previsti dalle norme urbanistiche di Roma Capitale.
La suddetta area dell’ex SMMEP conserva l’impianto originario delineato nel Piano Regolatore del 1909 e negli elaborati prescrittivi Sistemi e regole 1:5.000 e 1:10.000 del PRG vigente è classificata con la destinazione urbanistica “Sistema insediativo – Città Storica – Edifici Complessi Speciali – Grandi attrezzature ed impianti post unitari.
Nella considerazione delle peculiarità definite dal PRG vigente per gli “Ambiti di programmazione strategica” essi individuano tutte quelle aree/ambiti strutturanti che nel tempo hanno marcato lo sviluppo della città ed i suoi piani di trasformazione e, pertanto, sono ritenuti strategici per la possibile attivazione di dinamiche trasformative.
L’intervento di trasformazione dell’ex SMMEP di Via Guido Reni è finalizzato a generare spazio pubblico ed a consentire la realizzazione di funzioni a servizio della città e delle sue prospettive internazionali facendosi carico delle esigenze di prossimità degli abitanti.
Tra gli obiettivi prefissati dell’intervento vi è quello di realizzare “un nuovo impianto urbano identificato come cerniera funzionale dei diversi caratteri dei luoghi: culturale, ricettivo, ricreativo, turistico e residenziale. Tutte le nuove funzioni previste devono essere inserite in spazi progettati, in modo organico, con uno sviluppo che parta dalla valorizzazione dello spazio aperto, qualificato nella configurazione architettonica e del verde”.
L’art. 27 della legge n. 457/1978 prevede che i Comuni possano individuare, nell’ambito degli strumenti urbanistici generali, le zone ove, per le condizioni di degrado, si renda opportuno il recupero del patrimonio edilizio e urbanistico esistente mediante interventi rivolti alla conservazione, al risanamento, alla ricostruzione ed alla migliore utilizzazione del patrimonio stesso.
Nell’ambito delle zone di recupero possono altresì essere individuati gli immobili, complessi edilizi, isolati ed aree per i quali la trasformazione urbanistica edilizia è subordinata alla formazione dei Piani di Recupero: l’individuazione di tali ambiti, quali immobili, complessi e isolati, da sottoporre alla formazione dei Piani di Recupero previsti dalla legge n. 457/1978 appare strumento amministrativamente idoneo a perseguire l’obiettivo sopra indicato.
Per il raggiungimento di tali obiettivi, il Piano di Recupero, da redigere ai sensi dell’art. 28 della L. n. 457/1978, in variante al PRG vigente, dovrà recepire gli indirizzi di seguito formulati, conformandosi ai parametri urbanistici ivi declinati, da intendersi cogenti e vincolanti per la redazione dello strumento esecutivo in questione.
Nello specifico, il Piano di Recupero dovrà prevedere un dimensionamento complessivo dell’intervento non superiore a 72.000 mq. di superficie utile lorda.
Detto Piano dovrà prevedere una ripartizione della superficie complessiva su indicata come segue:
a) uno o più comparti fondiari privati all’interno dei quali realizzare una S.U.L. (Superfie Utile Lorda) non superiore a 45.000 mq. con le seguenti destinazioni indicative:
– 29.000 mq. residenziale libero;
– 6.000 mq. residenziale di alloggi sociali;
– 5.000 mq. commerciale e 5.000 mq. di ricettivo;
b) un comparto fondiario pubblico non superiore a 27.000 mq. di S.U.L. afferente al comparto da destinare indicativamente alla Città della Scienza.
Con Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 54 del 6-7 agosto 2014 è stato deciso di:
1) revocare la deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 8 del 28/29 ottobre 2010;
2) individuare ai sensi degli artt. 27 e 28 della legge n. 457/1978 l’ambito dell’ex “Stabilimento militare materiali elettronici e di precisione” sito in Via Guido Reni quale zona di recupero del patrimonio edilizio esistente da assoggettare a formazione del Piano di Recupero in variante al PRG;
3) di formulare, ai fini della successiva redazione del Piano di Recupero in variante al PRG vigente, i seguenti indirizzi prescrittivi, contenenti i parametri urbanistici cui conformare il suddetto strumento attuativo:
– il dimensionamento complessivo dell’intervento per la redazione del Piano di Recupero, ai sensi dell’art. 28 della L. n. 457/1978, dovrà prevedere una S.U.L. non superiore a 72.000 mq.;
– la superficie complessiva, all’interno del Piano di Recupero, indicata al precedente alinea, dovrà essere ripartita come segue:
a) uno o più comparti fondiari privati all’interno dei quali realizzare una S.U.L. non superiore a 45.000 mq. con le seguenti destinazioni:
– 29.000 mq. residenziale libero;
– 6.000 mq. residenziale di alloggi sociali;
– 5.000 mq. commerciale e 5.000 mq. di ricettivo.
Si prevede sin d’ora che non sarà consentito alcun cambio di destinazione d’uso sul residenziale destinato ad alloggi sociali.
Sono previste esclusivamente piccole e medie strutture di vendita.
b) un comparto fondiario pubblico non superiore a 27.000 mq. di S.U.L. afferente al comparto da destinare indicativamente alla Città della Scienza;
– dovrà essere altresì prevista, restando fermi tutto gli obblighi di legge, la cessione gratuita a Roma Capitale, da parte del soggetto attuatore:
– dell’area opportunamente urbanizzata destinata alla Città della Scienza, per non più di 10.000 mq.;
– dell’area destinata ad attrezzature pubbliche di quartiere (VSL e parcheggi), per non meno di 14.000 mq.;
4) di subordinare l’adozione del Piano di Recupero alla sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa tra Roma Capitale e Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR, con il quale quest’ultima si impegna, esonerando l’Amministrazione da ogni responsabilità in ordine al buon esito delle procedure di variante da avviare:
– a indire un concorso di progettazione finalizzato alla predisposizione di un masterplan, assumendo le indicazioni dimensionali, funzionali e organizzative contenute nella presente variante e nella scheda tecnica allegata;
– a tenere conto degli esiti della fase di partecipazione promossa da Roma Capitale e dal Municipio;
– a includere – negli atti di gara e nel contratto di alienazione del compendio immobiliare – le seguenti clausole irrevocabili e vincolanti per il soggetto attuatore:
- predisposizione del piano attuativo e della progettazione architettonica in coerenza con il masterplan selezionato, con assunzione dei relativi obblighi nella convezione urbanistica;
- impegno a farsi carico degli oneri ordinari e straordinari, questi ultimi stimati preliminarmente in almeno 43 milioni di Euro, il cui ammontare sarà esattamente definito al momento della stipula della convenzione;
5) di fissare, pena la decadenza di quanto disposto dalla presente deliberazione, il termine di presentazione del Piano di Recupero, esteso all’intero compendio individuato ai sensi dell’art. 27 della L. n. 457/1978 di cui al punto 2), entro due anni dalla data di approvazione del presente provvedimento e di fissare in tre anni dalla stessa data il termine per l’approvazione di detto Piano così come stabilito dall’art. 28 della L. n. 457/1978.
Tutte le attività saranno programmate e gestite d’intesa tra il Dipartimento ed il Municipio, secondo le rispettive competenze; in particolare, i proventi del contributo straordinario saranno obbligatoriamente utilizzati per finalità di riqualificazione urbana (reperimento di standard urbanistici, realizzazione di opere e servizi pubblici) nello stesso ambito in cui ricade l’intervento, d’intesa con il competente Municipio.
Superando il muro di emendamenti e ordini del giorno presentati da un’agguerrita opposizione la delibera è stata approvata con 19 voti favorevoli, 11 contrari e nessun astenuto.
Dura l’opposizione dei partiti di minoranza che sul testo hanno presentato oltre 500 ordini del giorno e 150 emendamenti.
“Se dopo un anno di nulla assoluto in materia di urbanistica, Marino pensa, il 6 agosto, di poter portare a casa il goal della bandiera con la delibera relativa a via Guido Reni, forzando con un emendamento di giunta che stravolge completamente l’impianto della stessa e che l’opposizione ha avuto meno di 24 ore per analizzare, si sbaglia di grosso” hanno scritto in una nota congiunta l’allora vicepresidente dell’Assemblea Capitolina, Giordano Tredicine (PdL), il capogruppo di Fi, Giovanni Quarzo e i consiglieri capitolini Marco Pomarici (all’epoca NCD, ora Verso la Lega dei Popoli con Salvini), Roberto Cantiani (all’epoca Gruppo Misto, ora NCD), Fabrizio Ghera (Fdi) Dario Rossin (Fi) e Davide Bordoni (Fi).
Ad esprimere la sua opposizione anche il Movimento cinque stelle che ha così spiegato i motivi del suo voto contrario: “Nella competente Commissione Urbanistica di Roma Capitale, il 4 marzo 2014, i dirigenti di Cassa Depositi e Prestiti hanno illustrato il piano economico-finanziario del progetto nel suo complesso: il tutto si regge sulla parte residenziale, su quella commerciale e su un hotel.
Abbiamo sollevato dubbi sulla vendita di residenziale (oggi a Roma abbiamo decine di migliaia di appartamenti sfitti o invenduti), sulla vendita del commerciale (con l’attuale crisi la priorità sono nuovi negozi o centri commerciali? E chi li compra?) e soprattutto sull’hotel, per il quale non vi è – e probabilmente non vi sarà – un acquirente” commenta il M5S.
“Dunque iniziamo un progetto con la certezza che non ci saranno i soldi per questa opera.
Per rispetto anche di chi ha preso parte al progetto partecipato, non possiamo esprimere un voto favorevole a questa delibera”.
Infine una contestazione al metodo: “Una delibera arrivata in Commissione sei mesi fa viene discussa a ridosso di Ferragosto, preceduta di appena un giorno di una serie di importanti emendamenti da parte dell’Assessore”.
Razionalizzare le infrastrutture in uso alle Forze armate per ridurre le spese, abbattere il debito pubblico, ridurre fitti passivi, dare impulso all’occupazione, valorizzare e riqualificare importanti porzioni cittadine: sono stati alcuni dei principali obiettivi sottesi alla firma di altri tre protocolli d’intesa tra il Ministero della Difesa, l’Agenzia del Demanio e i Comuni di Milano, Roma e Torino, nella Biblioteca di Palazzo Esercito a Roma.
I documenti sono stati firmati nel pomeriggio del 7 agosto 2014 dal Ministro della Difesa, Sen. Roberta Pinotti, dal Sindaco di Roma, Ignazio Marino, dal Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, dal Sindaco di Torino, Piero Fassino, e dal Direttore Generale dell’Agenzia del Demanio Stefano Scalera.
Con il solo Comune di Roma è stato sottoscritto il Protocollo d’Intesa del 7 agosto 2014.
Il 23 dicembre 2014 è stato pubblicato il Bando di concorso che si chiuderà a luglio 2015 con la proclamazione del progetto vincitore.
La gara è stata bandita da Cacca Depositi e Prestiti Investimenti SGR, che detiene anche la proprietà dell’area.
Il costo presunto di realizzazione del progetto è pari a 90 milioni di euro (iva esclusa) per le sole parti private, e non comprende la realizzazione della Città della Scienza e la sistemazione dell’area di 10 mila metri quadrati ad essa destinati.
Il concorso di progettazione è stato articolato in due fasi: la prima di candidatura con curriculum e proposta progettuale, la seconda di progettazione da parte dei sei gruppi che saranno selezionati al termine della prima fase.
La prima fase si chiuderà il 26 febbraio 2015, data ultima per la presentazione dei progetti.
Entro i 15 giorni successivi alla scadenza per la presentazione delle candidature, un numero di candidati non superiore a 6 sarà scelto dal gruppo di lavoro per partecipare alla seconda fase.
I concorrenti selezionati per il passaggio alla seconda fase dovranno elaborare poi un progetto preliminare e un modello dei futuri edifici che sorgeranno a poche centinaia di metri dall’Auditorium e dallo stadio Flaminio.
Il tutto entro il 26 giugno 2015.
Entro 15 giorni successivi alla scadenza per la consegna degli elaborati i concorrenti saranno chiamati a illustrare alla giuria i criteri e le soluzioni adottate.
E al termine dei lavori la giuria stessa renderà pubblico il progetto vincitore.
“La grande ristrutturazione dell’area delle ex caserme di via Guido Reni con la realizzazione del Museo della Scienza e di una parte di abitazioni e servizi per il quartiere – dice in una nota il sindaco Ignazio Marino – arriva ad un passaggio fondamentale come il bando internazionale.
È davvero, per qualità e dimensioni, una operazione da paragonare al Beaubourg frutto dell’impegno mio e di Roma Capitale.
Ho lavorato col ministero della Difesa e grazie anche ad una idea forte come quella del Museo della Scienza, Roma è riuscita ad avere le caserme a tempo di record e a mettere in campo gli strumenti urbanistici e progettuali, grazie anche all’impegno dell’assessore Caudo.
Ora siamo ad una svolta capace di cambiare il volto di un quadrante della città importante anche per la presenza dell’Auditorium e del Maxxi.
Quando diciamo che Roma può cambiare volto parliamo proprio di questo: della capacità di lavorare con le istituzioni, di varare progetti credibili, capaci di mobilitare risorse anche private.
Il tutto per migliorare la vita dei romani.
Il Museo della Scienza e il nuovo quartiere che sorgerà in quest’area saranno un fiore all’occhiello per la Roma del nostro immediato futuro“.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi