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Rodolfo Bosi
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Home Governo del territorio Beni culturali

Scomparso dal decreto Sblocca Italia il regolamento edilizio unico : un altro regalo ai corruttori

10/09/2014
in Beni culturali, Beni paesaggistici, edilizia, Governo del territorio, News, Piani territoriali, Urbanistica
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Articolo di Sauro Turroni pubblicato il 6 settembre 2014 sul sito www.eddyburg.it (http://www.eddyburg.it/2014/09/scomparso-dal-decreto-sblocca-italia-il.html)

 Immagine.Sauro Turroni (2)

 Sauro Turroni

(ex senatore del Gruppo Verdi – L’Ulivo)

Una norma di semplificazione, sbandierata ai 4 venti dal Presidente del Consiglio e di indubbia utilità è scomparsa dal decreto Sblocca Italia e nessuno ne sa più nulla e che avrebbe costituito una vera semplificazione, disboscando la immensa giungla di norme, codicilli, commi, regole, definizioni tutte diverse da comune a comune che rendono da una parte impossibile a cittadini, tecnici e imprese di raccapezzarsi in tale mare magnum e agli amici degli amici di lucrare perché per ragioni “vicinanza” ad uffici e livelli politici sono gli unici ad avere la “interpretazione giusta”. 

Per non parlare degli incarichi e consulenze appannaggio di coloro che scrivono tali montagne di norme e commi e ai quali poi occorre sempre rivolgersi per interpretazioni e consulenze.

I Verdi ritengono che proprio queste lobby abbiano operato perché non venga loro sottratta una immensa possibilità di guadagno, lobby che sicuramente hanno potuto contare sui sostenitori del federalismo, delle Regioni, dei sostenitori di tutti i localismi nonché delle bande di corrotti e corruttori che in tale marasma sguazzano indisturbati.

Negli ultimi anni il tema della semplificazioni nella materia edilizia, iniziata con l’introduzione della DIA, ha subito una notevole quantità di modifiche, anche in sede regionale, senza che tutte le semplificazioni introdotte abbiano saputo rispondere a diverse fondamentali esigenze volte a garantire la semplicità degli adempimenti, tempi certi per ottenere risposte dalla P.A, uniformità in tutto il territorio nazionale delle procedure, eliminare la discrezionalità e quindi ridurre gli spazi per la corruzione, disporre di norme semplici, chiare, inequivocabili, che non necessitino di “interpretazione autentica”, tutelare meglio il territorio.

Nonostante gli sportelli unici, le autocertificazioni, il silenzio assenso ecc. tutti gli sforzi compiuti non hanno portano a risultati apprezzabili, anzi ogni innovazione è stata prontamente utilizzata per aumentare gli spazi di incertezza e aumentare le complicazioni, senza che gli interessi di carattere generale quali quelli della tutela e del buon governo del territorio o della sicurezza nelle opere siano soddisfatti.  

Si è trattato di finte semplificazioni perché esse hanno cozzato con gli interessi delle diverse lobby, interessate a mantenere le posizioni di privilegio conquistate e con l’ubriacatura federalista che unita (ricordate) con l’indimenticato slogan dell’era Lunardi «padroni in casa nostra» ha creato il più imponente groviglio che si ricordi.

Ogni modifica introdotta, ogni così detta semplificazione non ha prodotto effetti positivi e ciò che aumenta sono solo le motivazioni con cui si cercano di giustificare l’abusivismo o lo spazio di discrezionalità dei ruoli di potere derivanti dalla interpretabilità delle norme, la frammentazione da luogo a luogo delle procedure e delle modalità di intervento.

Nel frattempo sono venuti meno i controlli: i pochi tecnici che restano nei comuni sono impegnati a fornire interpretazioni su norme tecniche complesse e farraginose costituite da centinaia di pagine. 

Ad esempio in Emilia Romagna, per effetto della legge urbanistica regionale vigente in un piccolo comune abbiamo 250 pagine circa di RUE, 250 pag. di POC e 250 pagine di così detto Piano Strutturale senza dimenticare che la L.R. 31 del 2002, inoltre, prevede la conformità dei progetti con la pianificazione sovraordinata (Piano Paesistico, Piano territoriale Provinciale, Piano del Parco, codice dei BBCC. ecc).

Molto si sarebbe potuto fare, ad esempio cominciando con lo stabilire che la disciplina delle autorizzazioni edilizie non è materia di competenza concorrente,  dovendo essere omogenea in tutta Italia, senza le molteplici declinazioni procedurali inventate dalle Regioni e quindi dovrebbe essere sottratta alla potestà legislativa regionale e ancor di più alla sua declinazione locale: ciò consentirebbe a imprese, tecnici e investitori di poter operare con un unico quadro normativo-regolamentare senza dover ricorrere a “esperti” locali, depositari della conoscenza degli usi e costumi dei luoghi.

Da ultimo il Governo dovrebbe emanare per tutte le regioni d’Italia un regolamento edilizio unico , con un numero ridotto all’essenziale di articoli, adottando linguaggi giuridicamente e tecnicamente chiari e in equivoci, facendo una vera opera di semplificazione.

Dopo l’annuncio abbiamo assistito invece alla scomparsa di una norma assai utile mentre sono rimaste e, rispetto alle iniziali stesure, sono peggiorate tutte le norme che riguardano il buon governo del territorio e la sua tutela, a tutto vantaggio degli speculatori immobiliari.

 

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