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Rodolfo Bosi
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Home AFFISSIONI E PUBBLICITA' DEL COMUNE DI ROMA

Se le concessioni degli impianti del riordino dovessero essere prorogate per altri 5 anni Roma continuerà a versare nello stato di degrado attuale e i responsabili saranno coloro che avranno votato questo emendamento

15/07/2014
in AFFISSIONI E PUBBLICITA' DEL COMUNE DI ROMA, cartellopoli, Impianti pubblicitari a Roma, News, Piano Regolatore degli Impianti e dei Mezzi Pubblicitari (P.R.I.P.), Servizio di bike sharing
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Immagine.Slide copertina

Il falso problema del meccanismo della “premialità” ed il tempo che vi si è voluto perdere ha fatto mettere del tutto in secondo piano un aspetto che a mio avviso è quello maggiormente critico e che è il livellamento al ribasso della miglior prospettiva.

Per causa della attenzione che in termini di “metodo” è stata distratta quasi tutta sulla “premialità” il dibattito non si è concentrato, come invece avrebbe dovuto in termini di “merito”, sulla qualità che dovrà avere il PRIP e soprattutto sulla differenza che ci dovrà essere tra la situazione di degrado totale del passato e quella di alto decoro del prossimo futuro. 

Si sta rischiando nella peggiore delle ipotesi di votare il rinnovo delle concessioni per ben altri 5 anni e nella migliore delle ipotesi di approvare un PRIP che prevede 10 lotti di cartellacci tipo anni ’70, una miriade per giunta, dei formati più disparati, punendo Roma con l’impossibilità di realizzare progetti smart city, di arredo urbano e di mobilità sostenibile a costo zero per l’Amministrazione Capitolina.   

I cittadini romani rischiano che cada loro sul collo l’approvazione di un PRIP mediocre, livellato al ribasso, adeguato soltanto (se non addirittura esclusivamente) al livello delle micro aziende in grado solo di piantare cartelloni vecchia maniera, senza la possibilità di liberare investimenti anche tecnologici che aumenterebbero per di più l’occupazione. 

Perché mai Roma si dovrebbe privare ad esempio di un servizio di Bike Sharing per 420 ciclostazioni che aiuterebbe moltissimo ad alleggerire Roma dalla morsa del traffico e che sarebbe per giunta finanziato in tal caso con appena il 6,5% degli interi 138.000 mq. di superficie pubblicitaria ? 

Il rischio che intravedo è che si vada nella direzione di impiegare tutti i 138.000 mq della superficie espositiva pubblicitaria per gare “minestrone” dove saranno inseriti un mix di impianti di affissione senza lasciare spazio non solo al Bike Sharing, ma anche all’arredo urbano finanziato dalla pubblicità, e tutto questo per salvaguardare la “tenuta” di questa maggioranza. 

Da quello che sembra infatti, almeno per ora, vi sarebbero non solo diversi consiglieri di opposizione ma anche appartenenti alla stessa maggioranza (!!!) che supportano il mantenimento della situazione attuale, spinti da alcuni micro-operatori locali che, non potendo partecipare a gare che abbiano come contropartita progetti complessi (per tecnologia o investimenti richiesti, come ad esempio il Bike Sharing, le toilets etc.) premono affinché il PRIP ed il Regolamento impediscano di fatto il lancio di questi progetti.

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Situazione attuale – Viale di Tor di Quinto (zona “A” del PRIP)

Per rendere con un esempio paradossale quel che si rischia che accada veramente, è come se riguardo al business telefonico l’Amministrazione Capitolina se ne uscisse con norme create ad hoc per impedire di utilizzare la tecnologia 3G o 4G obbligando gli operatori del settore a competere soltanto attraverso l’utilizzo di vecchie cabine telefoniche a gettone!!! (e questo solo perché alcune ditte romane non sono in grado di accedere a quella tecnologia).

L’aspetto per me più indegno (da parte di un amministratore pubblico) e quindi ancor più preoccupante della questione in termini di gestione democratica è che si sta facendo una ferrea opposizione a dei servizi di pubblica utilità che sarebbero più che utili per Roma ed i suoi cittadini ma che vengono ostacolati per avvantaggiare solo una parte degli operatori del settore, benché andrebbero ad impegnare tutt’al più (se ci calcoliamo anche una percentuale degli elementi di arredo urbano finanziati pur essi dalla pubblicità) non oltre il 10% circa dell’intero parco impianti di cui si verrà a dotare il Comune con i Piani di Localizzazione. 

Come si fa ad accettare l’idea che si preferisca prorogare il monopolio esclusivo che di fatto fino ad oggi è stato concesso a tutte le ditte pubblicitarie del riordino, mettendo in subordine e quindi calpestando gli interessi generali della città e dei suoi cittadini ?

Non ho mai visto in nessuna delle decine di realtà internazionali (ma anche italiane) che ho avuto modo di analizzare un approccio così penalizzante per la città, portato avanti dagli stessi Amministratori che, votando un PRIP siffatto per motivi più clientelari che da vero e proprio interesse pubbico, si renderebbero responsabili di un danno incalcolabile alla città.   

Da occasione unica da non perdere (quale è quella offerta dalla scadenza di tutte le concessioni del riordino alla fine di quest’anno) si cadrebbe nel flop più clamoroso e secondo me più vergognoso.

È questo il grande pericolo che a mio giudizio sta correndo Roma sul lungo termine, ossia di “castrarsi” letteralmente con le proprie mani andando ad approvare un PRIP ed un Regolamento che – anziché elevare il valore complessivo della pubblicità attraendo investimenti aggiuntivi e maggiore occupazione trainati da impianti e progetti di grande qualità ed appeal, senza togliere il “lavoro” alle ditte romane storiche che ne hanno tutti i diritti di legge – adegueranno invece il “format” soltanto a quello delle piccole ditte locali impedendo di fatto la realizzazione di progetti smart, molto più ambiziosi e moderni.

Credo che qualcuno – specie della maggioranza – debba rispondere di tutto questo, soprattutto dopo che il Sindaco Marino ha pubblicamente dichiarato di volere decoro, sicurezza, servizi e maggior gettito.

 

Dott. Arch. Rodolfo Bosi

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