L’articolo di Tomaso Montanari, pubblicato con questo titolo il 10 luglio 2015 sul blog “Articolo 9” de “La Repubblica”, spiega perché a Sesto Fiorentino, un comune di 50.000 abitanti alle porte di Firenze, sta andando in scena la crisi della post-democrazia italiana».
Nel maggio del 2014 è stata eletta sindaco Sara Biagiotti, già dimenticabile assessore al turismo del Comune di Firenze e componente del più stretto cerchio magico di Matteo Renzi.
Sara Biagiotti
Ad un anno di distanza la maggioranza dei consiglieri comunali (compresi otto del suo partito, il Pd) ha presentato una mozione di sfiducia: salvo ripensamenti e abiure, il sindaco cadrà e si andrà al commissariamento e alle elezioni.
I giornali fiorentini hanno parlato di un Renzi furente, e in effetti il Pd toscano ha subito minacciato scomuniche ed espulsioni: «Anche perché la democrazia è fatta di regole e all’interno del nostro partito comportamenti come questi sono espressamente sanzionati».
Si fa davvero fatica a comprendere: la procedura seguita dai consiglieri è perfettamente regolare, e la legittimazione democratica di un sindaco non è certo maggiore di quella dei consiglieri eletti con lui nelle stesse urne.
E usare le sanzioni di partito per coartare la libertà degli eletti dal popolo è un riflesso condizionato che appartiene al peggio del nostro passato.
Un passato che non passa: perché è sempre più evidente che si scrive Partito della Nazione ma si legge Nazione del Partito.
E dunque il punto non è chi abbia ragione e chi abbia torto nel merito, cioè chi stia facendo davvero l’interesse di tutti: il punto è l’affermazione del principio di autorità e di quello di appartenenza.
Ma la cosa veramente interessante di questa storia della provincia italiana, nonché la ragione per cui occuparsene in un blog intitolato all’articolo 9 della Costituzione, è il motivo per cui i consiglieri sfiduciano la Biagiotti.
Essi sostengono – a ragione – che la sindaco stia imponendo due infrastrutture di rilevo regionale, ma dalle ricadute pesantissime sull’ambiente e sulla salute dei cittadini di Sesto, e che lo stia facendo non perché convinta della loro bontà, ma semplicemente perché quella era la precisa missione con cui Renzi l’ha inviata a Sesto.
Un punto di vista peraltro confermato anche da parte renziana, visto che il sindaco di Firenze Dario Nardella ha appena dichiarato: «Sara non è sola. Ha tutte le istituzioni dalla sua parte – ha sottolineato – vada avanti per un progetto di sviluppo per tutta l’area metropolitana che porta occupazione e finalmente ci consente di uscire da polemiche che vanno avanti da trent’anni e da trent’anni tengono congelato il territorio».
Ebbene, queste infrastrutture sono un inceneritore di rifiuti e l’ampliamento dell’aeroporto di Firenze.
Nel primo caso, i Medici per l’Ambiente, sezione di Firenze, e Medicina Democratica di Firenze hanno chiesto di «sospendere sine die, l’iter per la costruzione dell’inceneritore di Case Passerini, nel Comune di Sesto Fiorentino perché esiste una corposa letteratura scientifica prodotta in oltre 40 anni, ribadita dallo studio Moniter del 2007 e ripresa dalla Asl 10 Firenze, in relazione a microinquinanti indicati come più pericolosi tra quelli prodotti dalla combustione dei rifiuti, quali diossine, furani, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), metalli pesanti (cadmio, arsenico, berillio, nickel) e polveri ultrafini.
La popolazione che vive e/o lavora nei pressi degli inceneritori, anche se di ultima generazione, è esposta ad una maggior incidenza di tumori, ad alterazioni degli esiti riproduttivi umani (maggior incidenza di aborti spontanei, di nati pretermine e di basso peso), a contaminazione della catena alimentare.
Dai camini vengono emesse sostanze cancerogene che sono comunque pericolose anche se a basse dosi, anche se entro i limiti di legge, anche per le future generazioni, perché epigenotossiche, cioè trasmissibili da una generazione all’altra.
Gli inceneritori producono enormi quantità di scorie, ceneri e fanghi contenenti sostanze cancerogene.
Questi rischi sono assolutamente ingiustificati in quanto esistono tecniche di gestione dei rifiuti alternative alla combustione, già ampiamente sperimentate e prive di effetti nocivi».
Il caso, annoso e complesso, dell’assurdo aeroporto di Firenze è invece perfettamente illustrato da questo articolo da Ilaria Agostini, un’urbanista dell’Università di Bologna, attiva nel laboratorio fiorentino di perUnaltracittà, un articolo riassunto nel cartello qui a fianco.
E l’inconsistenza della sguaiata risposta del regista dell’operazione aeroporto – Marco Carrai: l’alter ego di Renzi – dimostra in modo lampante la fondatezza degli argomenti della professoressa Agostini. A me pare che se, dopo un anno, la maggioranza dei consiglieri comunali ritiene che la sindaco non sia in grado di garantire l’interesse pubblico e il bene comune di Sesto Fiorentino in due casi così sensibili e importanti, quella maggioranza non solo ha il diritto, ma soprattutto ha il dovere, morale e politico, di sfiduciarla.
Perché la democrazia non è la partitocrazia.
O, almeno, non ancora del tutto.