Nel corso della seduta congiunta tra I° e IX° Commissione che si è svolta il 1 luglio 2014 ed a cui ho dedicato un apposito articolo che ne costituisce di fatto una sua verbalizzazione (https://www.rodolfobosi.it/la-commissione-commercio-ha-finalmente-votato-a-maggioranza-il-parere-sulla-normativa-tecnica-di-attuazione-del-prip-e-sulle-modifiche-ed-integrazioni-del-regolamento-di-pubblicita/#more-8335) è stata distribuita ai consiglieri presenti una copia degli 11 emendamenti al solo Regolamento di Pubblicità, che è stata poi consegnata anche a tutti i presenti, compreso il sottoscritto.
Alla conclusione del dibattito, malgrado l’invito del Presidente della I° Commissione Bilancio Alfredo Ferrari ad evitare approvazioni imposte a colpi di maggioranza, il Presidente della Commissione Commercio ha preferito non mettere in votazione il testo di ogni singolo emendamento nella ultima versione concordata, che avrebbe se non altro consentito di avere forse il consenso anche dei consiglieri di opposizione Giovanni Alemanno (costretto a votare contro) ed Enrico Stefàno (costretto ad astenersi).
A dimostrazione che i giochi erano fatti, per cui il 1° emendamento proposto dal consigliere Enrico Stefàno non poteva né doveva essere comunque accolto, malgrado diversi pareri favorevoli, Orlando Corsetti ha subordinato il “parere” favorevole della Commissione Commercio alla serie di emendamenti nella loro ultima versione che ha chiesto di approvare ad una maggioranza precostituita di 4 consiglieri.
Questo “metodo” di certo non molto trasparente mi ha indotto a dedurre che ad essere stati approvati quel giorno fossero solo gli 11 emendamenti di cui era stata consegnata copia a tutti i presenti.
Ma dall’articolo che è stato pubblicato sul Corriere della Sera del 2 luglio 2014 ho letto che saranno <<15 i piani di localizzazione ognuno per ognuno dei municipi>>, lasciando intendere che è stato approvato anche un emendamento in tale senso che non figura fra quelli di cui è stata consegnata copia il 1 luglio scorso.
Riguardo alle dichiarazioni rilasciate dal Presidente Orlando Corsetti debbo stigmatizzare l’inaccettabile modo distorto con cui si è espresso e che ha portato il giornalista a capire “fischio per fiasco” e mettere da un lato in un occhiello fra i “divieti” <<niente pubblicità per il bike sharing>> e scrivere in chiusura dell’articolo dall’altro lato che <<il nuovo regolamento conferma poi la scadenza delle concessioni (dicembre 2014), per cui l’amministrazione Alemanno aveva previsto eventuali deroghe. Le eccezioni riguardano solo gli impianti in attesa dei piani regolatori delle future gare>> con la precisazione formulata in modo del tutto distorto che <<se entro quei termini l’amministrazione non sarà in grado di partire con nuove gare, le installazioni potranno restare>>.
Per quanto riguarda il “divieto” riportato nell’occhiello, come dirò più avanti nel dettaglio, debbo far presente che l’emendamento votato in tal senso ha cancellato la possibilità di deroghe alla superficie pubblicitaria da prendere esclusivamente dentro i 138.000 mq. previsti dal PRIP e da concedere come corrispettivo per avere a costo zero un servizio di Bike Sharing: non ha quindi negato di certo la “pubblicità per il bike sharing”, come invece lascia erroneamente intendere l’occhiello dell’articolo.
Per quanto riguarda invece le “installazioni” degli impianti del riordino che “potranno restare” se entro la scadenza del 31 dicembre 2014 “l’amministrazione non sarà in grado di partire con nuove gare”, per capire bene quanto sia distorta una tale affermazione basta un confronto con la modifica del comma 9 dell’art. 34 proposta della Giunta Capitolina, secondo la quale <<gli impianti riconducibili alla procedura di riordino, già riconosciuti come validi nella Nuova Banca Dati, permangono sul territorio, nel rispetto del presente regolamento fino al 31 dicembre 2014, senza possibilità di rinnovo o di rilascio di nuove autorizzazioni e comunque non oltre l’esito delle procedure di gara conseguenti alla redazione dei piani di localizzazione>>.
Come si può bene vedere e capire, i bandi di gara e con essi l’entrata a regime potranno avere al massimo uno slittamento di pochi mesi, per cui le “installazioni” degli impianti del riordino “potranno restare” sul territorio solo perché le relative concessioni saranno state prorogate di questi pochi mesi e non certo per l’ulteriore quinquennio secondo la possibilità (e comunque non l’obbligo) prevista una tantum dal vigente Regolamento ma cancellata del tutto dalla Giunta Capitolina.
Nel dubbio di quali e quanti emendamenti il 1 luglio 2014 avesse effettivamente votato a maggioranza la Commissione Commercio, nei due giorni successivi ho telefonato alla Segreteria della Commissione Commercio che molto cortesemente nella giornata di ieri mi ha trasmesso in allegato all’indirizzo di posta elettronica orlando.corsetti@comune.roma.it un file dal titolo “emendamenti PRIP e Regolamento Pubblicità ULTIMA”, che contiene effettivamente anche il testo dei 4 emendamenti al “TESTO DELLA PROPOSTA N. 59 (PRIP)” di ognuno dei quali riporto in corrispondenza anche una mia valutazione personale di tipo soprattutto tecnico e giuridico.
1° emendamento alla normativa tecnica di attuazione del PRIP
Il testo in grassetto finale è esattamente lo stesso del 1° dei 6 emendamenti alla “normativa tecnica di attuazione” del PRIP, che il 6 marzo 2014 il Presidente Corsetti ha permesso di presentare all’Avv. Ettore Corsale a nome dell’A.I.P.E.: quel giorno il dott. Francesco Paciello ha controdedotto al suddetto emendamento facendo presente che richiederebbe una previa modifica del Regolamento di Pubblicità, di cui Orlando Corsetti non ha tenuto alcun conto.
L’emendamento proposto dall’A.I.P.E-. era stato accolto integralmente già nel seguente emendamento dato in copia da Corsetti nel corso della seduta svoltasi il 16 giugno scorso.
Non posso non far presente al riguardo quanto sia inutile e comunque pleonastico il suddetto emendamento, dal momento che va a sostituire un testo di per sé già fin troppo chiaro e tende a precisare quanto già per esclusione dice in modo altrettanto chiaro l’ultimo degli usi precedentemente elencati nello stesso 2° comma dell’art. 1 secondo il quale <<non sono disciplinati dal presente piano : …. i mezzi collocati in locali ed impianti aperti al pubblico e non visibili da strade e spazi pubblici>>: tra questi ci sono anche <<gli impianti installati su suolo ferroviario e nelle stazioni della metropolitana>>, a cui sembrano molto interessate sia l’associazione di categoria AIPE che diverse ditte tra cui “SCI” che a più riprese hanno criticato in particolare le stazioni Metro di cui l’ATAC ha affidato alla IGP Décaux la gestione di spazi che non sono comunque <<visibili da strade e spazi pubblici>>, intesi però come chiaramente “esterni”.
Il testo del suddetto emendamento, così come peraltro formulato, è oltremodo subdolo, anzitutto perché negli “spazi pubblici” ricomprende dichiaratamente anche <<gli impianti di cui all’art. 6 del Regolamento comunale>>, fra cui c’è il Bike Sharing (<<su manufatti costituenti elementi di arredo urbano, funzionali a servizi di mobilità alternativa, collocati nell’ambito della Città Storica>>), nonché la pubblicità <<sulle edicole delle rivendite di giornali e sui banchi fissi di commercio>> e <<la superficie espositiva complessiva degli impianti pubblicitari visibili dall’esterno, collocati all’interno delle aree destinate a stazioni di servizio per rifornimento di carburante e a parcheggi non ricavati nella sede stradale>>.
È in secondo luogo ancor più subdolo perché nell’ambito della dicitura “spazi pubblici” può così far rientrare anche il concetto di “spazi visibili” ancorché non da strade.
A conferma della inutilità da un lato e della tendenziosità dall’altro lato di un simile emendamento porto i due seguenti estratti dalla Tavola 1.07 della zonizzazione e tipi stradali del PRIP da cui si vede chiaramente come siano stati pianificati i mezzi pubblicitari visibili da strade e spazi pubblici quali sono a tutti gli effetti via Marsala e via Giolitti attorno alla Stazione Termini e le stazioni “Ottaviano” e “Lepanto” della Metro A in via Giulio Cesare.
area della Stazione Termini destinata a sottozona B1
Viale Giulio Cesare con le fermate della Metro A “Ottaviano” e “Lepanto”
Debbo mettere in evidenza anche che con il suddetto emendamento dell’ultima ora la Commissione Commercio ha escluso dai mezzi non disciplinati dal PRIP, cancellandone il testo che li escludeva <<i mezzi collocati su contenitori dei rifiuti solidi urbani>>, lasciando così intendere che vi si può anche fare pubblicità, se non proibita espressamente dal PRIP.
Costituisce a mio modesto giudizio un secondo valido motivo per far bocciare questo emendamento dall’Assemblea Capitolina.
2° emendamento alla normativa tecnica di attuazione del PRIP
In un approfondimento dell’ultima ora la Commissione Commercio ha concordato e poi approvato a maggioranza semplice il suddetto emendamento che è interamente nuovo rispetto a tutti quelli precedentemente sfornati e che è chiaramente finalizzato a consentire a tutti i costi l’installazione in zona A di impianti di pubblica utilità, perché aggiunge l’avverbio “comunque” e cancella ogni possibilità di collocare le stesse particolari tipologie di impianti all’interno delle zone B limitrofe.
3° emendamento alla normativa tecnica di attuazione del PRIP
Per un opportuno confronto che faccia capire come si sia arrivati a questo testo finale, riporto di seguito l’emendamento originario dato in copia da Corsetti nel corso della seduta svoltasi il 16 giugno scorso.
Come si può ben vedere dal confronto è stata cancellata la previsione di portare a 15 gli ambiti territoriali: la decisione è stata forse presa all’inizio della 1° seduta congiunta del 24 giugno 2014, quando la stava esaminando con l’Assessore Leonori e come ho già avuto modo di scrivere <<mi è stato permesso di correggere Orlando Corsetti, che mi attribuiva la paternità di quella proposta, per far presente che era stata superata dall’ultimo emendamento proposto congiuntamente anche assieme a Cittadinanzattiva, che sposta la modifica all’art. 29 della “Normativa Tecnica di Attuazione” del PRIP (relativo alla “Individuazione delle aree da sottoporre a piano di localizzazione), per evitare di far modificare gli elaborati grafici riguardanti i 7 ambiti territoriali>>.
Una tale modifica non avrebbe permesso di approvare il PRIP assieme al bilancio: la mia osservazione di quel giorno ha portato a cancellare questa parte del testo relativa a 15 ambiti territoriali.
All’inizio della seduta del 24 giugno l’assessore Leonori ha contestato a Corsetti l’espressione “equivalenza commerciale”, su cui ha chiamato in causa anche il dott. Francesco Paciello, per arrivare a concordare di modificare il testo parlando di “contenuto omogeneo” dei Piani di Localizzazione: come si può ben vedere è stata modificata l’espressione “equivalenza commerciale” in “omogeneità commerciale”.
A mio modesto giudizio va modificata l’espressione “10 lotti corrispondenti ad altrettanti circuiti”, perché con il termine non meglio definito di “circuiti” si può intendere tutto ed il contrario di tutto (il servizio di Bike Sharing o un servizio di elementi di arredo urbano sono circuiti ?): sarebbe più che opportuno precisare invece che i 10 lotti riguarderanno sicuramente tutti e tre i possibili utilizzi del parco impianti di cui si doterà il Comune con i Piani di Localizzazione e che sono:
- servizi di pubblica utilità, finalizzati alla realizzazione di una mobilità alternativa;
- elementi di arredo urbano di pubblica utilità, contenenti in via accessoria superficie pubblicitaria o riferiti ad impianti collegati al finanziamento dei medesimi elementi di arredo urbano come servizi di pubblica utilità;
- impianti per affissione diretta, pubblicità esterna.
4° emendamento alla normativa tecnica di attuazione del PRIP
È stato accolto l’emendamento proposto congiuntamente da VAS, Basta Cartelloni-Francesco Fiori e Cittadinanzattiva, già approvato dalla Commissione Commercio il 21 marzo 2014, ma inizialmente recepito impropriamente all’art. 19 della normativa tecnica di attuazione del PRIP.
Proseguo la stessa mia valutazione di tipo tecnico e giuridico anche con ognuno degli 11 emendamenti al Regolamento di Pubblicità votati a maggioranza semplice alla fine della 2° seduta congiunta del 1 luglio 2014.
1° emendamento al Regolamento di Pubblicità
In un approfondimento dell’ultima ora la Commissione Commercio ha concordato e poi approvato a maggioranza semplice anche il suddetto emendamento che è interamente nuovo rispetto a tutti quelli precedentemente sfornati.
Vengono esclusi dalla determinazione della superficie massima espositiva dei mezzi pubblicitari” (cioè dai 138.000 mq. previsti dal PRIP) i <<contenitori dei rifiuti solidi urbani>>.
Non si capisce se in questo caso la Commissione Commercio sia andata completamente in confusione, per stanchezza o per altro, in ciò spinta anche dal testo della proposta n. 61 che è stato riportato a fianco in modo sbagliato,. perché è esattamente il testo attualmente vigente, mentre la proposta della Giunta Capitolina prevede testualmente per lo stesso comma 1 dell’art. 6 di <<sostituire le parole “contenitori dei rifiuti solidi urbani” con le parole “contenitori della raccolta differenziata” e sostituire le parole “cabine di trasformazione elettrica” con le parole “cabine a armadi per servizi di pubblica utilità”>>.
Non è certo questo un buon biglietto da visita con cui la Commissione Commercio ha inteso “sindacare” anche dove non ce ne era alcun bisogno.
2° emendamento al Regolamento di Pubblicità
Si tratta dello stesso emendamento dato in copia da Corsetti nel corso della seduta svoltasi il 16 giugno scorso: è finalizzato a non consentire deroghe in nessuna parte della città per dare una ulteriore superficie pubblicitaria, oltre i 138.000 mq. previsti dal PRIP, soprattutto per il Bike Sharing, che quindi dovrà essere caso finanziato a costo zero per il Comune assicurando come corrispettivo una certa quantità di superficie pubblicitaria presa esclusivamente da una parte dei 138.000 mq. previsti dal PRIP.
Rispetto al testo originario del 1° emendamento sfornato il 16 giugno scorso, l’ultimo emendamento ha aggiunto il termine <<e/o>> per differenziare volutamente da una parte i <<manufatti costituenti elementi di arredo urbano>> e dall’altra i manufatti <<funzionali a servizi di mobilità alternativa>> vale a dire di Bike Sharing.
Come dimostrerò nello specifico più avanti, l’emendamento non rappresenta una bocciatura vera e propria della proposta di modifica della Giunta Capitolina, che vuole estendere la deroga non solo alla Città Storica di P.R.G., ma anche <<alle zonizzazioni dei piani di cui ai successivi artt. 19 e 20>>, perché si è raggiunta una mediazione dopo che l’Assessore ha specificato che la deroga non riguardava nella maniera più assoluta un “regalo” al servizio di Bike Sharing.
Ma nella la parte bocciata del testo della Giunta Capitolina c’è anche la possibilità di collocare nell’ambito della Città Storica elementi di arredo urbano funzionali al servizio di Bike Sharig <<anche distanti non oltre 100 mt. dalla postazione di noleggio bici>>, che è a mio giudizio un modo di finanziamento del servizio di Bike Sharing alternativo alla preclusione della pubblicità di stampo classico tanto nel centro storico quanto nella città storica, sul modello di Parigi a cui il Sindaco di Roma ha detto di volersi ispirare.
Nel modo in cui è stata peraltro formulata la modifica, si lascia intendere che al di fuori della città storica e quindi nel resto della città a distanza di “non oltre 100 metri dalla postazione di noleggio di bici” possono essere installati impianti pubblicitari di stampo classico nelle posizioni che saranno state individuate dai Piani di Localizzazione.
Si tratta quindi di rivedere un testo meno equivoco in entrambi i casi ormai nel dibattito che si svolgerà in aula Giulio Cesare.
3° emendamento al Regolamento di Pubblicità
Si tratta dello stesso emendamento dato in copia da Corsetti nel corso della seduta svoltasi il 16 giugno scorso: sul suo contenuto c’è da eccepire anzitutto che cosa si intende per <<progetti specifici>> così come proposti dalla Giunta Capitolina, che l’emendamento della Commissione Commercio ha fatto diventare <<appositi progetti>>, sottoponendoli per di più <<all’approvazione dell’Assemblea Capitolina>>.
In termini giuridici tutti i “piani attuativi” vengono approvati dalla Giunta Capitolina, senza che su di essi possa metter bocca ancora l’Assemblea Capitolina, avendo già approvato a monte i piani generali che li autorizzano: tali sono ad esempio i Piani di Localizzazione, che infatti ai sensi dell’art. 32 della normativa tecnica di attuazione del PRIP sono adottati ed approvati dalla Giunta Capitolina.
Per analogia, se il servizio di Bike Sharing viene finanziato con la superficie pubblicitaria quantificata anche in numero di impianti individuati sul territorio dai Piani di Localizzazione, allora i <<progetti specifici>> redatti per assicurare un tale servizio alla città debbono essere parimenti approvati soltanto dalla Giunta Capitolina e non essere sottoposti anche alla approvazione dell’Assemblea Capitolina: diversamente, se con l’espressione <<progetti speciali>> utilizzata molto spesso anche dall’Assessore Leonori si vuole intendere che non si tratta pur sempre di <<piani attuativi>> finanziati con la pubblicità degli impianti individuati dai Piani di Localizzazione, ma di qualcosa di completamente diverso ed a sé stante, allora a mio giudizio si è completamente in confusione o peggio ancora si sta puntando a non far mai decollare un servizio di mobilità alternativa alla morsa del traffico che attanaglia Roma ed interessa tutti i cittadini romani, per coprire interessi di pochi o comunque di una lobby che non può e non deve più ostacolare quelli che sono interessi pubblici.
Sempre in sede di dibattito sul PRIP che si svolgerà in aula Giulio Cesare si tratterà quindi di sciogliere tutti i suddetti nodi e soprattutto gli equivoci su cui qualcuno sta pericolosamente giocando sul filo del rasoio.
Un modo per uscirne è anzitutto stabilire la natura dei progetti sia per un servizio di Bike Sharing che per un servizio di elementi di arredo urbano, lasciando entrambi chiaramente collegati ai Piani di Localizzazione che sono e rimangono piani attuativi, dando però in termini giuridici all’Assemblea Capitolina la facoltà non di approvare lei questi <<appositi progetti>>, ma di esprimere su di essi un “parere” al pari di quello che verrà richiesto ai Consigli dei 15 Municipi sui Piani di Localizzazione una volta adottati, con l’obbligo per la Giunta capitolina di controdedurre ad entrambi le fattispecie di “pareri”.
Dare invece all’Assemblea Capitolina il “diritto” (che a mio giudizio non c’è) di approvare i futuri progetti sia di Bike Sharing che di elementi di arredo urbano rappresenta a mio giudizio un “trappolone” finalizzato ad escludere dai bandi di gara entrambi i servizi o quanto meno per ritardarli sine die, non assicurandoli mai alla città, per favorire sfacciatamente la lobby delle sole ditte pubblicitarie romane, riservando per esclusione ad esse tutti e 10 i lotti.
4° emendamento al Regolamento di Pubblicità
In un approfondimento dell’ultima ora la Commissione Commercio ha concordato e poi approvato a maggioranza semplice anche il suddetto emendamento che è interamente nuovo rispetto a tutti quelli precedentemente sfornati e che è scaturito dal “distinguo” determinato dall’Assessore Leonori dopo che – come ho già detto precedentemente – ha chiarito che le deroghe non riguardavano nella maniera più assoluta un “regalo” al servizio di Bike Sharing, ma erano riservate esclusivamente a “progetti” diversi (tra cui la “pellicolazione”), più o meno come specificati nell’emendamento.
5° emendamento al Regolamento di Pubblicità
Anche questo emendamento è completamento nuovo rispetto a quelli precedentemente sfornati ed è finalizzato a precisare, oltre che a puntualizzare che al posto del “Comune” è meglio parlare di “Roma Capitale”, che dovranno essere stipulate <<nel rispetto dei criteri e delle modalità previsti dalla normativa tecnica di attuazione>> del PRIP le convenzioni relative a:
- “edicole e ai chioschi all’interno dei mercati rionali ed agli impianti che siano collocati all’interno ovvero sul perimetro anche esterno dei mercati rionali”;
- “paline e pensiline del servizio di trasporto pubblico locale urbano ed extraurbano”;
- “cabine di trasformazione elettrica”.
In modo di certo non coerente con il 1° emendamento all’art. 1 della normativa tecnica di attuazione del PRIP che vuole applicare le “regole” del PRIP per <<gli impianti installati su suolo ferroviario e nelle stazioni della metropolitana>>, è stato invece qui eliminato “l’interno delle stazioni della metropolitana”, oltre che i “contenitori dei rifiuti dei solidi urbani”.
In termini di “metodo”, oltre che di “merito”, fra le principali “modalità” del PRIP ci sono gli 8 tipi stradali con i rispettivi “indici di affollamento” che non vedo come si possano applicare all’interno di spazi come quelli dei mercati rionali che non hanno di certo strade.
6° emendamento al Regolamento di Pubblicità
Anche questo emendamento è completamento nuovo rispetto a quelli precedentemente sfornati ed è finalizzato a precisare gigionescamente che la troppo generica “Amministrazione” che approva è la “Assemblea Capitolina”.
7° emendamento al Regolamento di Pubblicità
Anche questo emendamento è completamento nuovo rispetto a quelli precedentemente sfornati ed è finalizzato a precisare pignolescamente che il territorio “comunale” di Roma è “capitolino” ed a specificare che i futuri 10 lotti dovranno ricomprendere <<impianti ricadenti proporzionalmente in tutti i municipi, a garanzia di una omogeneità commerciale ed economica complessiva>>.
È stata voluta ribadire <<l’omogeneità commerciale ed economica dei lotti>> del 3° emendamento alla normativa tecnica di attuazione del PRIP.
8° emendamento al Regolamento di Pubblicità
Si tratta del più importante emendamento completamento nuovo rispetto a quelli precedentemente sfornati, che riguarda l’infuocato tema di una “premialità” da riconoscere a tutti i costi alle ditte romane del “riordino” che si sono comportate bene.
Per capire bene come si sia arrivati alla fine a questo testo è opportuno ricordare che si era partiti dal 71% dei 138.000 mq. da riservare fuori gara alle cosiddette ditte “virtuose” del riordino (proposto dalla “SCI” il 14 marzo 2014), per scendere poi al 30% sempre fuori gara da riservare sempre alle ditte “virtuose” del riordino (ipotizzato da Corsetti il 16 giugno 2014) e risalire in seguito al 50% sempre fuori gara da riservare sempre alle ditte “virtuose” del riordino (proposto da Bordoni ed Alemanno il 26 giugno 2014) e ridiscendere alla fine al 15% dei 138.000 mq. da riservare stavolta all’interno di un bando di gara sempre alle ditte “virtuose” del riordino (proposto da Franco Marino il 26 giugno 2014 ed approvato dalla maggioranza di centro-sinistra in seno alla Commissione Commercio).
Nella 2° seduta congiunta che si è svolta il 1 luglio 2014 il Presidente della Commissione Commercio ha testualmente dichiarato: <<Tutti gli emendamenti di oggi sono stati “testati” dalla nostra Avvocatura Comunale. Ad esempio abbiamo dovuto rinunciare all’emendamento che riservava il 15% alle ditte cosiddette “virtuose”>>.
Il testo ultimo concordato con l’Avv. Baroni della Avvocatura Comunale è articolato in due parti: la prima è finalizzata a tutelarsi dalle multinazionali, che potrebbero aggiudicarsi tutte le gare e da cui ci si è garantiti con la condizione che <<uno stesso soggetto giuridico>> non può aggiudicarsi più di due lotti <<da assegnare secondo l’ordine di scelta indicato dall’operatore in sede di partecipazione di gara>>: se non ho capito male il senso di questa ultima clausola, si sta ipotizzando che lo <<stesso soggetto giuridico>> suddetto si possa aggiudicare anche tutti e 10 i lotti di gara, indicando anticipatamente prima ancora di gareggiare i due che vorrebbe che gli si assegnassero in caso di vittoria.
La seconda parte del testo è la versione ultima “mediata” a cui si è dovuta piegare alla fine di forza la maggioranza di centro-sinistra in seno alla Commissione Commercio rispetto a tutti i precedenti emendamenti sfornati in totale difformità della Direttiva 2004/18/CE e del D.Lgs. n. 163/2006 che l’ha recepita.
Con la formulazione macchinosa oltre che fumosa del testo di questa seconda parte è stato soppiantato il precedente emendamento sotto riportato, concordato sempre con l’Avv. Baroni dell’Avvocatura Comunale che era stato inserito pericolosamente ad integrazione della modifica proposta dalla Giunta Capitolina al comma 9 dell’art. 34 del Regolamento, che rischiava di essere quanto meno contraddetta riguardo alla scadenza improrogabile del 31 dicembre 2014.
Del suddetto emendamento il Presidente Orlando Corsetti ha voluto rilasciare al quotidiano La Repubblica del 2 luglio 2014 la seguente dichiarazione: <<Abbiamo inserito la volontà politica di dare un riconoscimento a tutte quelle aziende che in tutti questi ultimi anni hanno operato a Roma nella regolarità: pur nel rispetto dei bandi vogliamo trovare delle modalità per riservare una parte degli spazi a chi è stato sempre in regola con i pagamenti e a chi non ha mai installato impianti abusivi>>.
Come si può ben vedere, la giornalista Giulia Cerasi ha commentato la dichiarazione di Orlando Corsetti nel modo seguente: <<Il come è tutto da decidere: le ipotesi dei consiglieri è di riservare il 20-30 per cento dei bandi di gara per i dieci lotti in cui verrà suddivisa la capitale alle società virtuose >>.
Appare di tutta evidenza che i citati “consiglieri” sono quelli del centro-sinistra in seno alla Commissione Commercio capitanata da Orlando Corsetti, che sembra aver dimenticato subito di avere ammesso di aver <<dovuto rinunciare all’emendamento che riservava il 15% alle ditte cosiddette “virtuose”, in ciò evidentemente convinto di essere del tutto fuorilegge dalla Avvocatura Comunale di cui se ne frega ora altamente rilanciando addirittura al 20-30% una ipotesi che se approvata farebbe cadere l’intero impianto su cui poggia il PRIP.
La dichiarazione di Corsetti al quotidiano “La Repubblica” tradisce quanto meno la sua ostinata e cocciuta volontà di intraprendente una strada al di fuori della normativa vigente in materia, rispetto alla quale Filippo Guardascione di “Basta Cartelloni-Francesco Fiori ha detto a chiare note che se il Consiglio Comunale dovesse approvare un Regolamento del genere <<faremo ricorso al TAR e alla Commissione europea>> per evidente violazione della Direttiva 2004/18/CE.
Ma la dichiarazione di Corsetti al quotidiano “La Repubblica” lascia soprattutto capire che questo emendamento è stato accettato e non “subìto”, perché rimanda l’affilamento delle armi al dibattito che inizierà di qui a breve in aula Giulio Cesare e che non punterà sfacciatamente all’illegalità, perché la lobby delle ditte romane del riordino tenterà di far approvare formalmente il PRIP da una parte, ma di far bocciare dall’Assemblea Capitolina (in modo bipartisan) la modifica del comma 9 dell’art. 34 sulla improrogabilità della scadenza del 31 dicembre 2014, per far approvare al suo posto una proroga delle concessioni degli impianti del riordino quanto meno per altri 5 anni, lasciando in piedi per tutto questo tempo il fango degli impianti che Roma si ritrova e facendo slittare l’entrata a regime con i bandi di gara che dovranno rilasciare le nuove autorizzazioni a partire dal 1 gennaio del 2020 se non addirittura al 1 gennaio del 2025.
UNA EVENTUALITÀ DEL GENERE È FATTIBILE SIA IN TERMINI “POLITICI” CHE IN TERMINI “GIURIDICI”, MA COMPORTEREBBE QUANTO MENO LE DIMISSIONI DELL’ASSESSORE LEONORI SE NON DELLA STESSA GIUNTA DI MARINO, PERCHÉ VERREBBE DI FATTO SFIDUCIATA DALLA ASSEMBLEA CAPITOLINA CHE LA DOVREBBE INVECE APPOGGIARE.
Se questo dovesse malauguratamente avvenire, sarebbe imputabile soprattutto se non esclusivamente alla maggioranza di questa “maggioranza” di centro-sinistra formata dal Partito Democratico che dovrebbe essere il primo a sostenere la Giunta del Sindaco Marino.
9° emendamento al Regolamento di Pubblicità
Nell’approfondimento dell’ultima ora la Commissione Commercio ha concordato e poi approvato a maggioranza semplice anche il suddetto emendamento che è interamente nuovo rispetto a tutti quelli precedentemente sfornati e che riformula la proposta della Giunta Capitolina in un inaccettabile modo “sibillino”, perché sotto la clausola della avvenuta installazione di <<impianti non autorizzati nell’ultimo quinquennio>>, utilizzata malamente per prima dalla stessa Giunta, verrebbero ad essere sanati ad esempio tutti gli impianti pubblicitari autorizzati del riordino, che sono stati ricollocati in posizioni illecite, grazie a dichiarazioni mendaci dei rappresentanti legali delle ditte proprietarie, con allegate false asseverazioni, entrambe non controllate a dovere dagli Uffici.
Si tratta anche qui di riformulare opportunamente il testo in sede di dibattito in aula Giulio Cesare, senza concedere nessuna “scappatoia” o peggio che mai “sanatoria”: l’unico modo per ottenerlo è approvare l’emendamento da me proposto e fatto proprio dal consigliere Enrico Stefàno che l’ha presentato il 1 luglio 2014 senza che sia stato poi votato.
10° emendamento al Regolamento di Pubblicità
Si tratta dello stesso emendamento dato in copia da Corsetti nel corso della seduta svoltasi il 16 giugno scorso, che è stato però completamente stravolto nel significato, come si può ben vedere dal confronto con il testo originario di seguito riportato.
A parte la solita pignoleria di precisare che il “Consiglio Comunale” deve essere ora chiamato “Assemblea capitolina” e che il territorio “comunale” è bene chiamarlo campanilisticamente “capitolino”, il testo originario dell’emendamento sfornato il 16 giugno scorso manteneva l’obbligo per il PRIP di suddividere il territorio in <<massimo dieci sottozone>>, eliminando da queste la <<zona a traffico limitato>> ed aggiungendo invece la <<garanzia di un’omogeneità commerciale ed economica complessiva>>, ribadita ossessivamente per la 3° volta (quasi fosse un chiodo fisso in testa).
La versione finale del testo sfornata ed approvata il 1 luglio del 2014 si è “inventata” non più di suddividere il territorio in 10 sottozone ma di individuare massimo <<dieci circuiti, corrispondenti ad altrettanti lotti di gara>> che interessino (secondo lo stesso testo attualmente vigente) in modo equilibrato le diverse “aree omogenee” e tipologie stradali di cui alal’rt. 20, comma 1, lett. A e B, con l’aggiunta della precisazione <<che ricomprendano impianti ricadenti proporzionalmente in tutti i municipi, a garanzia di un’omogeneità commerciale ed economica complessiva>> e che il PRIP può essere approvato anche <<per singoli circuiti>>.
In una inammissibile ignoranza e confusione tra cosa è la “pianificazione” (fatta di zone e sottozone) e cosa sia la gestione degli impianti individuati dai Piani di Localizzazione tramite “lotti di gara” (per i quali si può parlare caso mai di “circuiti”) i consiglieri della maggioranza di centro-sinistra in seno alla Commissione Commercio non si sono minimamente accorti (anche perché non sono state loro messe in visione le 14 tavole del PRIP di “zonizzazione e tipi stradali” e non certo di “circuiti”) di avere stravolto non solo la pianificazione fatta da “Aequa Roma“ che ha suddiviso il territorio in zone “A” e zone “B” con le rispettive sottozone B1, B2 e B3, ma anche la possibilità di approvare in questo modo il PRIP con il bilancio, perché si dovrebbero rifare tutte le tavole per costringere per giunta “Aequa Roma” a fare quella che non è più nemmeno l’ombra di una pianificazione, pretendendo da essa addirittura un compito che non è nemmeno il suo, perché non può spettare di certo a lei individuare massimo <<dieci circuiti, corrispondenti ad altrettanti lotti di gara >>.
Si tratta in definitiva di un emendamento che la stessa Commissione Commercio dovrebbe avere il pudore di ritirare prima che inizi il dibattito in aula.
11° emendamento al Regolamento di Pubblicità
Si tratta dello stesso emendamento dato in copia da Corsetti nel corso della seduta svoltasi il 16 giugno scorso, che tradisce una volta di più l’ignoranza della maggioranza di centro-sinistra in seno alla Commissione Commercio a cui evidentemente non sono serviti a nulla più di 6 mesi di confronto sul PRIP.
Se non si parla più di <<area demaniale ferroviaria>> che è disciplinata dalla una apposita legge nazionale che la riguarda e che le assicura la gestione, ma solo di <<area demaniale>>, i sigg.ri consiglieri che hanno anche approvato un tale emendamento dovrebbero sapere (la legge non ammette ignoranza, soprattutto da chi è un amministratore pubblico che è tenuto a conoscere le norme) che il “demanio” può essere statale, regionale, provinciale e comunale e che il “demanio del Comune di Roma” è costituto dal suolo pubblico su cui sono installati gli impianti pubblicitari (per i quali l’art. 7 del Regolamento disciplina le procedure per il rilascio delle autorizzazioni) e che il PRIP è chiamato a pianificare assieme anche al suolo privato comunque non demaniale (rispetto al quale l’art. 8 del Regolamento disciplina le procedure per il rilascio delle autorizzazioni).
Ne deriva non solo che il comma 3, se non riferito espressamente al demanio ferroviario, non ha più motivo di esserci, ma anche che – oltre ad essere lapalisiano che gli impianti pubblicitari che vi risultano installati debbono essere conformi non tanto ai “criteri” del PRIP quanto alle “prescrizioni” dettate dalla sua normativa tecnica di attuazione (altra inammissibile ignoranza).
Ne deriva ancor più che questi impianti non <<dovranno essere determinati [?] mediante appositi progetti approvati dall’Assemblea Capitolina>>, ma dovranno caso mai essere individuati semplicemente dai Piani di Localizzazione approvati dalla Giunta Capitolina quali semplici piani di attuazione del PRIP.
Si tratta anche qui in definitiva di un emendamento che la stessa Commissione Commercio dovrebbe avere il pudore di ritirare prima che inizi il dibattito in aula.
Mi è giunta voce che ai “pareri” espressi dai Municipi siano state già predisposte ed approvate le controdeduzioni da parte della Giunta Capitolina, per cui ci si aspetta che forse già dalla prossima settimana tutto il materiale (PRIP licenziato dalla Giunta, “pareri” dei 15 Municipi e controdeduzioni) verrà trasmesso in aula Giulio Cesare per essere sottoposto (assieme al “parere” espresso dalla Commissione Commercio) all’esame ed alla approvazione definitiva da parte dell’Assemblea Capitolina.
Staremo a vedere quali emendamenti proposti soprattutto dai consigli dei Municipi I, XIII e XV la Giunta Capitolina avrà esattamente accolto.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi