(ANSA del 4 settembre 2015, ore 15,52) di Ilenia Bertoni
Più del vento, l’acqua ‘mangia’ enormi quantità di suolo.
In Europa ogni anno vengono persi 970 milioni di tonnellate di terreno (circa 600 milioni di metri cubi), quanto un’area profonda un metro della grandezza di Berlino.
Ed è tanto grave se si pensa che ci vogliono cento anni affinché se ne formi solo un centimetro.
L’Italia è il Paese più ‘divorato’ con 8,46 tonnellate per ettaro perse, seguita da Slovenia (7,43) e Austria (7,19).
Lo sostiene uno studio del Joint research centre della Commissione Ue e che sarà pubblicato a dicembre su Environmental Science & Policy.
L’Europa perde in media 2,46 tonnellate di suolo per ettaro ogni anno, soprattutto da terreni più vulnerabili come quelli agricoli (68,3%) a fronte di un tasso di formazione del suolo che si ferma invece a meno di 1,4.
Poiché la perdita di terreno si ripercuote su ecosistemi, produzione alimentare, acqua potabile, stock di carbonio e biodiversità, l’Ue ritiene necessarie misure di protezione, come una gestione più sostenibile del territorio, e ha messo questo problema al centro della sua agenda ambientale.
Gli autori dello studio raccomandano che misure di protezione si concentrino sul 24% del suolo europeo che perde in media due tonnellate per ettaro.
L’erosione da parte dell’acqua, spiegano i ricercatori, è legata a diversi fattori, tra cui precipitazioni, tipologia del terreno e uso e gestione del territorio da parte dell’uomo.
Il mix tra piogge e ripidi pendii è naturalmente la causa peggiore ma lo studio sottolinea come una minaccia forte arrivi dai terreni agricoli: le terre coltivate, con un tasso di erosione pari a 3,24 tonnellate per ettaro, rappresentano il 68,3% delle perdite totali di suolo; nelle aree ricoperte dalle foreste, al contrario, si verifica meno dell’1% dell’erosione.
La mano dell’uomo, quindi, con pratiche agricole e tecniche di coltura inadeguate e deforestazione, contribuisce a spazzar via terreno.
Lo studio sottolinea come alcune scelte di Bruxelles per un’agricoltura più sostenibile (ad esempio le norme relative al mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali o la Politica agricola comune) abbiano ridotto la percentuale di perdita del suolo del 9,5% nel complesso e del 20% per le terre coltivabili.
Nonostante l’impegno messo in atto, però, ancor oggi 4 milioni di ettari di terre coltivate hanno tassi insostenibili di perdita del suolo (più di 5 tonnellate per ettaro).
Secondo le stime, la perdita del suolo per erosione idrica dovrebbe diminuire dal 2050, ma – avverte lo studio – senza una gestione più sostenibile del territorio questa previsione potrebbe non realizzarsi, soprattutto alla luce delle pressioni per aumentare le coltivazioni per la produzione di cibo e biocarburanti e per l’aumento atteso dell’erosività dalle piogge (+10-15% entro il 2050) legato ai cambiamenti del clima.