Con la Legge n. 257 del 27 marzo 1992 sono state dettate le “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto”.
“Sono tremila le scuole che contengono ancora amianto. E, a 22 anni dalla legge che lo ha messo al bando, è inammissibile.
La bonifica dell’amianto dall’Italia è un’emergenza che riguarda edifici pubblici, luoghi di lavoro e soprattutto le scuole.
Considerato il tempo di latenza della malattia, bisogna intervenire al più presto e garantire lo smaltimento più efficace che deve assolutamente prevedere l’utilizzo di una filiera corta”.
Sono le parole del deputato del Movimento 5 Stelle Alberto Zolezzi della Commissione Ambiente della Camera, durante la conferenza stampa che si è svolta il 24 aprile 2014 con l’Osservatorio nazionale amianto (ONA) presso la Sala Stampa della Camera.
Alberto Zolezzi
Tema questo che si innesta con la nuova legge sui delitti ambientali approvata alla Camera e ora al Senato: “È fondamentale che la contraffazione ambientale diventi reato penale. Perché lo smaltimento illecito è un business miliardario e questo è l’unico mezzo per disincentivarlo”.
Una strage ‘silenziosa’ che provoca 5.000 morti all’anno, e che è ancora lontana dall’esser risolta.
Questa è l’Italia che porta ancora nel suo bagaglio quasi 40 milioni di tonnellate di amianto, custodite tra l’altro anche in circa 3.000 scuole.
In Italia ci sono infatti, sparse su tutto il territorio, oltre 34 milioni di tonnellate di amianto compatto e altri 3 milioni friabile.
Secondo Legambiente le stime parlano di oltre 34.148 siti ancora da bonificare.
“Come Movimento 5 Stelle abbiamo depositato una proposta di legge a prima firma D’Incà e, vista la difficoltà di calendarizzazione, l’abbiamo aggiornata con una risoluzione ad hoc”.
Il 13 luglio 2013 l’On. Salvatore D’Incà (M5S) ha presentato la Proposta di legge C 1366 firmata da altri 30 deputati del Movimento 5 Stelle, concernente “Disposizioni per il recepimento della direttiva 2009/148/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con un’esposizione all’amianto durante il lavoro, per la bonifica dell’amianto e dei materiali contenenti amianto nei locali pubblici o aperti al pubblico, per la progressiva sostituzione dei materiali in amianto con altri prodotti di uso equivalente, nonché in materia di eguaglianza nell’accesso ai benefìci previdenziali per i lavoratori esposti all’amianto”.
Federico D’Incà
Con gli attuali ritmi di dismissione, per bonificare l’Italia dall’amianto ci vorranno almeno altri 85 anni: un ritardo gravissimo che compromette la salute dell’ambiente e la nostra.
Su questo tema scontiamo anni di silenzio ma per non generare panico servono informazione, trasparenza e azioni concrete tese ad arginare il problema, ed è per questo che l’ONA (Osservatorio nazionale Amianto presieduto dall’avvocato Ezio Bonanni) ha elaborato un piano nazionale amianto alternativo a quello del Governo, che è stato presentato il 24 aprile presso la Camera dei Deputati unitamente al Movimento 5 Stelle.: il piano nazionale già operativo si avvale dei dipartimenti creati dalla Onlus (che conta 10mila iscritti) su tutto il territorio.
“Abbiamo ereditato il piano dell’allora ministro Balduzzi – ha dichiarato il presidente dell’Ona Ezio Bonanni – che non è esecutivo, perché bocciato dalle Regioni. Per questo abbiamo approntato un piano alternativo che si avvale di un sito internet (www.guardianazionaleamianto.it, che a partire dal 1° maggio avrà il diverso indirizzo www.onaguardianazionaleamianto.it) per la realizzazione della mappatura dell’amianto presente in Italia, con la collaborazione dei cittadini”.
Ezio Bonanni
“I nostri esperti saranno a disposizione gratuitamente di tutti i cittadini, anche senza l’obbligo di iscriversi all’associazione e forniremo anche assistenza sanitaria”, ha precisato Bonanni.
È intervenuto anche Fabio Desilvestri, quale socio onorario Ona, anche se è candidato alle Europee con il M5S per designazione dei cittadini, il quale ha illustrato le modalità con le quali l’Ona intende favorire l’utilizzo dei fondi strutturali europei per i progetti di bonifica e decontaminazione dell’amianto.
Fabio Desilvestri
“L’Italia – ha dichiarato Zolezzi – non ha utilizzato i fondi strutturali europei per l’amianto, pur potendo, come invece hanno efficacemente fatto altri paesi europei come la Francia”.
Non fa sconti il solierese Andrea Rossi, commissario del Comitato Ona di Carpi.
Andrea Rossi
E la nostra città non sfugge alla tendenza generale: “la strada da fare anche a livello locale è in salita. Occorre un piano strutturale di bonifica, ad oggi non predisposto, dal momento che il censimento dell’amianto nelle strutture pubbliche non è ancora completo e non ne esiste uno per quelle private”. In città, al tema dei manufatti in cemento/amianto si aggiunge, come è noto, anche quello della presenza dell’agente cancerogeno nella rete idrica. Ona ha appena depositato un’interrogazione parlamentare tesa a “spezzare la cortina di silenzio che avvolge la pericolosità dell’amianto, contribuendo a sollevare il dibattito e a migliorare la situazione”.
Al centro, del documento, “la legittimità della sperimentazione sulla rete idrica” che AIMAG sta per adottare (con il beneplacito dell’Ausl) per arginare la presenza di fibre di amianto nell’acqua, ovvero l’immissione nella più vecchia delle due tubature principali dell’acquedotto (una risalente al 1959 e una al 1972) di una sostanza alimentare costituita da monofosfato di sodio e zinco la quale dovrebbe favorire il processo di formazione di una pellicola di idrossicarbonato di zinco sulle pareti interne dei tubi, impedendo così il contatto fra acqua ed eternit.
Una sperimentazione, la cui efficacia, come ha sottolineato lo stesso ideatore del progetto, dottor Italo Melchiorre, è tutta da dimostrare.
“Un provvedimento non condivisibile – continua il commissario – perché quando c’è di mezzo la salute occorre applicare il principio di precauzione. E allora perché perdere tempo? Il formulato proposto da Aimag costa relativamente poco (circa 15mila euro per sei mesi di sperimentazione) ma l’unica soluzione è quella di sostituire le tubature in amianto con altre che non lo contengono”.
Mirco Arletti, presidente di Aimag, ha più volte ribadito che il rifacimento dei 218 chilometri di tubature in cemento-amianto presenti in città (circa il 45% del totale), costerebbe circa 60 milioni di euro, una spesa non sostenibile nell’immediato senza aumentare le bollette dei cittadini.
Mirco Arletti
“E chi lo dice che i carpigiani non sarebbero disposti a ripagarsi la rete idrica in cambio di maggiori sicurezza e salubrità?” domanda provocatoriamente Rossi.
“Una rete che, tra l’altro, non perderebbe più 2 milioni di metri cubi d’acqua ogni anno”.
Difficile, precisa ancora Andrea Rossi, capire cosa abbia provocato la dispersione di fibre di amianto nelle tubature ma mi domando se, a Carpi, i nostri amministratori abbiano “fatto tutto il necessario per evitare tale fenomeno, recependo i principi della legge del 1996 che invita gli enti a sfruttare ogni occasione possibile (come le rotture del manto stradale per rimettere mano alla rete fognaria o alla posa di fibre ottiche…) per sostituire tratti di rete in eternit, ottimizzando così le risorse”.
La pericolosità dell’ingestione di fibre di amianto è estremamente dibattuta, ma sono numerosi i medici che invitano alla prudenza e alla “potenziale correlazione con lo sviluppo di patologie tumorali” (ndr dottoressa Fiorella Belpoggi, dottor Vito Totire e professor Giancarlo Ugazio, componente del comitato tecnico-scientifico di Ona).
Fiorella Belpoggi
Vito Totire
Giancarlo Ugazio
“Per il principio di precauzione – conclude Andrea Rossi – si deve fare in modo che le fibre di amianto non inquinino in alcun modo l’acqua. L’obiettivo di Ona non è allarmare, bensì prevenire situazioni di pericolo. Sia questo concreto o soltanto potenziale. Per tale motivo riteniamo opportuno e doveroso evitare ogni forma di ingestione di fibre di amianto, in modo che non contaminino l’organismo umano”.
Intanto Ona, congiuntamente al Movimento 5 stelle, ha presentato una proposta di legge per agevolare la dismissione di manufatti in amianto, portando gli incentivi statali dal 65 al 72% e introdurre l’obbligatorietà della bonifica, a prescindere dalle condizioni di deterioramento del cemento/amianto.
Vedremo se in un quadro di silenzioso semi immobilismo, qualcosa si muoverà.
Per il bene nostro e delle giovani generazioni affinché non si ritrovino a fare i conti con un ambiente sempre più deturpato e pericoloso per la loro salute.