Articolo di Mariachiara Giacosa e Diego Longhin pubblicato con questo titolo il 30 ottobre 2014 su “La Repubblica”.
Costi impazziti per il tunnel della Torino- Lione.
n una manciata di anni la spesa prevista per l’Italia è passata da 2,9 miliardi a 7,7 miliardi.
A spanne è il 165 per cento in più.
Fino a ieri nei documenti del governo la cifra è sempre stata sotto i 3 miliardi, come è indicato nel progetto definitivo della Tav all’esame del Cipe.
A scoprire l’impennata dei costi è stato il vicepresidente della Commissione Trasporti di Palazzo Madama, Stefano Esposito (Pd), che ha chiesto un’audizione urgente dei vertici di Ferrovie e del ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi.
Stefano Esposito
«Se le cifre sono queste io chiedo al governo di sospendere i lavori, rinunciare all’opera e pagare le penali alla Francia», dice Esposito, da sempre in prima linea a favore della Torino-Lione, posizione che gli è costata minacce di morte.
L’11 novembre i dirigenti di Rfi verranno ascoltati dalla commissione e dovranno spiegare perché nel contratto di programma firmato ad agosto con il ministero e inserito nel decreto «Sblocca-Italia » il costo della Tav è cresciuto in questo modo.
Alla base dell’aumento ci sarebbe un “tasso di inflazione”, composto anche da oneri finanziari e imprevisti, del 3,5 per cento che l’Italia ha deciso di applicare all’opera.
In Francia è dello 0,07, cinquanta volte meno.
Non solo.
Nella stima non sarebbe conteggiato il contributo dell’Unione Europea che è già fissato al 30 per cento e che potrebbe salire al 40.
Una decisione che Italia e Francia danno per scontate e che più volte è stata ventilata da Bruxelles, ma che sarà presa a fine febbraio.
«Siamo all’assurdo — aggiunge Esposito — il 3,5 per cento è un tasso da usura.
La Bei presta i soldi agli Stati allo 0,5 per cento.
Vorrei capire cosa si nasconde dietro queste cifre.
Le Ferrovie lavorano a favore o contro l’alta velocità?».