Articolo di Elisa Lorenzini pubblicato il 3 dicembre 2014 su “Il Corriere del Veneto” con questolo ed il seguente sottotitolo: «Spunta il piano Nai Global, ondata di proteste. Scognamiglio:”accelerare”».
Elisa Lorenzini
Venezia. Negozi di maison di design e moda, con showroom e annessi laboratori di produzione nell’Arsenale sud, vicino alla Biennale.
Appartamenti in social housing nella parte ovest, cantieri per yacht di lusso oltre i venti metri a est e a nord abitazioni collettive e strutture ricettive pensate per studenti, ricercatori, lavoratori dell’Arsenale.
E poi contenitori culturali, un centro eventi per ospitare concerti e spettacoli, una corte del gusto dedicata a locali e ristoranti.
Quattro fasi di interventi, per 237 milioni di euro.
Così Nai Global società internazionale, specializzata in attività finanziarie e immobiliari e che fa capo a Island Capital Group, ha disegnato un piano per l’Arsenale da usare come test di mercato.
Quanti e quali privati sarebbero disposti a investire se queste fossero le attività previste?
Un lavoro iniziato lo scorso maggio quando l’Ufficio Arsenale ha commissionato lo studio tramite affidamento diretto a Nai Global.
I risultati sono stati presentati ieri alla Tesa 105 durante l’incontro di «Partecipa Arsenale» organizzato dal Comune e hanno scatenato un mare di proteste: sul metodo (come e perché è stata scelta questa società) e sul merito (il tipo di attività), tanto più che nell’ora precedente, ai tavoli di discussione si parlava di ospitare il Centro unico delle maree (Luigi Alberotanza, presidente del Centro Maree) di un polo rappresentativo della ricerca (Pierpaolo Campostrini, Corila).
Giovanni Smaldone, chairman di Nay Italy ha spiegato tutt’altro di fronte ai 150 cittadini.
«Il progetto va sviluppato in quattro fasi. Una prima di infrastrutturazione per creare la rete e rendere la zona accessibile. Una seconda dove si insediano le attività nella parte nord. Una terza con l’arrivo di attività di cantieristica negli ex bacini Actv, social housing e di industria creativa. E la quarta con laboratori artigiani di ricerca e esercizi commerciali a sud».
Secondo Nai Global ci sono già 50 brand internazionali ma ancora non presenti in Italia disposti a insediarsi all’Arsenale nella zona dei negozi e dei laboratori.
Tra i candidati ci sarebbe anche Diesel [una multinazionale dell’abbigliamento con sede generale in Italia, nell’area ex Moto Laverda a Breganze (VI), con punti vendita in tutto il mondo. Ndr.].
L’incarico a Nai Global termina oggi, la palla torna al Comune quando vorrà partire con le gare pubbliche.
Il percorso non sarà facile, almeno a giudicare dai commenti di ieri: il progetto presentato da Nai non è piaciuto al Forum Futuro Arsenale.
«Prima va pensato un progetto unitario sull’area — dice secco Stefano Boato — e solo dopo vanno cercati gli investitori».
E il portavoce Roberto Falcone: «Siamo perplessi, noi abbiamo idee completamente diverse, chiediamo che sia preservata l’unitarietà dell’area mentre così non lo è. Avevamo intuito questo progetto già durante a maggio, quando sono stati invitati immobiliaristi».
Neppure la Municipalità sapeva nulla.
Il vicepresidente Giorgio Tommasi chiede perché «lo studio è stato affidato a questo soggetto e non ad altri?»
E aggiunge: «Questo vuol dire che non è un progetto partecipativo, ma già fatto da altri».
Più duro Pasquale Ventrice, presidente del Centro studi Arsenale: «Un pessimo, inadatto, non credo che 50 brand internazionali possano convivere con la Biennale e con il Consorzio Venezia nuova, come si può dirlo senza fare un tavolo di concertazione?».
Ventrice ha una sua idea: all’Arsenale possono sopravvivere solo le tecnoscienze.
Replica Federica Di Piazza dell’Utfp «Parlare di un piano finanziario è fondamentale, i costi fanno parte di un progetto. Privato non è sinonimo di speculazione se il pubblico è forte».
Gli spazi a disposizione del pubblico potrebbero allargarsi ancora.
Marina Dragotto, direttore dell’Ufficio Arsenale, ha detto ieri il Comune è in una fase «di trattativa avanzata per riportare alla città i bacini medi ma anche gli edifici attigui, come la mensa».
Cioè una parte degli spazi oggi del Consorzio.
«Noi abbiamo sempre dato la nostra disponibilità», dice Hermes Redi direttore del Consorzio.
All’incontro ha partecipato anche il sub commissario Michele Scognamiglio che preme sull’acceleratore: «Se perdiamo tempo ora, non perdiamo solo 4 o 5 mesi ma molto di più perché con la gestione commissariale è più facile concludere percorsi tecnici come questo».
Michele Scognamiglio
L’intenzione è di approvare il documento direttore entro dicembre, dopo un incontro con le categorie.