(ANSA del 4 luglio 2015, ore 18:21) – Singolare protesta di Greenpeace in tutta Italia contro la ricerca e l’estrazione di idrocarburi nei mari che circondano la penisola.
Partono oggi da 23 città i pullman turistici della “Renzi PetrolTour” con destinazione, appunto, i mari del Belpaese, “petrolizzati” dal governo.
Con il premier – spiega l’associazione in una nota – uomo solo al volante, “che invita gli italiani a salire a bordo per andare ad ammirare le nostre coste punteggiate di trivelle, ascoltare le esplosioni degli air gun, fotografare le piattaforme di estrazione al tramonto, farsi ammaliare dal luccichio delle chiazze di greggio a pelo d’acqua“.
Da Milano a Palermo, da Roma a Bari, da Genova a Napoli, i volontari di Greenpeace hanno animato le piazze italiane con grandi sagome colorate a forma di pullman, con il brand di un immaginifico tour operator: “Renzi PetrolTour”.
Ai passanti, i contestatori hanno distribuito un volantino simile a un dépliant turistico, con cui “Renzi in persona invita gli italiani a scoprire le ‘nuove meraviglie’ del Mediterraneo disseminato di trivelle e trasformato in una sorta di Texas marino“.
Il mare “che conosciamo e amiamo, uno dei beni più preziosi per l’Italia, rischia di essere sfigurato per poche gocce di oro nero che giacciono sotto i suoi fondali: quantità marginali per i consumi del Paese ma occasione di profitto per una manciata di aziende“, dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.
Greenpeace ricorda che fra il 3 e il 12 giugno il Ministero dell’Ambiente ha autorizzato “ben undici progetti di prospezione di idrocarburi in mare con la tecnica dell’air gun”.
Nove di questi riguardano i mari pugliesi, ma l’area concessa ai petrolieri copre tutto l’Adriatico e parte significativa dello Ionio.
Nelle settimane precedenti era stata la volta delle acque abruzzesi: grazie ai decreti già emanati, nei prossimi mesi, a pochissimi chilometri al largo della “Costa dei Trabocchi”, potrebbero essere realizzati un nuovo pozzo di ricerca e fino a dieci nuovi pozzi di estrazione.
L’attacco al mare prosegue poi nel Canale di Sicilia, dove stanno per sorgere due nuove piattaforme e dove sono state autorizzate altre prospezioni con gli air gun.