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Rodolfo Bosi
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Home Archivi

Trivelle offshore: la Corte Costituzionale da ragione alle Regioni

19/07/2017
in Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Con la sentenza 170, pubblicata il 12 luglio, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il comma 7 e il comma 10 dell’articolo 38 del Decreto legge 133 – il cosiddetto Sblocca Italia fortemente voluto dall’allora presidente del consiglio Matteo Renzi – dando così ragione alle Regioni che avevano presentato ricorso, sulla spinta della mobilitazione di numerosi comitati ed associazioni che colgono, quindi, a distanza di alcuni anni, un meritato successo.

Lo ha annunciato oggi il sottosegretario alla residenza della Regione Abruzzo, Mario Mazzocca.

Il Coordinamento No Triv spiega che «la Corte Costituzionale ha accolto in parte i ricorsi presentati dalle Regioni Abruzzo, Veneto, Puglia, Marche e Lombardia contro lo “Sblocca Italia” (d.l. 133 del 12 settembre 2014 poi convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164) sulla spinta della mobilitazione di numerosi comitati ed associazioni che colgono, quindi, a distanza di alcuni anni, un meritato successo.

Sono dunque illegittime le disposizioni contenute nel comma 7 e nel comma 10 dell’art.38 del decreto. Il comma 7 riguarda le modalità di conferimento del titolo concessorio unico e le modalità di esercizio delle attività in tema di idrocarburi, previste dal Disciplinare-tipo del 24 marzo 2015; secondo la Corte ” … incide dunque sulla materia di competenza concorrente «produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia», cui ricondurre le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi sulla terraferma”. Il comma 10 consente al MISE di autorizzare progetti sperimentali di ricerca e coltivazione di idrocarburi per un periodo fino a cinque anni in zone di mare dentro le 12 miglia, di concerto con il Ministero dell’Ambiente e dopo aver acquisito il parere, non vincolante delle Regioni».

La Consulta ha quindi stabilito che, trattandosi di materia concorrente, non è competenza esclusiva dello Stato – senza alcun coinvolgimento delle Regioni – emanare il “Disciplinare tipo per il rilascio e l’esercizio dei titoli minerari per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale” contenuto nel decreto del ministero dello sviluppo economico del 7 dicembre 2016.

Mazzocca è convinto che la sentenza «riapre ora una partita che il governo considerava chiusa, con un provvedimento che toglieva alle Regioni, e con esse alle comunità locali, ogni possibilità di intervento sulle politiche energetiche.

ll governo considerava chiusa, con un provvedimento che toglieva alle Regioni, e con esse alle comunità locali, ogni possibilità di intervento sulle politiche energetiche».

Anche su questo si tenne il referendum sulle trivelle fatto fallire dall’astensionismo fortemente incoraggiato da una martellante compagna minimizzatrice del governo Renzi e delle compagnie petrolifere.

In una dichiarazione congiunta, la presidente del Consiglio regionale della Campania, Rosa D’Amelio, e il presidente della Commissione ambiente, Gennaro Oliviero, sottolineano: «Siamo soddisfatti perché la Corte Costituzionale sulla questione delle trivelle ha sancito l’autonomia dei territori e il ruolo delle Regioni che non possono essere espropriate su decisioni così importanti.
La sentenza della Corte ha chiaramente indicato che l’estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi sia un tema in cui debba rientrare anche la competenza regionale, così come noi chiedevamo. 

Con le altre Regioni abbiamo presentato un ricorso, rivendicando la partecipazione dei territori alle decisioni che riguardano alcuni temi come quello ambientale, dove devono ridiventare protagonisti gli enti locali come i Comuni interessati.

E non a caso occorreva porre rimedio al depotenziamento del ruolo delle Regioni e degli enti locali proprio in sede di approvazione del piano delle aree per le attività di ricerca e di estrazione degli idrocarburi, tenuto conto che il bacino idrografico dell’appennino campano poteva essere nel lungo periodo seriamente compromesso.

La sentenza ha per questo una valenza molto forte affinché si possa tutelare allo stesso tempo l’ambiente e la partecipazione dei territori in scelte delicate di politica energetica».

Il Coordinamento nazionale NO Triv fa notare alle Regioni che «la sentenza del 12 luglio contiene elementi che, se opportunamente sfruttati, potrebbero disinnescare anche il nuovo e contestatissimo Disciplinare-tipo pubblicato dal Mise il 3 aprile scorso, che oggi regolamenta il rilascio dei titolo per la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi.

Infatti, anche nell’iter di approvazione del nuovo Disciplinare-tipo Governo e Mise non hanno coinvolto le Regioni che invece avrebbero dovuto rilasciare l’Intesa.

Per le Regioni si profila dunque la concreta opportunità di neutralizzare il Disciplinare-tipo: per ottenere questo importante risultato sarebbe sufficiente che anche una Regione soltanto decidesse di impugnarlo entro il 1 agosto con un ricorso straordinario dinanzi al Capo dello Stato.

In più di una occasione il Coordinamento Nazionale No Triv ha evidenziato gli elementi di illegittimità del Disciplinare-tipo: indebolimento del potere delle Regioni in materia di rilascio di titoli autorizzativi; possibilità per le compagnie di apportare modifiche al programma dei lavori di concessioni già ricevute o prorogate, per l’intera durata di vita utile del giacimento fino al recupero di tutte le riserve accertate; quindi la possibilità di installare nuove ulteriori piattaforme nel mare continentale».

I No Triv ricordano che «finora hanno impugnato il Disciplinare-tipo le sole Regioni Veneto ed Abruzzo. Si confida che possano integrare i ricorsi già depositati tenendo conto degli importanti elementi contenuti nel dispositivo della Corte.

In verità, è risultato finora molto strano ed anche privo di logica ed incoerente che le altre Regioni, soprattutto quelle che più si sono esposte nella contrapposizione al Governo in occasione del Referendum No Triv e del Referendum Costituzionale, non abbiano seguito l’esempio del Veneto e dell’Abruzzo.

Quali enti esponenziali delle comunità locali, le Regioni nascono ed esistono per dare voce ai territori; le loro prerogative costituzionali, difese strenuamente anche dal movimento No Triv in occasione del Referendum costituzionale, sono state ancora una volta, con il nuovo Disciplinare-tipo, violate dal Governo.

In quale altra occasione le Regioni dovrebbero agire se non entro il 1° agosto?»

(Articolo pubblicato con questo titolo il 18 luglio 2017 sul sito online “greenreport.it”)

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