Shell ha annunciato l’abbandono della ricerca di idrocarburi nell’Artico, dopo aver perforato un pozzo e trovato petrolio e gas in quantità non sufficienti.
Commentando la decisione di Shell, Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International, dichiara che “oggi è un gran giorno per l’Artico. Questa è un’enorme vittoria per milioni di persone che si sono opposte ai piani di Shell [vedi https://www.rodolfobosi.it/artico-star-e-ambientalisti-contro-trivelle/], e nello stesso momento è un disastro per le altre compagnie petrolifere che hanno interessi in quella regione. Shell ha scommesso pesantemente sulle trivellazioni nell’Artico e oggi ha rimediato una sonora sconfitta, sia in termini di costi che di reputazione pubblica – rileva Naidoo – Quello del colosso petrolifero anglo-olandese era diventato il progetto petrolifero più controverso al mondo: ora Shell torna a casa a mani vuote“.
Greenpeace chiede al presidente degli Stati Uniti Barack Obama – che di recente si è recato in Alaska per parlare di cambiamenti climatici [vedi https://www.rodolfobosi.it/obama-tagliare-gas-serra-al-piu-presto-o-sara-fine-del-mondo/]– “di cogliere la palla al balzo e cancellare ogni altro futuro progetto di trivellazione nell’area. Rendere l’Artico un’area off-limits per le compagnie petrolifere potrebbe essere un’opportunità unica per proteggere in modo permanente la regione. Se vogliamo contrastare con serietà i cambiamenti climatici, dobbiamo rivoluzionare totalmente il nostro modo di pensare. E trivellare nell’Artico non è compatibile con questo cambio di visione“, continua Naidoo.
La campagna di Greenpeace per salvare l’Artico continuerà ora “con maggiore passione e con più forza. Chiediamo l’istituzione di un santuario nelle acque internazionali attorno al Polo Nord, e dopo le notizie di oggi speriamo che questo nostro obiettivo sia più vicino“, conclude.
(ANSA del 29 settembre 2015, ore 11:26)