Il 2015 è stato proclamato Anno Internazionale del Suolo.
L’ente incaricato per l’attuazione di tutti i progetti legati a questo importante evento è la FAO, l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite, che dovrà operare in stretta collaborazione con tutti i Governi che hanno sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite.
L’anno internazionale mira ad aumentare la consapevolezza e la comprensione sull’importanza del suolo per la sicurezza alimentare e a diffondere quelle che sono le funzioni essenziali degli ecosistemi.
Gli obiettivi specifici che i Paesi intendono raggiungere sono:
- Aumentare la piena consapevolezza tra la società e i decision makers civili circa la profonda importanza del suolo per la vita umana.
- Educare il pubblico sull’importantissimo ruolo che il terreno gioca per la sicurezza alimentare.
- Sostenere le politiche e le azioni efficaci per la gestione e la protezione delle risorse del suolo sostenibile.
- Promuovere gli investimenti in attività di gestione del suolo sostenibili per sviluppare e mantenere i terreni sani.
- Rafforzare le iniziative in relazione al processo di SDG (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) e l’agenda post-2015.
In tale ottica Vandana Shiva, che è tra i fondatori dell’Internationale Forum on Globalisation, ed Ilaria Agostini, che insegna urbanistica all’Università di Bologna, hanno scritto l’articolo che con questo titolo il 23 gennaio 2015 è stato pubblicato sull’edizione di Firenze del quotidiano “La Repubblica”.
Sull’esempio della Germania e di altri paesi europei, la nuova legge urbanistica toscana 65/2014 (Norme per il governo del territorio), prima in Italia, impedisce ogni ulteriore consumo di suolo agricolo: è una legge ecologista, informata all’etica della terra, che oppone resistenza all’economia globalizzata delle multinazionali.
Oggi, 2015, nell’anno internazionale del Suolo, la legge è bloccata, impugnata dal governo Renzi in nome della libera concorrenza: ostacolando la costruzione di ipermercati fuori dalle aree urbanizzate, contravverrebbe alla libertà di mercato.
Ma bloccare una legge che tutela terra e suolo non è solo una violazione del territorio e dei suoi caratteri peculiari.
È una violazione del tessuto democratico: Roma eccede i limiti della sua giurisdizione e sovverte i diritti della Regione garantiti dalla Costituzione.
È una violazione dell’economia locale e regionale basata sulla qualità, non sulle “merci-spazzatura” commerciate globalmente che distruggono l’occupazione nelle produzioni locali.
È una violazione profonda della bellezza che è stata coltivata per secoli e che continua ad essere coltivata con la 65/2014; il mondo viene in Toscana non per i suoi malls, ma per la cura che è stata dedicata alla terra e al paesaggio.
Il suolo è la vita e ne è alla base, ma la civiltà industriale lo ha seppellito sia nelle menti che nel mondo reale, poiché è basata sull’arroganza dell’indipendenza dalla natura, e sull’illusione che a maggiore conquista, dominio e distruzione della natura corrisponda maggiore “sviluppo”.
L’anno del Suolo costituisce, per l’Umanità, l’occasione per correggere i danni di cinque secoli di pensiero coloniale sul suolo extra-europeo come terra nullius, e di un centinaio di anni di agricoltura industriale basata su fertilizzanti chimici che distruggono suolo e società, espellendo le popolazioni rurali dalla terra e deportandole negli slums.
Oggi almeno la metà della popolazione mondiale vive in città e l’inurbamento pare inarrestabile.
L’urbanizzazione incontrollata, formidabile dissipatrice di energie, è incapace di far fronte ai cambiamenti climatici e ne è anzi tra le cause.
È perciò essenziale un cambio di paradigma economico: l’economia circolare, che chiude i cicli senza produrre rifiuti, deve sostituire l’economia lineare industriale.
In quest’ottica, la base agroalimentare urbana è ancorata alla bioregione, e l’autoproduzione si attua negli orti intramuros e nei parchi agricoli sull’esempio di Milano Sud, e del previsto parco della Piana (FI-PO); il ripopolamento e la riconfigurazione dell’habitat rurale garantisce l’accesso delle popolazioni contadine ai servizi e ai vantaggi dell’urbanità, e incrementa la formazione di cultura autonoma.
Il modello gandhiano policentrico si profila come soluzione allo sprawl: una costellazione di centri medio-piccoli, autonomi e interdipendenti, riduce i consumi dovuti agli spostamenti metropolitani; la vicinanza dei gangli politici aumenta la partecipazione democratica; la limitatezza del fronte urbanizzato favorisce l’osmosi tra città e campagna.
È necessario un nuovo patto col pianeta e col suolo.
Un patto che riconosca che noi siamo il suolo, che proveniamo dal suolo, che da esso siamo nutriti.
Questa è la nuova rinascita, è la consapevolezza che il suolo è vivo e che prendersene cura è il lavoro più importante svolto dai contadini.
Dalla cura del pianeta, obbiettivo primario, discende il cibo buono e nutriente, da suoli sani.
Quando sarà riconosciuto il ruolo fondamentale dei contadini nella salute umana e nella fertilità dei suoli, l’agricoltura cesserà di essere terra di conquista da parte di industrializzazione e urbanizzazione.
I contadini, remunerati per il loro ruolo ecologico e sociale, rimarranno sulla terra e non si trasferiranno come profughi nelle aree urbane.
Un nuovo equilibrio tra città e campagna scaturirà dal nuovo patto con il suolo.