il manifesto 12 novembre 2024
Il governo accelera sulle intese per devolvere almeno qualche competenza al Veneto, prima che sulla legge sull’autonomia differenziata piombino due pronunciamenti della Corte costituzionale.
Il ministero degli Affari Regionali ha infatti tenuta ieri una ulteriore riunione con le delegazioni della regioni Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria sulla devoluzione delle materie cosiddette non-Lep (in particolare la Protezione civile) proprio alla vigilia dell’udienza della Consulta sul ricorso per conflitto di attribuzione sollevato da quattro Regioni (Puglia, Sardegna, Toscana, Campania) contro la legge Calderoli che, a loro giudizio, lederebbe le loro prerogative costituzionali.
Come se non bastasse una accelerazione viene impressa anche al Comitato Cassese, chiamato a definire i Lep (Livelli essenziali di prestazione), senza che siano condivisi al suo interno i criteri di riferimento.
Il dialogo tra governo e territori prosegue, esaminiamo le richieste in materia di protezione civile. Andremo avanti a ritmo costante Il ministro Calderoli
Nell’udienza pubblica della Corte costituzionale, oggi il giudice relatore Giovanni Pitruzzella illustrerà i motivi delle impugnazioni presentate dalle quattro regioni.
La legge Calderoli ha due pilastri, entrambe contestati a vario titolo da Campania, Puglia, Toscana e Sardegna.
Il primo pilastro (i primi due articoli) consiste nelle procedure per giungere alle intese per devolvere alle regioni le competenze legislative sulle 23 materie previste dall’articolo 117 della Costituzione.
La Carta all’articolo 116, dopo l’infelice riforma del 2001, prevede sì tale devoluzione, ma solo di «forme e condizioni particolari» di autonomia; la legge voluta dalla Lega prevede invece la possibilità di devolvere tutte e 23 le materie, senza necessità che la regione richiedente spieghi i motivi della sua richiesta di autonomia su quelle materie.
A questo punto, ha obiettato la Sardegna, che differenza c’è tra una regione a statuto ordinario ed una a statuto speciale?
Anzi, queste ultime avranno meno poteri legislativi di quelle a cui saranno devolute tutte e 23 le materie o almeno un numero elevato di esse.
Il secondo pilastro della legge Calderoli (gli articoli 3 e 4) concerne la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) ai fini della devoluzione di materie alle regioni.
Il provvedimento prevede che vi siano materie (in tutto 14) per le quali occorre determinare i Lep prima di poter avviare un’intesa che le devolva; per le restanti materie il governo può procedere subito alle intese.
Orbene anche qui viene contestato innanzi tutto l’identificazione di sole 14 materie per i quali occorre definire i Lep, e in secondo luogo le modalità normative con cui si arriva a decidere questi Livelli di prestazione.
Per comprendere le obiezioni è utile citare l’argomento esposto dal presidente della Regione Calabria, il forzista Roberto Occhiuto, che pure non ha impugnato la legge per ragioni politiche.
Se si devolve al Veneto il commercio estero, materia su cui non sono previsti i Lep, le altre regioni a statuto ordinario potrebbero vedere danneggiati i propri prodotti.
La “disinvoltura” nella devoluzione delle materie non Lep viene contestata dalle quattro regioni ricorrenti.
Così come sul banco degli imputati, su cui deve pronunciarsi la Consulta, vi è lo strumento normativo per approvare i Lep.
La legge di Bilancio del 2023 ha istituito una Commissione tecnica con questo compito, guidata da Sabino Cassese; le sue decisioni finiranno in alcuni decreti legislativi che il governo varerà e porterà in parlamento – lo stabilisce la Legge Calderoli – il quale può solo proporre modifiche, non imporle, come avviene per tutti i decreti legislativi.
In questo quadro il Comitato Cassese ha deciso di accelerare con nuove riunioni plenarie il 29 novembre e il 12 dicembre, nonostante diversi suoi membri contestino il modo con cui si procede.
Il professor Vincenzo Tondi della Mura, ad esempio, domenica in un articolo sul Nuovo Quotidiano di Puglia, è nuovamente tornato a criticare il fatto che il Comitato proceda senza avere prima definito i criteri con cui stabilire i Lep, e ha stigmatizzato la volontà di «concludere i lavori in tutta fretta» senza attendere la decisione della Corte costituzionale sull’ammissibilità dei referendum sulla legge Calderoli, attesa a gennaio.
(Articolo di Kaspar Hauser, pubblicato con questo titolo il 12 novembre 2024 sul sito online del quotidiano “il manifesto”)