L’ex cinema Metropolitan a via del Corso
A breve la Regione Lazio approverà una legge sulla semplificazione urbanistica, all’interno della quale è presente una parte dedicata alla trasformazione delle sale cinematografiche dismesse.
A Roma sono circa 40 quelle rimaste vuote e con la nuova normativa i proprietari, finora fermi al palo, potranno aumentare la superficie dedicata ad attività commerciali in fase di riconversione.
RomaToday, partendo dalla situazione dell’ex Metropolitan di via del Corso, ha deciso di interpellare Romolo Guasco, direttore di Confcommercio Roma, che si schiera a favore della proposta di legge regionale, seppur ponendo dei freni: “Non possiamo certo trasformare tutte le sale chiuse in fast food“.
Direttore, con la nuova legge realtà come l’ex Metropolitan si trasformeranno.
Si sta sbloccando qualcosa a Roma?
“Noi siamo vicini alla proprietà anche in sede giudiziaria.
La giunta Raggi l’aveva quasi inaugurato, poi se lo sono rimangiato.
C’è anche un discorso di certezza del diritto da valutare.
È un esempio classico di come un Paese non deve trattare chi investe.
Il progetto della proprietà prevede il mantenimento di una sala, poi c’è una parte commerciale, una composizione di spazi decisa insieme all’amministrazione in un luogo dove i servizi devono essere inevitabilmente di qualità“.
Quindi è d’accordo con la nuova legge che verrà approvata a breve?
“Come Confcommercio, insieme all’Anec, abbiamo valutato il testo e lo condividiamo largamente.
Anzi, crediamo che sia un intervento necessario, anche un po’ tardivo.
Ci sono decine di strutture ormai chiuse da decenni, e la ripresa delle sale cinematografiche è improbabile, in questo momento storico.
Il fatto che questi luoghi siano abbandonati comporta un impoverimento delle proprietà, ma anche e soprattutto una situazione di degrado in diverse strade molto importanti dal punto di vista commerciale.
Lei pensi il danno d’immagine del San Giacomo, l’ex ospedale, tanto per fare un esempio che non c’entra con i cinema.
Non si possono lasciare strutture del genere nelle aree di shopping, magari anche ritrovo degli sbandati“.
L’importante, però, è che soprattutto in centro non diventi l’ennesima occasione per vedere negozi di paccottiglie e ristoranti, è d’accordo?
“Ovviamente spero che gli interventi sappiano unire varie funzioni e che l’elaborazione dei progetti permetta investimenti di qualità.
I luoghi di degrado devono diventare luoghi di attrazione, con boutique, supermercati di livello, magari un parcheggio.
Il mio, sia chiaro, non è un attacco al cinema.
Ma dobbiamo renderci conto che non possono essere beni assistiti dalle casse statali.
Poi, se Stato e Regione volessero pensare a incentivi per nuove aperture, è un altro film.
Ma se vogliamo la città dei 15 minuti, la città dei servizi, allora questa è l’occasione per aprire nuovi servizi nei quartieri“.
Ultimamente un fondo straniero ha comprato 9 sale, tra cui l’Adriano.
Che ne pensa?
“Non entriamo nei meccanismi di mercato, non diamo valutazioni.
Se arrivano investitori stranieri a Roma, ben vengano.
Succede nell’alberghiero, nel commercio e anche in questo tipo di strutture.
Ovviamente anche loro dovranno rispettare le regole.
Per me sono tutti imprenditori importanti che devono essere messi nelle condizioni migliori di investire.
Sul cinema c’è un blocco di questi investimenti, questi signori evidentemente hanno pensato che qualcosa si smuoverà“.
Però c’è chi è allarmato perché il rischio di una “desertificazione culturale” è alto.
O no?
“Anche noi siamo preoccupati della desertificazione, stiamo facendo un lavoro importante sulle botteghe storiche per esempio, sulla loro conoscenza e valorizzazione.
È legittimo preoccuparsi, ma non può significare bloccare decine di strutture vuote e abbandonate, non può voler dire che tutti i cinema devono sopravvivere sulle tasche dei contribuenti.
Non possiamo immaginare che questo possa prescindere da un dato di mercato.
Forse stiamo difendendo cinema in quartieri residenziali dove ci si va molto meno.
Diverso è nei quartieri nuovi, più periferici magari fuori dal Raccordo, dove ci sarebbe bisogno di aprire sale cinematografiche.
Questa idea che ci debba essere il cinema sotto casa raffinato da 100 posti non mi convince tanto“.
Quindi non è d’accordo con chi grida allo scandalo?
“Per me la cosa importante è che queste zone, con strutture degradate, si rivitalizzino.
Bisogna premiare gli investimenti commerciali di qualità.
Fast food?
Beh, magari no.
Ma le amministrazioni hanno tutti i poteri per imporre dei paletti, per fare degli accordi, dei protocolli.
Questi fenomeni, se si vuole, si possono governare“.
(Articolo di Valerio Valeri, pubblicato con questo titolo il 31 gennaio 2025 sul sito online “Roma Today”)