L’ex sindaca Virginia Raggi e il sindaco Roberto Gualtieri si affacciano al balcone sui Fori Imperiali durante il passaggio di consegne. Immagine di repertorio
Il termovalorizzatore di Roma, voluto dal sindaco Gualtieri nell’area di Santa Palomba, arriva al Tar.
Secondo i ricorrenti violerebbe la normativa europea, e in parallelo il decreto che ha nominato il primo cittadino commissario per il Giubileo con poteri straordinari sul fronte rifiuti presenterebbe delle irregolarità.
La sentenza è attesa entro 45 giorni.
“Questa mattina – hanno fatto sapere, in una nota, i ricorrenti al Tar del Lazio contro il termovalorizzatore – si è tenuta l’udienza di merito dei cinque ricorsi sull’inceneritore, due dei quali patrocinati dai legali Claudio Tamburini e Marco Rossi, insieme ai rappresentanti dei ricorrenti: il sindaco Massimiliano Borelli per il Comune di Albano, il Forum Ambientalista, che rappresenta le associazioni del territorio riunite nella Rete Tutela Roma Sud (composta da una decine di comitati tra cui Italia Nostra e Legambiente) e le aziende agricole.
I ricorrenti sono preoccupati per il perdurare dell’emergenza, provocata dalla disorganizzazione dell’Ama e da una deresponsabilizzazione collettiva, che vede conferire nei cassonetti stradali qualsiasi cosa, dai materassi all’eternit, e rischia di aggravarsi con l’inceneritore, che farà credere ai cittadini che la differenziata sia inutile perché ‘tanto bruciano tutto’“.
Le ragioni dei ricorrenti
“L’inceneritore – spiegano ancora – vicino o lontano che sia, non risolve il problema rifiuti, che va affrontato adesso e non nel 2026, estendendo le pratiche virtuose della raccolta differenziata porta a porta, se necessario anche con il supporto dell’esercito, dotando la città di impianti di recupero materia coerenti con il Piano rifiuti regionale, e riorganizzando radicalmente l’Ama, con il supporto di aziende innovative e moderne.
L’incompatibilità del cronoprogramma con l’emergenza rifiuti e soprattutto con l’evento Giubileo, utilizzato per giustificare i poteri speciali del Commissario, è infatti una delle motivazioni del ricorso dibattute oggi in aula“.
Per i ricorrenti “sono state inoltre evidenziate le violazioni della normativa europea relativa alla valutazione ambientale, in base alla quale il Commissario avrebbe dovuto prendere in considerazione più soluzioni alternative per scegliere la migliore, analisi totalmente assente nel Piano Rifiuti di Roma, che addirittura non localizza il termovalorizzatore per impedire le osservazioni dei cittadini, nonostante fosse già deciso.
Il ricorso può salvare la città di Roma da un errore gravissimo, che rischia di giustificare l’inciviltà della mancata raccolta differenziata e rovinare un territorio di pregio per sempre, che ha adottato un modello di gestione dei rifiuti improntato alla vera economia circolare, avviando a riciclo fino all’80% degli scarti.
Desta preoccupazione anche il sistema dei controlli per gli inceneritori esistenti, l’ultimo caso è quello di Livorno dove ancora una volta è la cittadinanza attiva a costringere le istituzioni competenti a effettuare controlli, che puntualmente fanno emergere irregolarità.
Nel 2022, ad esempio, l’Agenzia sanitaria regionale francese ha imposto il divieto di consumo di uova provenienti da allevamenti a terra nell’area dell’inceneritore d’Ivry-Parigi a causa dei livelli di diossina riscontrati“.
“Nel 2018 – si legge ancora – l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha stabilito che i limiti di diossina negli alimenti sono insufficienti a tutelare la salute umana e vanno ridotti di 7 volte.
A distanza di 5 anni, mentre gli Stati membri cercano un accordo per recepire tale indicazione nei Regolamenti, l’indicazione scientifica resta: i limiti di emissioni inquinanti non tutelano la salute delle persone“.
Al Tar anche Virginia Raggi
A fianco dei comitati cittadini ci sono anche l’ex sindaca Virginia Raggi, Carla Canale, capogruppo della Lista civica Raggi al municipio IX e Irene Badaracco, capogruppo M5s al municipio XV.
“I Comitati ricorrenti hanno rilevato non solo che l’inceneritore contrasta con le normative europee che regolano le modalità di smaltimento dei rifiuti, ma che lo stesso decreto legge che ha conferito i poteri straordinari da Commissario al sindaco Gualtieri (il c.d. ‘decreto aiuti’) presenta una serie di criticità tali da renderlo illegittimo” scrivono in nota.
“Tra queste c’è l’assenza della dichiarazione dello stato di emergenza, che sola può giustificare la nomina di un Commissario; ma anche il fatto che il decreto riguarda poteri connessi alla migliore gestione del Giubileo del 2025, mentre invece l’inceneritore inizierà a vedere la luce solo dopo il 2026, ben oltre la conclusione dell’Anno santo.
Argomentazioni, quelle dei Comitati, che ci sentiamo di condividere non solo nel merito, ma anche nella forma, e che hanno l’obiettivo di bloccare la costruzione di questo enorme impianto inquinante.
Lo scopo ultimo è quello di poter rivedere congiuntamente il Piano rifiuti, abbracciando le migliori tecnologie oggi esistenti per chiudere il ciclo dei rifiuti riducendo al minimo l’impatto ambientale. Attenderemo con loro la sentenza“.
(Articolo di Ginevra Nozzoli, pubblicato con questo titolo il 6 luglio 2023 sul sito online “Roma Today”)