Il villino che è stato progettato dal padre di Moravia e dove si suppone abbia trascorso l’infanzia il celebre scrittore non sarà abbattuto.
L’iniziativa del municipio II e di Italia Nostra, in prima linea nel difendere il prezioso edificio, ha raggiunto l’effetto sperato.
I riflettori accesi sul villino
Nell’immobile, realizzato dall’architetto Carlo Pincherle nel 1906 in via Giovanni Sgambati, erano comparsi cartelli di cantiere che avevano all’armato l’associazione che fu fondata da Giorgio Bassani.
È stata infatti Italia Nostra, nella persona di Alessandro Cremona Urbani, ad accendere i riflettori sulla vicenda, insieme alla consigliera del municipio I Nathalie Naim che ha avanzato un “accesso agli atti alla direzione tecnica municipale”.
La casa della famiglia di Moravia
Anche l’ente di prossimità non è rimasto inerte.
La presidente Del Bello ha messo al lavoro i propri uffici e, come prima cosa, è stata confermata la paternità della villa.
Una richiesta di Teresa Iginia de Marsanich, moglie di Pincherle, per trasformare una finestra in porta, confermerebbe la proprietà della villa.
Del resto anche la vedova di Moravia, Carmen Llera, intervistata dal Corriere, ha dichiarato che “Alberto mi raccontava della sua infanzia in quella casa” di cui avrebbe voluto parlare al neo assessore alla cultura Massimiliano Smeriglio, per chiedergli di salvarla.
Il villino progettato da Carlo Pincherle
Il dietrofront
In soccorso del villino è intervenuta la Sovrintendenza a cui si era rivolto il municipio II.
Contestualmente è stato interessato del caso anche il ministro Giuli, dal momento che Italia Nostra con un “appello di inibizione/sospensione dei lavori ed il contestuale avvio della procedura di vincolo” che è stato inviato il 31 ottobre ”al ministero della cultura ed ai suoi uffici”.
Il clamore suscitato dal possibile abbattimento e ricostruzione del villino, dopo il caso di via del Ticino ancora fresco nella memoria collettiva, ha spinto a modificare la classificazione dell’immobile, ora considerato di “rilevante interesse architettonico”.
Sulla scorta di questa nuova classificazione il municipio può rivedere la validità del titolo edilizio rilasciato e, conseguentemente, bloccare le ruspe.
(Articolo di Fabio Grilli, pubblicato con questo titolo il 1 novembre 2024 sul sito online “Roma Today”)