Ci siamo quasi.
Sono pronti i bandi di gara per la realizzazione degli impianti previsti nel piano industriale di Ama.
I due biodigestori, uno a Casal Selce e uno a Cesano, con fondi del decreto Aiuti, due impianti di smaltimento dei multimateriali, un impianto per il riciclo delle terre di spazzamento da realizzare – non senza polemiche – negli spazi dell’ex tmb Salario.
Ad annunciarlo è l’assessora ai Rifiuti e Ambiente Sabrina Alfonsi in un’intervista rilasciata ad agenzia Nova.
“Ama ha già pronti i bandi per andare in gara per tutti gli impianti, quindi andiamo avanti speditamente sui due biodigestori, gli impianti di economia circolare per i multimateriali, e quello per le terre di spazzamento – ha detto – dopo la bocciatura del ministero dell’Ambiente ai fondi Pnrr per i due biodigestori, abbiamo recuperato le risorse con il decreto Aiuti.
Le conferenze dei servizi sono chiuse, c’è stato solo un parere negativo della Soprintendenza archeologica competente nell’area di Cesano, ma è già prevista una nuova riunione e supereremo il parere negativo“.
L’impianto nell’ex tmb Salario
Per quanto riguarda invece l’ex tmb Salario, l’annuncio di un impianto per smaltire le terre di spazzamento, da inserire all’interno di un hub dell’economia circolare, non è piaciuto né ai cittadini che per anni hanno convissuto con i miasmi degli impianto che trattava l’indifferenziata (oggi chiuso), né al municipio di centrosinistra.
“Nella piena filosofia del piano rifiuti e per raggiungere l’obiettivo di passare da 1 milione e 900mila tonnellate di rifiuti prodotti a 1 milione e 500mila entro il 2030 dobbiamo disseminare la città, e tutte le zone dovranno farsene carico, piccoli impianti di economia circolare e per il trattamento” ha spiegato Alfonsi la scorsa settimana in commissione Trasparenza.
“A questo servirà anche quello previsto nel sito Ama di via Salaria.
Un impianto di cui peraltro sono dotate tutte le città d’arte e a vocazione turistica.
Uno dei più grandi e belli si trova a Venezia“.
In particolare al Salario dovrebbero arrivare sabbia, ghiaino e ghiaietto, oltre a residui di umido e qualche bottiglietta di plastica.
Residui e rifiuti derivanti dallo spazzamento stradale e dalle operazioni di pulizia delle caditoie della città. La capacità a regime è di trentamila tonnellate l’anno, 100 al giorno.
Le proteste dei cittadini che risiedono nelle aree dove devono essere realizzati i principali impianti per i rifiuti di Roma “sono normali. La sindrome Nimby (Not in my black yard, ndr) c’è in tutto il mondo, in tutta Europa e c’e anche in Italia e a Roma.
Dopodiché ai cittadini bisogna spiegare come stanno le cose: se noi vogliamo chiudere il ciclo dei rifiuti e uscire da decenni di disagi ed emergenze, tutti i territori si devono far carico di una parte di impianti” ha detto ancora Alfonsi.
“L’attenzione mia e del sindaco è quella di non sobbarcare i territori che hanno già sopportato, più di altri, il peso di impianti importanti.
E’ comprensibile che in alcuni territori ci sia una preoccupazione più accesa della popolazione.
Assolutamente tornerò, e continuerò, a intervenire nei consigli municipali per incontrare i cittadini e illustrare il piano rifiuti di Roma“.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 28 settembre 2023 sul sito online “Roma Today”)