Temono l’invasione dei bus turistici, delle vie e delle piazze impraticabili per i dehors, di non avere spazio per camminare, mentre sciami di croceristi piombano in centro per tour intensivi, di essere assediati dai B&B.
Così, come gli abitanti delle Canarie, anche molte associazioni di residenti romani, da «Carteinregola» a Motus, a «Roma ricerca Roma» al Gruppo romano regolamentazione affitti brevi, si sono coalizzate contro l’iperturismo, e hanno lanciato da lungotevere Castello, sotto lo slogan «Prigionieri del Giubileo?», le loro denunce e la loro sfida al Campidoglio ed al governo.
La richiesta: «Un limite agli appartamenti da destinare al turismo»
«Il turismo è sostenibile quando ha dei limiti e occorre lavorare su precisi “indici di saturazione” – propongono – affinché ci sia un limite agli appartamenti da destinare al turismo nei condomini, come avviene a New York, Barcellona e Firenze, per evitare lo spopolamento della Città storica».
E il primo a lanciare la sfida è Massimo Marnetto di Motus: «La transizione ecologica si realizza anche con la “transizione turistica” – fa notare – . Ovvero abbandonando la ricerca dei grandi numeri di presenze, per governare i flussi turistici in armonia con la vita dei residenti».
Un iperturismo che non porta ricchezza alla città perché i controlli fiscali sono inadeguati (a marzo 200 verifiche su 35 mila operatori).
Il timore dell’invasione di bus turistici per il Giubileo
È stato solo l’inizio: hanno deciso di ritornare alla carica in autunno con gli «Stati generali dell’ iperturismo» «per fare una lobby dei residenti, che darà battaglia per ripristinare il diritto alla vivibilità».
Temono anche l’invasione dei bus turistici: «Sono almeno 800 giornalieri -ha detto Antonia Tomassini di Roma ricerca Roma – ai quali vanno aggiunti quelli a due piani e quelli per gli aeroporti. A conti fatti ci sono 1.200 torpedoni al giorno nelle Mura Aureliane».
Il Comune per il Giubileo «al contrario di quello che è stato fatto nel Duemila, non ha fissato neppure una quota di ingresso – sottolinea Tomassini -. Così tutti entrano nella città storica, dove non ci sono abbastanza stalli e parcheggiano ovunque».
50 mila metri quadrati di occupazione di suolo pubblico
Quanto ai dehors i numeri di Nicola Barone, della Rete di associazioni per una città vivibile, dicono che dai «12mila metri quadri di occupazione di suolo pubblico pre Covid si è arrivati a 50 mila metri quadri, parlando di quelli regolari. A questi vanno aggiunti quelli abusivi».
Sui b&b per Maria Luisa Mirabile, del Gruppo romano regolamentazione affitti brevi, «sono 35 mila ufficiali e 12 mila “fantasma” che non pagano neppure le tasse».
E infine Paolo Gelsomini di Carteinregola: «L’economia non può essere l’unica categoria con cui governare il fenomeno.
Una città deve poter raggiungere l’armonia e la sostenibilità di tutte le sue funzioni.
Se si adottassero degli indici di saturazione, troveremmo molti luoghi ampiamente ingolfati».
(Articolo di Lilli Garrone, pubblicato con questo titolo il 17 giugno 2024 sul sito online “Corriere della Sera” di Roma)