Il corteo a San Lorenzo di sabato 11 gennaio
Non cala la tensione dopo gli scontri a San Lorenzo tra manifestanti e polizia.
I tafferugli si sono verificati nella serata di sabato 11 gennaio tra piazza dei Sanniti e piazza dell’Immacolata.
Alcuni collettivi antifascisti che hanno partecipato al corteo, poi degenerato, nelle ultime ore hanno “rivendicato” l’accaduto.
Scontri a San Lorenzo
Innanzitutto Azione Antifascista Trieste-Salario.
L’oganizzazione, che da quello che si legge sulla sua pagina Facebook sembrerebbe tra gli organizzatori del corteo dell’11 gennaio, il giorno dopo gli scontri è come se rivendicasse l’accaduto: “Ciò che sabato ha animato le strade di San Lorenzo è la storia di una parte della società che non ci sta – si legge anche su Instagram -, che non abbassa la testa a un mondo che fa della prevaricazione il proprio modello di sviluppo, giovani che non si voltano dall’altra parte di fronte a un omicidio di Stato o a un arresto“.
La vendetta contro “i diretti responsabili”
Il riferimento è alla morte di Ramy Elgami, 19 anni, avvenuta durante un inseguimento a Milano da parte dei carabinieri.
Un avvenimento che non ha solo scatenato le feroci proteste degli abitanti del Corvetto, il difficile quartiere di residenza della vittima, ma anche di molte realtà radicali in Italia, in particolare a Bologna e Roma.
“Per noi giustizia significa prendersela con i diretti responsabili – dicono chiaramente – chi fa gli interessi del potere e chi li difende, chi ammazza un ragazzo di 19 anni. E’ una questione di coerenza. Nessuna fiducia nella giustizia di questo Stato come nelle sue istituzioni: classiste, razziste, patriarcali“.
“Quello che potevamo fare abbiamo fatto”
“Quello che volevamo dire lo abbiamo scritto, quello che potevamo fare abbiamo fatto – conclude Azione Antifascista -. Nonostante gli scetticismi e le difficoltà di fare una chiamata con così poco preavviso, pensiamo che ci siano momenti in cui è necessario varcare la soglia del conosciuto e convivere con l’ignoto.
Pensiamo che ci siano momenti in cui rischiare le conseguenze di una scelta sia comunque meglio che rischiare di non farla mai, una scelta“.
E poi, a conclusione del post: “Noi siamo vivi, Ramy è vivo negli occhi di chi resiste tutti i giorni“.
La promessa del collettivo universitario
Ma c’è chi, ventiquattr’ore dopo gli scontri a San Lorenzo, va giù più pesante.
Zaum Sapienza, collettivo universitario che nell’ultimo biennio si è distinto per iniziative molto nette contro la rettrice Antonella Polimeni.
Antifascisti, pro Palestina, avevano occupato un locale universitario e nel 2024 sono stati sgomberati dall’ateneo.
A dicembre 2023 hanno distrutto la panchina rosa installata nella Città Universitaria come simbolo contro la violenza sulle donne.
Su quanto successo a San Lorenzo lasciano poco spazio alle interpretazioni: “Abbiamo scelto di attraversare le strade di San Lorenzo – scrivono -, uno dei quartieri più militarizzati della nostra città, con un corteo determinato e incazzato per ribadire la nostra solidarietà e la nostra rabbia.
Rabbia perché gli infami in divisa uccidono e lo fanno in maniera strutturale e impunita“.
Poi, una conclusione che è una promessa e lascia presagire nuove tensioni: “Non finisce qua, continuiamo a scendere nelle strade.
Ve la faremo pagare pezzi di m***a“.
(Articolo di Valerio Valeri, pubblicato con questo titolo il 13 gennaio 2025 sul sito online “Roma Today”)