Il Tar di Bari ha emesso la sua sentenza, ponendo sostanzialmente fine ad una questione controversa che si trascina da anni, tra autorizzazioni degli Enti, prima concessi e poi revocati e ricorsi ai diversi gradi della giustizia amministrativa da parte di associazioni del territorio.
Costa Ripagnola, il tratto di costa che va da Polignano a mare fino a Monopoli, potrà essere riqualificato e valorizzato “tramite recupero architettonico dei trulli a destinazione turistico-alberghiera, delle aree archeologiche e del sistema ambientale e vegetazionale e realizzazione di attrezzature per il tempo libero e la balneazione”.
Il progetto proposto nel 2018 dalla società pugliese Serim srl che prevede tra l’altro il recupero e il restauro di dieci trulli “senza incremento di volumetria”, per attività ricettiva, non inciderà sul paesaggio.
In alcun modo, a detta dei giudici amministrativi.
Ambiente naturale e testimonianze storico-antropologiche e archeologiche che insistono sulla fascia di circa 500 metri di terreno agricolo per circa 3mila metri di estensione affacciato sull’Adriatico, non avranno a soffrire della nuova funzione dell’area.
I pini silvestri e i rari olivi, come la macchia mediterranea, al sicuro.
Non diversamente dai muretti a secco che delimitano porzioni di terreno e dai trulli.
Un frammento di Puglia che proprio in considerazione delle sue peculiarità la Regione sembrerebbe voler preservare con l’istituzione a settembre 2020 di un Parco naturale che a dicembre 2021 la Corte Costituzionale, accogliendo il ricorso del presidente del Consiglio dei ministri, ha dichiarato illegittima.
Parco del quale il Consiglio regionale a marzo 2022 ha approvato la costituzione di un Ente di gestione e la nomina di un Commissario ad acta e di una figura che si occupi dell’”emissione del parere preventivo ed obbligatorio al rilascio di titoli edilizi o autorizzazioni”.
Con un Parco ancora a metà, il Tar di Bari, ha ritenuto “irricevibile per tardività” e “inammissibile per carenza di interesse ad agire e di legittimazione attiva in capo ai proponenti” il ricorso presentato dal comitato ambientalista “I gabbiani del parco di Costa Ripagnola”, che da dicembre 2020 cerca di ostacolare la realizzazione dell’opera, e dell’ex consigliere regionale Domenico Lomelo.
Ricorso contro la Regione Puglia che ad agosto 2022 ha rilasciato, nuovamente, il provvedimento Autorizzativo Unico Regionale (Paur).
Confermando la precedente determinazione assunta a febbraio 2019 e poi sospesa per disporre un riesame degli atti.
Ma anche contro il ministero della Cultura, il ministero alle Infrastrutture e mobilità, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Bari, e l’Autorità di bacino interregionale della Puglia.
La richiesta di fermare i lavori della Serim è motivata per I Gabbiani, Domenico Lomelo, ma anche Italia Nostra, Legambiente e altre associazioni ambientaliste dal fatto che la realizzazione del progetto provocherebbe uno scempio ingiustificato.
Una posizione condivisa a gennaio 2021 anche dall’amministrazione comunale di Polignano, che, invece a febbraio 2019, aveva concesso il parere di compatibilità urbanistica al progetto.
“La parte ricorrente – si legge invece nella recente sentenza del Tar – non ha debitamente provato il pregiudizio ambientale oggettivo che deriverebbe materialmente dalle opere oggetto dei provvedimenti impugnati”.
Insomma non sarebbe specificato il danno che la realizzazione delle opere in progetto comporterebbe.
Né è stato chiarito “come e in che modo il limitato intervento di riqualificazione oggetto dell’iniziativa della società finisca materialmente per incidere sui valori ambientali e paesaggistici astrattamente tutelati dal comitato ricorrente”.
Uno stop, questa volta definitivo.
Dopo, che a giugno 2023 il Consiglio di Stato aveva accolto la richiesta di sospensiva dei lavori avviati dalla Serim presentata da “I Gabbiani del parco di Costa Ripagnola” e dall’ex consigliere regionale Mimmo Lomelo.
Una volta che, ad aprile 2023, il Tar Puglia aveva rigettato la richiesta di sospensiva.
Dopo che ad agosto 2019 la Procura di Bari, a seguito dell’esposto di Caterina Bianco, Presidente dell’associazione Pastori della Costa, e Mimmo Lomelo, secondo i quali l’iniziativa della Serim non sarebbe potuta essere autorizzata attraverso lo strumento del Paur, ma sarebbe dovuta passare da variante urbanistica, dispone il sequestro probatorio dell’area e apre un fascicolo a carico di ignoti.
Ma a gennaio 2022 la procura di Bari dispone la restituzione dell’area.
Si procede tra ricorsi e controricorsi.
Con la Serim che prova a rassicurare gli scettici sostenendo che “l’intervento non prevede la realizzazione di una struttura alberghiera, ma solo il recupero e restauro dei trulli esistenti, senza alcun loro ampliamento”.
Rassicurazioni poco convincenti a detta delle associazioni ambientaliste.
Che le hanno provate tutte per scongiurare quello che ritengono un assalto ad un territorio unico.
“Tutti i cittadini devono sapere che stiamo combattendo una battaglia impari e sovrumana al posto di chi dovrebbe farlo e sceglie di non farlo, ovvero le pubbliche amministrazioni”, hanno scritto I Gabbiani del Parco di Costa Ripagnola sulla loro pagina Facebook dopo la pubblicazione della sentenza del Tar.
Mentre riflettono se rivolgersi al Consiglio di Stato.
Per non lasciare nulla di intentato.
(Articolo di Manlio Lilli, pubblicato con questo titolo il 1 novembre 2023 sul sito online “Ambiente & Veleni” del quotidiano “Il Fatto Quotidiano”)