Poche case assegnate, i cantieri di riqualificazione rallentati o fermi, fondi revocati per la progettazione di interventi di efficientamento energetico o nuova costruzione.
Negli ultimi anni Ater Roma sta soffrendo particolarmente nel gestire il patrimonio immobiliare della Regione Lazio nella Capitale.
Quasi 50mila alloggi sparsi tra Quarticciolo, Tor Bella Monaca, San Basilio, Ponte di Nona, Quadraro, Magliana, Settecamini, Tufello.
Tra i maggiori critici della gestione attuale di Ater, scelta dalla nuova giunta regionale di centrodestra insediatasi a febbraio 2023, c’è Massimiliano Valeriani.
Consigliere regionale del Pd, ex assessore a Urbanistica, politiche abitative e rifiuti, oggi presidente della commissione Garanzia e Trasparenza.
Quando legge su RomaToday dei fondi revocati lo scorso 30 dicembre per Corviale e Laurentino 38, e poi la successiva replica dell’azienda territoriale, chiede di essere interpellato per dire la sua: “Il tema della casa è stato completamente rimosso dall’agenda politica“, accusa.
E puntualizza.
Valeriani, lei sullo stato dei cantieri Ater in giro per Roma è sempre molto critico.
La soddisfa la replica dell’azienda?
Da Laurentino 38 al Quadraro, procede tutto regolarmente.
“Io registro che a via Sagunto (Quadraro), i lavori sono fermi da due anni.
Gli interventi di consolidamento dell’edificio, di cui parla Ater replicando al vostro articolo, sono già stati avviati ai tempi della nostra amministrazione.
Da molti mesi sul posto non c’è un cantiere che vada avanti“.
Ok, invece Laurentino 38 e Corviale?
C’erano due progettazioni finanziate nel 2022.
Ora sono state revocate.
“Erano somme importanti che servivano a rendere possibili successivi lavori di riqualificazione e riprogettazione.
Senza i progetti, non fai i cantieri.
Ater ha detto che Roma Capitale non ha risposto alle sollecitazioni, ma non è obbligatorio che i progetti siano concordati con il Comune.
La proprietà di quelle zone è di Ater, Ater deve avere un progetto di riqualificazione.
A me sembra un problema molto grave il fatto che la Giunta Rocca abbia spostato altrove le risorse destinate a quei due progetti.”
RomaToday aveva poi dato conto di 28 ascensori nuovi non ancora installati.
“Quei soldi sono stanziati da anni, perché li abbiamo stanziati noi (era il 2021, ndr).
Lo ripeto, la destra si è insediata da due anni: perché non c’è ancora un cantiere attivo su questo?“
Quindi lei ribadisce quanto espresso già diverse volte da inizio legislatura: i cantieri di Ater sono spesso fermi o rallentati. Secondo lei perché?
“La situazione è sotto gli occhi di tutti, quasi tutti i cantieri avviati con la nostra amministrazione, o vanno a rilento o sono fermi.
Questo è il segnale preoccupante di un immobilismo sul tema della riqualificazione delle periferie della città di Roma, che francamente è abbastanza alla luce del sole.
Mi pare che non ci sia più quella tensione che, negli anni passati, ha animato sia l’amministrazione sia l’azienda, per trasformare le nostre periferie in un grande laboratorio di rigenerazione urbana.
Il chilometro verde di Corviale al quarto piano, per esempio, è fermo.
E non ci sono più nuove assegnazioni da tempo.
Anche al Trullo è tutto fermo, così come a Cesano, al Quadraro, a Laurentino.
A Tor Bella Monaca si va avanti con molta lentezza.
La situazione è più o meno la stessa ovunque e lo dico con dispiacere.
A me sembra che soprattutto manchi la volontà politica di occuparsi di questo tema, hanno buttato due anni a polemizzare con Roma su ‘chi debba fare cosa’ invece di risolvere questo problema“.
Sulla stecca centrale di via Morandi a Tor Sapienza, però, Ater mesi fa ha accusato lei e Zingaretti di aver commesso degli errori e quindi adesso l’azienda deve attendere le autorizzazioni per proseguire nella riqualificazione.
Vuole spiegare questo passaggio?
“Qui ci sono due questioni che io contesto.
La prima riguarda la mancata cantierizzazione di tutta Via Morandi: c’erano tante risorse destinate alla riqualificazione delle case di Tor Sapienza, ma qui i lavori non sono mai partiti ed è di questo cantiere che io parlo.
Per quanto riguarda la cosiddetta stecca centrale, è stata demolita per due motivi: il primo è che era oggetto di occupazioni abusive e fonte di disagio sociale nel quartiere che tutti dovrebbero ricordare; il secondo è che questo abbattimento è stato reso necessario da un’intimazione dei Vigili del Fuoco che avevano emesso un’ordinanza per il rischio di crolli.
Questo intervento quindi è stato fatto per ragioni di pubblica sicurezza.
Mi auguro che le procedure per togliere il vincolo a cui è sottoposto questo manufatto (era inserito nella Carta della Qualità di Roma, già modificata, ndr), possano concludersi al più presto“.
Capitolo Superbonus.
Quando ancora era assessore, nel 2022, ha lanciato un piano di cantieri legati all’efficientamento energetico che avrebbe coinvolto circa 15mila alloggi.
È riuscito a capire a che punto sono questi cantieri?
E secondo lei si poteva fare di più, sia da parte vostra, sia da parte di chi vi ha sostituito alla Pisana?
“Il tema è proprio la destra che, avendo rivisto radicalmente la norma che ha garantito il meccanismo della cessione dei crediti delle aziende sul superbonus, e non avendo sollevato o escluso da queste restrizioni le Ater, ha reso impossibile per le Ater stesse procedere su questo tipo di operazioni.
La destra al governo ha bloccato il 110% in tutta Italia e a Roma questo ha significato dover rinunciare alla riqualificazione di questi 15mila appartamenti, cancellando una prospettiva che avrebbe avuto il senso di una gigantesca operazione di rigenerazione urbana e sociale“.
Dossier di RomaToday si è occupato del piano delle dismissioni Ater, che in parte ha alimentato il boom di B&B in quartieri come Testaccio, San Saba, Garbatella, San Lorenzo.
L’ok al piano è stato dato dalla vostra amministrazione, riguardava oltre 3.500 alloggi.
Il Comune invece non vuole più dismettere.
È stato un errore da parte vostra?
Si poteva evitare?
“La legge dello Stato prevede che le Ater sopravvivano dismettendo il loro patrimonio agli assegnatari di questi alloggi, che hanno però l’obbligo di mantenere per anni la proprietà di questi immobili, quindi viene difficile immaginare che possa esserci un nesso tra le due cose.
I piani di alienazione del patrimonio servono per incamerare risorse, che vanno investite obbligatoriamente per l’acquisto di nuovo patrimonio edilizio.
I piani di dismissione sono previsti dalla legge ed è la legge che impone che questi immobili non possano andare sul mercato ma che debbano essere venduti a chi ci vive già“.
Quindi c’è stata una necessità di fare cassa, alla base.
“Senza la vendita del patrimonio, Ater non avrebbe le risorse per manutenere gli immobili che già ha, né per acquistarne o realizzarne di nuovi.
Le regioni non possono finanziare le Ater, perché sarebbe un illecito.
Pensare di bloccare i piani di alienazione significa non sapere come funzioni il meccanismo.
Per finanziare la realizzazione delle 700 nuove case popolari che avevamo previsto a Corviale, Cesano, Quadraro, Ponte di Nona, Tar Vergata, l’Ater ha bisogno di vendere il patrimonio in suo possesso, altrimenti questi appartamenti non vedranno mai la luce e non si riuscirà a dare una risposta vera alla questione dell’emergenza abitativa.
Il tema della regolamentazione dei B&B, che è una cosa seria, richiede una norma di carattere nazionale perché gli enti locali non possono essere lasciati soli nel contrasto a questo fenomeno“.
Quindi si torna sempre a un punto: l’Ater di Roma è in condizioni finanziarie difficili.
Questo incide su tutto, dall’operatività alle manutenzioni.
Secondo lei l’esenzione dall’Imu, come chiesto dalla Regione al Comune, è un passo sufficiente per far respirare l’azienda?
“La vicenda dell’Imu è molto seria.
Il tema non è il Comune di Roma, ma la legge dello Stato che equipara le case di edilizia residenziale pubblica alle seconde case di qualsiasi privato, rendendole soggette al pagamento dell’Imu.
Quindi bisogna cambiare la legge nazionale. Io, da assessore, ho fatto una battaglia in questo senso, ma purtroppo non sono riuscito a far capire quanto fosse importante affrontare questo tema.
Mi auguro che in questa legislatura si dia una risposta in questa direzione, perché è davvero inaccettabile che le case popolari, finanziate con le risorse dei contribuenti, debbano essere considerate alla stregua del patrimonio privato“.
Da oltre un anno si parla di riforma delle Ater, sembrava vicina l’approvazione di una bozza, ma ancora non si hanno notizie ufficiali.
Sa dirci qualcosa?
“L’amministrazione Rocca parla dall’inizio del mandato di una fantomatica rivoluzione nella gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, addirittura immaginando un possibile maggior protagonismo dell’Ater nelle graduatorie e nelle assegnazioni, ed è una vera follia perché l’azienda non è nelle condizioni di poterlo fare.
Mi auguro che almeno su questo versante, si esca dalla querelle tra Roma e Regione perché dobbiamo fare tutti un po’ di più per dare risposte ai cittadini“.
Quando si parla di casa, inevitabile non citare le migliaia di sfratti che vengono eseguiti a Roma ogni anno.
Il Governo ha definanziato il fondo per la morosità incolpevole, le casse del Comune ora sono vuote su questo fronte.
Cosa si dovrebbe fare per invertire la tendenza e ridurre il disagio sociale delle famiglie fragili?
“Purtroppo la destra ha mostrato il peggio di sé sulla questione dell’emergenza abitativa.
La prima operazione fatta dal Governo Meloni è stata azzerare completamente il fondo per il sostegno all’affitto e alla morosità incolpevole: ricordo che la precedente amministrazione ha dato il maggior numero di risorse, trasferendo oltre 100 milioni ai comuni del Lazio per affrontare questo grave problema.
In questi due anni, una battaglia delle opposizioni, a partire dal Partito Democratico, ha consentito di strappare un po’ di risorse da destinare ai comuni per l’emergenza sfratti.
Speravamo fossero di più e mi auguro che, soprattutto nei confronti di Roma, ci sia maggiore attenzione perché la gran parte dei fenomeni di marginalità e disagio sociale sono concentrati nella Capitale.
Mi auguro che su questo tema, nei prossimi mesi, l’amministrazione Rocca smetta i panni di chi vuole guerreggiare col Campidoglio e metta Roma nelle condizioni di essere più efficiente e più efficace“.
(Intervista di Valerio Valeri, pubblicato con questo titolo il 14 gennaio 2025 sul sito online “Roma Today”)