Cento alberi già secchi dopo pochi mesi dalla loro messa a dimora.
E’ questa la condizione in ci versano lecci e pini che erano stati recentemente piantati a Monte Antenne per lanciare il proposito, annunciato dal sindaco, di dotare la capitale d’un milione d’alberi entro la fine del mandato.
Gli alberi piantati a Monte Antenne
La situazione degli esemplari che non hanno superato l’estate è stata documentata dagli attivisti dell’Osservatorio Sherwood.
Le chiome disadorne e le rare foglie ingiallite, sono state mostrate in una sorta di libro fotografico che, uno dopo l’altro, ha passato in rassegna i nuovi alberi che “tra l’autunno del 2022 e la primavera del 2023 sull’altura di Monte Antenne” hanno ricordato, erano stati sistemati “in sostituzione della precedente pineta che era stata abbattuta”.
In tutto sono stati mille gli esemplari piantati per quello che, aveva dichiarato Gualtieri “un intervento molto importante – le aveva fatto eco il Sindaco Gualtieri – perché è l’avvio del nostro piano di riforestazione urbana”.
Nel corso dei mesi gli attivisti dell’Osservatorio Sherwood avevano anche provato ad avvertire l’amministrazione delle condizioni dei nuovi alberelli.
“In più occasioni abbiamo messo in guardia il Campidoglio affinché prevedesse un adeguato servizio di cura dei nuovi alberi durante il periodo estivo – ricorda Lorenzo Grassi, coordinatore dell’Osservatorio Sherwood – a Monte Antenne era stato anche predisposto un sistema parziale di innaffiamento che crediamo però non sia mai entrato in funzione.
Forse sono intervenute in alcune rare occasioni le autobotti.
Così, con le altissime temperature e la siccità dello scorso agosto, le conseguenze sono state terribili quanto prevedibili”.
La conta degli alberi secchi
Quanti sono esattamente gli alberi già morti?
“Ad un primo rapido controllo abbiamo individuato già quasi un centinaio di nuovi alberi irrimediabilmente secchi – ha fatto sapere Lorenzo Grassi – sono 62 lecci e 30 pini.
Sappiamo bene che le ditte sono tenute per contratto al rimpiazzo delle piante morte, ma questa strage ci sembra uno spreco imperdonabile, anche perché poteva e doveva essere prevenuta.
E soprattutto avvenimenti come questo fanno venire meno ogni credibilità ecologica del Campidoglio.
Che esempio si dà ai cittadini sulla riforestazione urbana mandando a morte certa centinaia di piccoli alberi?”
Il Campidoglio replica
Ma l’ “ecatombe di alberi” per usare l’espressione cui hanno fatto ricorso gli attivisti dell’osservatorio, era evitabile?
Il Campidoglio, con una nota firmata da Marina Mantella, a capo della direzione gestione territoriale ambientale, ha risposto alle considerazioni fatte dagli attivisti di Villa Ada.
Lo ha atto ricordando che “in quell’area è stato realizzato un importante intervento di forestazione, con oltre mille alberi tra pini e lecci, per ricostituire la pineta giunta a fine ciclo vitale e per questo abbattuta, ai fini di garantire la sicurezza pubblica delle persone e dei luoghi, e ora ricostituita.
Una percentuale di fallanza e non attecchimento è fisiologica per ogni piantumazione, con una media oscillante tra il 15 e il 20%, e su numeri così importanti è certamente evidente ma in linea con le aspettative, anzi con una percentuale pari al 10%”.
La percentuale di alberi che non sono sopravvissuti all’estate quindi, secondo il dirigente capitolino, è assolutamente fisiologica.
C’è un’altra informazione che il Campidoglio fornisce.
Oltre a ricordare che tutte le piante di Villa Ada, Monte Antenne comprese, “vengono costantemente manutenute e curate dal Servizio Giardini”, la dirigente del dipartimento ambiente ha annunciato che “le piante che non hanno attecchito verranno sostituite dalla ditta che ne ha curato la messa a dimora, come prevedono le condizioni contrattuali che vincolano alla garanzia di attecchimento”.
Cosa da fare, evidentemente, non subito ma appena le temperature scenderanno, quindi il prossimo autunno.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 9 settembre 2023 sul sito online “Roma Today”)
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N.B. – Dalla dichiarazione rilasciata dalla nuova responsabile della direzione gestione territoriale ambientale, Marina Mantella, si desume la messa a dimora delle piante è stata appaltata ad una apposita ditta, con il vincolo di attecchimento, mentre la loro cura e manutenzione costante è affidata al Servizio Giardini.
In modo contraddittorio non è chiaro a chi spettasse effettivamente l’innaffiamento costante (se non giornaliero) delle piante, lasciando aperti interrogativi sulla “fallanza” in termini di violazione dei compiti assegnati.
In un caso come nell’altro si assiste da un lato ad una distrazione dei fondi pubblici (spesi per l’acquisto di piante che sono state fatte seccare) e dall’altro lato ad un danno erariale (per il nuovo acquisto delle piante da sostituire).
Dott. Arch. Rodolfo Bosi