Con picchi di circa 90.000 veicoli al giorno, il tratto autostradale che attraversa la Città di Bologna rappresenta, insieme alla tangenziale, uno degli snodi più trafficati del Paese.
Nel 2016 il Comune e la Città metropolitana, insieme a Ministero delle Infrastrutture, Regione Emilia Romagna e Autostrade per l’Italia hanno sottoscritto un accordo per l’allargamento dell’intero tratto di 13 km da 12 fino a 18 corsie, nel cosiddetto Passante di Mezzo.
L’intento è quello di «risolvere le criticità trasportistiche, considerata l’importanza e strategicità di carattere internazionale, nazionale e metropolitano del nodo di Bologna», assicura il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
CON UNA SPESA DI CIRCA DUE MILIARDI di euro, la soluzione adottata è, secondo i suoi promotori, ideale, sia a livello tecnico che paesaggistico-ambientale, tanto da diventare un progetto pilota.
«Oggi abbiamo portato in Emilia-Romagna un format che stiamo replicando su tutti i territori – ha affermato Roberto Tomasi, amministratore delegato Aspi all’indomani dell’accordo – «il Passante di Bologna rappresenta infatti un unicum».
L’ad ha messo in evidenza gli aspetti che secondo la società renderebbero l’opera una vera e propria «green infrastructure».
Le passerelle ciclo-pedonali pensate per sfruttare la galleria fonica, dotata di «arredi urbani di pregio», pannelli solari e vernici capaci di catturare lo smog e, in un secondo momento, il rimboschimento, hanno delineato un progetto che il sindaco Matteo Lepore ha definito «simbolo della transizione ecologica».
CHE LE COMPENSAZIONI PER UN’OPERA di indiscutibile impatto però possano risultare inadeguate, come la piantumazione di alberi che dovrà attendere una non ben definita fase due oltre che i tempi di crescita, e il mito dei giardini prensili, che non sostituiscono il consumo di suolo, sono sempre di più a pensarlo.
Il primato dello snodo infatti non è solo nel traffico che lo attraversa, ma anche nelle emissioni che determina.
Secondo i dati del 5° rapporto MobilitAria di Kyoto Club e CNR-IIa, nell’area di Bologna «le emissioni di CO2 del settore dei trasporti su strada negli anni 1990-2019 hanno subito un incremento pari a circa il 30%» e il trend è in aumento e fra i più alti in Italia.
IL REPORT HA SOTTOLINEATO esplicitamente come il Passante sia in contraddizione con il Pums, «che prevede una riduzione significativa del traffico privato in automobile dal 57% attuale al 41% al 2030».
Le diverse realtà ambientaliste che chiedono lo stop ai lavori invitano ad uscire dall’automatismo per cui aumentando le corsie diminuirebbe la congestione: «Il passante non fluidificherà il traffico. Lo sappiamo dalla letteratura e da esperienze pregresse – spiega Luca Tassinari, del Coordinamento dei comitati contrari all’allargamento del Passante di Mezzo e dell’associazione Amo Bologna – accrescere la capacità stradale è un incentivo a muoversi esclusivamente con le auto, che scoraggia gli investimenti nel trasporto pubblico, rimandando la fondamentale decarbonizzazione».
AMO BOLOGNA, EXTINCTION REBELLION, Bologna for Climate Justice, Fridays for Future e Legambiente hanno promosso la richiesta in via formale a Comune e Regione per una Valutazione di Impatto Sanitario che però ad oggi non ha ricevuto risposta.
Per questo i gruppi si incontrano ogni lunedì sotto al palazzo del consiglio comunale muniti di pentole e mestoli per la spentolata: «Al silenzio assordante del mondo istituzionale vogliamo rispondere facendo rumore» ha affermato Marco Palma, di Bologna for Climate Justice, annotando che «sono passati 15 mesi da quando decine di associazioni hanno chiesto che venga fatta una VIS per capire quanto l’infrastruttura potrebbe nuocere alla salute dei cittadini, ma siamo stati totalmente ignorati».
L’AREA DI SAN DONATO, IN CUI IL PASSANTE dovrebbe raggiungere le 18 corsie, per una larghezza di 72 metri (più di Piazza Maggiore, scrivono gli attivisti), è una zona popolare che è stata indicata nello studio L’equità nel diritto alla salute: il contrasto alle disuguaglianze nella città di Bologna del Centro Studi e Ricerche in salute Internazionale e Interculturale, come quella con maggiore incidenza di tumori.
Intanto la cantierizzazione già avviata in alcune aree per i lavori preliminari ha messo in evidenza le criticità e la contestazione si è allargata.
NUMEROSI SONO I COMITATI SORTI in città, come Amanda, nato sull’onda della manifestazione con cui lo scorso 22 ottobre i movimenti, insieme ai lavoratori della Ex Gkn di Firenze, hanno indetto a Bologna la manifestazione nazionale contro il passante, occupando la tangenziale.
«I lavori preliminari dovevano servire soltanto allo spostamento dei sottoservizi, invece hanno avuto un impatto violento, dandoci un piccolo assaggio di quel che sarà quando verranno abbattuti migliaia di alberi e asfaltati ettari di suolo.
Non proprio il genere di intervento che servirebbe in un territorio che oggi è allagato dall’acqua perché per anni è stato allagato dal cemento», denunciano gli attivisti all’indomani dell’alluvione che ha sconvolto i territori emiliano-romagnoli.
PROPRIO IL PRIMO GIORNO DELL’ALLUVIONE all’interno del Parco del Paleotto, a Rastignano, è crollata una strada.
Qui, dove è previsto uno degli svincoli del passante, in preparazione dei lavori sono stati abbattuti 1170 alberi, nonostante l’habitat Rete Natura 2000 che ospita specie di flora protette.
Cecilia Lorenzetti, dell’associazione Santa Bellezza, ha raccontato come le persone della zona, scosse dal taglio selvaggio del bosco, si siano riunite per scrivere una lettera alle istituzioni, per chiedere a Comune e Regione lo stop dei lavori.
«FARE UN PONTE A RIDOSSO DEL FIUME ora che le piene saranno sempre meno rare è una follia verso la quale la natura ha già dato un segno evidente» ha ribadito portando il sentire delle oltre cento associazioni firmatarie.
«Se in più togliamo gli alberi che fanno da freno all’erosione vuol dire aumentare pericolosamente il rischio di frana e esondazione» ha ricordato.
Come ha fatto notare Claudio Dellucca, presidente di Legambiente Bologna, «il passante green non esiste, il 50% delle emissioni di Bologna è dovuto all’asse tangenziale-autostrada: bisogna prendere un’altra direzione, ridurre il traffico su gomma e potenziare la rete ferroviaria metropolitana».
DANDO UN SEGNALE FORTE, POCHI GIORNI FA Legambiente Regionale è uscita dal Patto per il Lavoro e per il Clima, ideato come punto di incontro tra gli interessi economici e quelli della comunità, ma che secondo il gruppo è stato totalmente disatteso, come il coinvolgimento della popolazione nelle decisioni sul territorio.
«Se la democrazia rappresentativa non permette di agire in linea con quello che si è prefissato, allora vuol dire che il sistema è tossico e va corretto cercando di avvicinare la cittadinanza» ha evidenziato Pasquale Pagano di Extinction Rebellion, che ha chiesto e ottenuto la creazione di un’assemblea cittadina.
INTANTO, TRA LE AZIONI CHE SI SUSSEGUONO per ribadire il no alla grande opera, il gruppo bolognese ha organizzato per questo weekend tre giorni di Festival No Passante, con laboratori, musica, campeggio, assemblee e, soprattutto, sabato 10 giugno, il blocco di un tratto del Passante di Mezzo.
Appuntamento alle 14 al giardino Aurelio Barbalonga di via Parri.
(Articolo di Giuditta Pellegrini, pubblicato con questo titolo l’8 giugno 2023 su “L’Extraterrestre” allegato al quotidiano “il manifesto” di pari data)
**********************************************