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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

A Ginevra si discute il nuovo rapporto speciale Ipcc su cambiamenti climatici e uso del suolo

02/08/2019
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Inizia domani a Ginevra la cinquantesima sessione dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), il braccio scientifico dell’Onu che si occupa di cambiamenti climatici.

Un meeting che porterà, l’8 ottobre, alla pubblicazione di un rapporto sulla relazione tra cambiamenti climatici e uso del suolo, che, secondo Greenpeace che partecipa in qualità di osservatore ufficiale, «mostrerà la necessità di fermare la deforestazione e rendere sostenibile il sistema globale di produzione del cibo se vogliamo contenere l’innalzamento della temperatura globale sotto 1,5 gradi centigradi».

Anche secondo il Wwf  il Report speciale Ipcc deve «fornire una valutazione solida e integrata di come l’azione nel settore del suolo possa contribuire a ridurre le emissioni di serra.

Oggi abbiamo molti dati sulla situazione dei suoli nel mondo a cominciare dall’accurato rapporto 2018 su “Land Degradation and Restoration” realizzato dall’Intergovernamental Science Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES, www.ipbes.net) che quest’anno ha reso noto il “Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services”, il più autorevole rapporto globale sullo stato degli ecosistemi e della biodiversità nel mondo».

Il Panda ricorda che «allo stato attuale il degrado dei suoli della Terra, dovuto all’impatto umano, produce effetti molto negativi sul benessere umano (in particolare per almeno 3,2 miliardi di individui) e sta, inoltre, conducendo il nostro pianeta nell’ambito di una sesta estinzione di massa: il suo costo, causato dalla perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici, viene valutato più del 10% del prodotto lordo mondiale.

Oggi (questo è un dato estremamente drammatico) viene stimata in meno del 25% la superficie complessiva delle terre emerse del nostro pianeta che sono riuscite ancora a mantenersi in una situazione naturale.

L’intervento umano ha trasformato significativamente il 75% della superficie delle terre emerse, ha provocato impatti cumulativi per il 66% delle aree oceaniche ed ha distrutto l’85% delle zone umide.

Questo tasso di cambiamento globale della struttura e delle dinamiche degli ecosistemi della Terra, dovuto all’azione dell’uomo, ha avuto luogo in particolare negli ultimi 50 e non ha precedenti nella storia dell’umanità.

Gli esperti stimano che nel 2050 questa quota potrebbe scendere al 10%, se non si agisce significativamente per invertire la tendenza attuale.

L’obiettivo di evitare, ridurre e invertire l’attuale degrado di suoli mondiali è quindi prioritario per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (i 17 Sustainable Development Goals, SDGs) contenuti nell’Agenda 2030 che è stata approvata da tutti i paesi del mondo nel settembre 2015».

Si stima che «nei prossimi 30 anni almeno 4 miliardi di persone vivranno in zone aride» e, secondo il Wwf e gli esperti, «i problemi del continuo degrado del suolo, con la perdita di biodiversità e gli effetti dei cambiamenti climatici, forzeranno a migrare una cifra molto varia, che potrebbe raggiungere fino ai 700 milioni di esseri umani.

Le prospettive per le attività agricole sono preoccupanti: la combinazione del degrado del suolo e del cambiamento climatico potrebbe condurre entro il 2050 da una media del 10% fino al 50%, in alcune regioni, di riduzione della produzione agricola.

La sofferenza della biodiversità planetaria e contestualmente del peggioramento dello stato di salute degli ecosistemi è ormai veramente preoccupante e il messaggio centrale dei nuovi rapporti IPBES è molto chiaro: questa situazione mina alla base lo stato di benessere e le possibilità di sviluppo dell’intera umanità».

Gli ambientalisti sono convinti che «la strada della sostenibilità passa inevitabilmente per una significativa inversione di rotta basata su una nuova economia capace di mantenere l’avventura umana nei confini ambientali e sociali che, intelligentemente, dobbiamo imparare a non sorpassare.

Per questo il Wwf , con altre importanti istituzioni internazionali e NGOs, sta operando per un New Deal for Nature and People, mirato a mobilitare governi, parlamenti, imprese, organizzazioni, cittadini affinché tutti si impegnino concretamente a ristabilire un equilibrio tra natura e umanità senza il quale non avremo futuro».

Stephen Cornelius, consigliere capo del Wwf sul cambiamento climatico e responsabile dell’Ipcc, ha dichiarato: «E’ necessaria una trasformazione urgente nel modo in cui usiamo la terra in futuro.

Questo include il tipo di agricoltura che pratichiamo, il nostro sistema alimentare e le nostre diete, oltre alla conservazione di aree come le foreste e altri ecosistemi naturali. 

Tutto ciò può aiutare o contenere la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.

Questa nuova relazione dovrebbe fornirci gli strumenti di conoscenza per raggiungere questi obiettivi. La scienza deve essere alla base delle nostre ambizioni.

Questo report dell’Ipcc fornirà ai paesi le informazioni scientifiche e politiche più recenti per informarli su come aumentare gli impegni assunti per il clima richiesti dall’accordo di Parigi.

Le iniziative relative al suolo (si tratta di ridurre le emissioni derivanti dalla deforestazione e dal degrado delle foreste o migliorare le pratiche agricole) attualmente rappresentano fino a un quarto delle azioni climatiche impegnate fino al 2030 e il loro potenziale è ancora maggiore.

Il Wwf invita i governi ad adottare un approccio integrato per affrontare le emissioni e le rimozioni terrestri.

Le giuste politiche nell’utilizzo del suolo sono fondamentali per affrontare la crisi climatica.

È necessario un rapido cambiamento nel modo in cui gestiamo la nostra terra, insieme ai tagli profondi alle emissioni di combustibili fossili, se vogliamo raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi centigradi dell’accordo di Parigi.

Il passaggio ad azioni sistemiche (o di sistema) verso una gestione sostenibile del territorio e soluzioni basate sulla natura sono fondamentali per garantire un futuro sicuro per il clima, e contribuiscono, inoltre, ad altri importanti obiettivi sociali, come arrestare la perdita di natura e garantire la sicurezza alimentare.

Il Report sui Cambiamenti climatici ed il Suolo dovrebbe inoltre sottolineare la stretta connessione tra le crisi climatiche e quelle di biodiversità.

Interventi specifici che tengano conto di questa evidente interconnessione possono anche fornire importanti vantaggi aggiuntivi sia alle persone che alla natura: tra questi il ripristino di servizi ecosistemici cruciali e la protezione del cambiamento climatico.

In questo modo, la relazione deve essere chiara su quattro punti: La terra e il clima interagiscono tra loro.

Il modo in cui utilizziamo la terra sta guidando la crisi climatica, aggiungendo stress ai sistemi terrestri e quindi peggiorando i rischi esistenti per le persone e la natura, ad esempio attraverso il degrado del suolo e la sicurezza alimentare.

Queste attuali esigenze umane sulla terra sono enormi e insostenibili. Il business as usuall non è un’opzione in quanto la pressione sul suolo non aumenterà solo se riusciremo a cambiare il modo in cui lo usiamo.

L’azione sull’agricoltura e sulle foreste non è una scusante per l’inazione sull’energia. 

Tutti i settori devono contribuire a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi.

Abbiamo scelte difficili da fare su come viene utilizzata la terra. 

Buone scelte possono contribuire a mitigare i cambiamenti climatici e a migliorare la resilienza climatica, producendo al contempo altri vantaggi, come il miglioramento della sicurezza alimentare e la protezione della natura».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 1 agosto 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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