PERCHE’ le zebre hanno le strisce?
Oggi a riaccendere la curiosità sul tema è lo studio pubblicato su Journal of Natural History da Alison Cobb e suo marito Stephen Cobb, una naturalista amatoriale e uno zoologo, che a lungo hanno vissuto in Africa, a contatto con questi animali (la zebra di pianura Equus quagga).
Una curiosità, la loro, lunga quarant’anni, che li ha portati a confermare l’ipotesi secondo cui le strisce servono alle zebre principalmente a rinfrescarsi, funzionando come un efficientissimo sistema per il controllo della temperatura, grazie alla combinazione di più processi.
Alcuni mai osservati prima d’ora sostengono.
Non è solo questione di bianco e nero
Perché mai le zebre abbiano le strisce è una di quelle domande che tiene da tempo impegnati zoologi e naturalisti.
Non che di
risposte non siano arrivate negli anni, ma nessuna sembrava così buona.
O meglio: nessuna risposta data finora ha impedito ad altri di continuare a cercare altre soluzioni al quesito, che fossero magari più soddisfacenti.
Per esempio, che le strisce potessero servire a rinfrescare gli animali è una teoria in auge da tempo, anche considerato che questi animali passano buona parte del loro tempo a pascolare sotto il sole cocente.
E in effetti, almeno uno
studio pubblicato pochi anni fa, per giustificarne la presenza avanzava tra le diverse ipotesi proprio la capacità di termoregolazione data dalle strisce.
La differenza di temperatura tra aree nere e bianche (le une assorbono la luce, le altre la riflettono) creerebbe delle piccole correnti in prossimità del manto che aiuterebbero le zebre a raffreddarsi.
Ipotesi confermata anche oggi dai coniugi Cobb che, misurando le differenze di temperatura tra le strisce bianche e nere sugli animali, hanno effettivamente osservato tra le due uno scarto considerevole (di circa 12-15°C), più o meno costante durante le ore centrali della giornata.
Doveva però esserci anche dell’altro: quando infatti si andavano a misurare le differenze di temperatura nelle strisce di un manto di zebra (solo il manto, senza l’animale vivo), Alison e Stephen notavano sì sempre scarti considerevoli, ma con temperature più elevate (arrivavano anche a 70°C, mentre negli animali vivi non superavano mai i 56°), ed erano più variabili durante la giornata.
Non è solo questione di bianco e nero: la regolazione della temperatura delle zebre è infatti più complessa, e bella, di quanto creduto,
ha raccontato Alison.
Un sofisticato sistema di raffreddamento
Grazie alla straordinaria possibilità di studiare le zebre nel loro ambiente naturale, Alison e Stephen si sono accorti di un curioso fenomeno: questi animali sono in grado di alzare i peli sulle strisce nere, ma non su quelle bianche.
Ma questa è solo una parte della storia: le zebre, così come i cavalli, producono la laterina, una sostanza che facilita la dispersione del sudore – e quindi del calore – rendendolo schiumoso.
La combinazione di tutti questi meccanismi – le correnti date dalla differenza di temperatura tra il nero e il bianco, la dissipazione del calore tramite questo sudore schiumoso e i peli che si rizzano, allontanando il calore dalla pelle – potrebbero essere una spiegazione abbastanza convincente del perché le zebre hanno le strisce.
Se il mimetismo come ipotesi è stata per lo più scartata, rimane però ancora in piedi quella per cui le strisce aiuterebbero questi animali a evitare le punture di insetti, come suggeriva anche uno studio pubblicato a inizio anno: posarsi su queste superfici a strisce è più difficile per le mosche.
Forse, azzardano i coniugi Cobb, anche in virtù delle correnti d’aria che soffiano in prossimità del manto.
E non è detto, da ultimo, che il mistero sia del tutto risolto.
(Articolo di Anna Lisa Bonfranceschi, pubblicato con questo titolo il 12 luglio 2019 sul sito on line del quotidiano “la Repubblica”)