Anche oggi sull’Emilia-Romagna pende la spada di Damocle dell’allerta meteo rossa, mentre si scava nel fango per salvare il salvabile: finora i numeri della tragedia parlano di 14 morti e oltre 10mila sfollati, con danni economici stimati nell’ordine dei miliardi di euro.
Eppure dopo due eventi in sequenza in meno di venti giorni con precipitazione cumulata mensile che ha superato i 450 millimetri in varie località della regione, dove le aree potenzialmente allagabili raggiungono il 45,6% dell’intero territorio e la popolazione esposta supera ampiamente il 60%, c’è ancora chi si interroga sulle cause dell’alluvione.
Si è trattato di un evento meteo estremo, come ha già chiarito il Cnr.
C’è chi si chiede se questo preciso evento sarebbe successo ugualmente senza il riscaldamento globale in corso – ed è ancora presto per rispondere –, ma è questa la domanda giusta?
No, perché sappiamo già che con la crisi climatica gli eventi meteo estremi aumentano di frequenza e di intensità.
La soluzione strutturale al problema sta dunque nel contenere i cambiamenti climatici, e anche in questo caso non ci sono incertezze sul come fare: occorre tagliare le emissioni di gas serra legate all’impiego dei combustibili fossili.
«La tragedia dell’Emilia-Romagna è solo l’ultimo segnale di un crescendo di disastri climatici che stanno colpendo tutti i continenti – spiega Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto club – Le immagini che guardiamo in tv angosciano ed allarmano.
Ed è incredibile lo spazio dato su diversi media agli ormai residuali negazionisti climatici, che rischiano di disorientare l’opinione pubblica in una fase in cui servono invece decisioni rapide e radicali».
Oltre ad avviare una seria azione di prevenzione, di cura e manutenzione del territorio per controllare il dissesto idrogeologico, e magari una legge efficace sul consumo di suolo, vanno dunque accelerate le politiche di riduzione delle emissioni climalteranti.
«L’Europa si sta muovendo bene – osserva Silvestrini – con la definizione degli obiettivi al 2030 e puntando alla neutralità climatica al 2050.
L’Italia però è estremamente in ritardo, come ha sottolineato il recente rapporto di Ispra.
Malgrado questo, il Governo attuale ha assunto posizioni perdenti e di retroguardia in merito alle ultime decisioni Ue sulla scadenza della vendita di auto a benzina e diesel dal 2035, sugli obiettivi di riqualificazione energetica degli edifici, sullo stop alla installazione di nuove caldaie a gas dal 2029».
Tutte politiche che potrebbero non solo contrastare la crisi climatica, ma anche incrementare la qualità di vita dei cittadini e di aumentare l’occupazione.
«La politica italiana – aggiunge nel merito il Wwf – deve prendere coscienza della crisi climatica e portarla in cima alla propria agenda.
Sono finiti i tempi per anacronistici distinguo sul cambiamento climatico, è finito il tempo di continuare a giocare sulla vita delle persone, influenzando le opinioni e dando la colpa a nutrie e istrici quando franano intere colline.
Per questa ragione il Wwf Italia chiede alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica di calendarizzare due sedute urgenti sul cambiamento climatico, per accelerare l’azione di mitigazione (abbattimento delle emissioni climalteranti) e le misure di adattamento necessarie per mettere in sicurezza il nostro territorio che si conferma straordinariamente fragile».
(Articolo di Luca Aterini, pubblicato con questo titolo il 19 maggio 2023 sul sito online “greenreport.it”)