Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità la risoluzione n. 79 – proposta da Cristina Guarda (Europa verde) ed emendata da Marco Zecchinato (Lega) –, con la quale la Regione aderisce al manifesto per l’urgente messa al bando dei Pfas (#BanPfas).
«Tra gli impegni contenuti nel testo – spiega Guarda – vi è quello di mettere, gradualmente seppure a tappe forzate, al bando la produzione di Pfas e la loro dispersione.
Questo obiettivo è raggiungibili solo attraverso la completa sostituzione dei Pfas con sostanze certificate sicure per la salute umana e per l’ambiente».
I Pfas sono composti poli e perfluoroalchilici, noti come “inquinanti eterni”: sostanze chimiche di sintesi utilizzate in un’ampia varietà di applicazioni di uso comune grazie alle loro proprietà idro- e oleo-repellenti oltre che ignifughe, dai rivestimenti delle scatole dei fast food e delle pentole antiaderenti, alle schiume antincendio.
Una volta dispersi nell’ambiente però i Pfas si degradano in tempi lunghissimi, contaminando fonti d’acqua e coltivazioni: l’esposizione ai Pfas è stata associata a una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità.
Più recentemente, è stato scoperto che i Pfas aumentano anche il rischio di malattie cardiovascolari.
Al momento non esistono tecnologie scalabili a livello globale per rimuovere i Pfas dall’acqua (nonostante incoraggianti passi avanti compiuti in questa direzione), rafforzando dunque la richiesta di messa al bando.
«Alla luce dei dati che confermano quanto la presenza di sostanze perfluoroalchiliche in Europa sia diffusa – continua Guarda – si impegna l’Ue a sostenere l’abbandono dell’uso dei Pfas e le azioni di bonifica delle varie aree contaminate e di adottare il principio ‘chi inquina paga’.
Ricordo che sono ancora tanti passi da fare in Veneto per la salute e la sicurezza in ambiente e agricoltura.
Rimane una nota dolente: nonostante in Veneto e Piemonte si registrino i casi peggiori in Europa per contaminazione da Pfas, l’Italia non è tra le 5 nazioni europee che hanno proposto la revisione della normativa Reach riguardante i Pfas».
Nel caso italiano, gli studi condotti da Greenpeace – cui sono seguiti anche esposti in Procura – mostrano l’inquinamento da Pfas delle acque potabili destinate a centinaia di migliaia di cittadini in Veneto, Piemonte e Lombardia.
«Che cosa aspettano le altre Regioni come il Piemonte e la Lombardia – commentano dall’associazione ambientalista – in cui si registrano gravi casi di contaminazione, a unirsi al Veneto e alla società civile?
Speriamo che il messaggio che arriva dal Veneto, teatro di uno dei più gravi casi di inquinamento da Pfas in Europa (tuttora irrisolto), venga recepito dal nostro governo, a cui l’istanza è già stata inviata.
Serve subito una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione dei Pfas».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 14 marzo 2024 sul sito online “greenreport.it”)