In vista del Summit Italia-Africa che si terrà a Roma il 28 e 29 gennaio, le organizzazioni della società civile africana (CSO) hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e al ministro esteri e della cooperazione Internazionale Antonio Tajani, nella quale esprimono la loro «preoccupazione per la proposta del “Piano Mattei” annunciato nell’ottobre 2022 con il mandato all’Italia di promuovere la cooperazione energetica con l’Africa affrontando al tempo stesso le cause profonde dei flussi migratori, inclusa l’emergenza climatica in corso».
La lettera è firmata da Don’t Gas Africa, Voice of the Vulnerable, Africa Movements of Movements Building Space, Northwestern youth lead, Les Amis de la Terre-Togo, Greenpeace Africa, Entrepreneurship Initiative for African Youth (EIFAY Africa), Sir J interbiz venture, The Zoba Advisory, Natural Eco Capital, GIFSEP, Union Pour le Développment et la Coopération, YoungAfricans for Development Foundation, Denis Hurley Peace Institute, Climate Clock DRC, Care For Environment, Génération pour l’environnement et la culture, Relief international Africa, Gender initiative for environmental risk and food security, Action Solidaire International, Strategic Youth Network for Development, Power Shift Africa, AbibiNsroma Foundation, Mena Fem Movement for Economic, Development and Ecological Justice, Odeibea Foundation, 350 Ghana, The Green Connection, Connected Advocacy, Africa Coal Network, Green Leaf Advocacy and Empowerement Center, Global Sustainable Future Networks, Centre for Citizens Conserving Environment & Mgt, Peace Point Development Foundation, Community Development Advocacy Foundation, Haki Nawiri Afrika, Peace Point Development Foundation, Quest For Growth and Development Foundation, HEDA Resource Centre, Appui aux Initiatives Communautaires de Conservation de l’environnement et de Développement Durable, Laudato Si’ Movement Africa, GreenPeace MENA, Center for Alternative Development, Justice Peace and Integrity of Creation Franciscans Africa, Climate YES, Kikandwa Environmental Association, Climate Justice Coalition, Christian Aid – Kenya, Environment is Life, Sisters of the Little Company of Mary, Nairobi Recyclers, The Catholic University of Eastern Africa, Mouvement international des Intellectuels catholiques, Sisters of St. Charles Borromeo, Generation Nouvelle GEN3 Juniors l’unité, Agir Pour l’Environnement, Conseil pour la Terre des Ancêtres République Démocratique du Congo, Laudato Si Movement – Nigeria, GDMR, Support Humanity Cameroon, Tard For Climate, Riseup Movement Africa, Youth For Ecocide law Africa, Ecotaka Solutions Africa, Laudato Si Movement – Kenyan Chapter, Catholic Justice and Peace Department -St Monica Kitengela, Jesuit Ecology Network Africa, Centre Arrupe Madagascar, Neighbourhood Environment Watch Foundation, 350Africa.org, Centre for Social Change, Magis Zimbabwe, World Climate Change Adaptation Programme, Tanzania Alliance for Climate and Sustainable Society, Strong Roots Congo, International Association Of World Peace Advocates, Harmony Institute, Kikandwa Environmental Association (KEA), YVE Gambia, Action Aid South Africa.
Le associazioni della società civile africana ricordano che «secondo diverse dichiarazioni rilasciate dai rappresentanti del governo nel corso dell’ultimo anno, questo obiettivo si tradurrà in una “strategia non predatoria e non paternalistica” mirata allo sviluppo sostenibile a lungo termine dei paesi africani.
Comprendiamo che il piano, tra le altre cose, cercherà di: affermare l’Italia come un importante hub energetico per la distribuzione del gas fossile estratto dall’Africa e dal Mediterraneo al resto d’Europa; affrontare quella che il governo italiano considera “immigrazione illegale” dall’Africa all’Italia; aumentare la cooperazione su altre questioni legate allo sviluppo, tra cui infrastrutture, sanità, istruzione ed esportazioni; rafforzare il ruolo delle imprese italiane nello sfruttamento delle risorse naturali e umane dell’Africa.
Il titolo del piano in onore di Enrico Mattei, il fondatore dell’Eni, azienda italiana di petrolio e gas controllata dallo Stato, chiarisce che l’obiettivo generale è espandere l’accesso dell’Italia al gas fossile dall’Africa all’Europa.
In questo quadro, come annunciato dal Primo Ministro italiano Meloni durante la sua visita in Mozambico e nella Repubblica del Congo nell’ottobre 2023, il Piano Mattei sarebbe stato redatto in collaborazione con i partner africani, ma a questo punto non c’è ancora chiarezza su come ciò avverrà.
Una delle principali preoccupazioni è anche che il coinvolgimento dei partner africani potrebbe essere limitato alle élite e alle multinazionali africane, aggirando così la voce della società civile africana».
La lettera delle associazioni africane evidenzia che «il Summit Italia-Africa rappresenta un’opportunità senza precedenti per ridefinire il ruolo che i Paesi europei assumono nel partenariato con l’Africa, indirizzandolo verso un approccio più consultivo, collaborativo e orientato allo sviluppo.
Uno che ponga al centro la voce e la leadership dell’Africa e che risponda alle reali esigenze di sviluppo dell’Africa per costruire un futuro che non sia solo prospero ma anche sostenibile ed equo.
La nostra visione per questo futuro è quella in cui le nostre persone, la nostra ricca biodiversità e le nostre risorse naturali vitali come i sistemi alimentari e l’acqua siano protetti.
È una visione che richiede un approccio di leadership audace, innovativo e inclusivo».
Ma a questi apprezzamenti segue una solenne bocciatura nella sostanza: «Tuttavia, l’attuale iterazione del “Piano Mattei”, così come sviluppato dal governo italiano per l’Africa, non riesce ad adottare questo approccio consultivo e non riesce a riconoscere e incorporare questi obiettivi africani-centrici.
L’esclusione delle prospettive e dei bisogni africani nello sviluppo del “Piano Mattei” da parte del governo italiano è una negligenza che non solo mina lo spirito di rispetto reciproco e di collaborazione, ma perpetua anche un ciclo di disuguaglianza che ostacola il progresso del nostro continente.
Questa esclusione delle voci africane nella sua iniziativa e formulazione non riflette solo un’opportunità mancata, ma anche la continuazione di modelli storici in cui le decisioni che incidono sull’Africa vengono prese senza l’Africa.
Questa non è solo una svista; è un rafforzamento della disuguaglianza che collettivamente abbiamo il potere – e la responsabilità – di correggere».
Per Dean Bhekumuzi Bhebhe, responsabile delle campagne di Don’t Gas Africa, «il Piano Mattei è un simbolo delle ambizioni italiane in materia di combustibili fossili, un piano pericoloso e un’ambizione miope che minaccia di trasformare l’Africa in un mero condotto energetico per l’Europa.
Questa ambizione trascura l’urgente crisi climatica e le voci della società civile africana.
I percorsi perseguiti per lo sviluppo africano devono essere sostenibili ed equi.
Devono essere guidati in primo luogo dai bisogni e dalle voci del suo popolo, non da richieste energetiche esterne».
E le associazioni della società civile africana bocciano anche la nuova legge sul Piano Mattei adottata dal Parlamento italiano il 10 gennaio perché «mina l’appello urgente ad affrontare la crisi climatica stimolando maggiori investimenti e flussi finanziari in nuovi progetti di petrolio e gas fossile, minando il benessere degli africani colpiti dai combustibili fossili e distogliere risorse da altri settori – come l’espansione delle energie rinnovabili o i progetti di adattamento – che potrebbero essere più rilevanti.
La crisi energetica che attualmente prevale in Europa non deve essere trattata come una via per promuovere nuove infrastrutture per l’estrazione e l’esportazione di petrolio e gas.
Questa “corsa al gas” in Africa è pericolosa e miope.
È un disastro per il nostro clima, poiché compromette gli impegni esistenti di mantenere la temperatura entro 1,5° C.
Rischia inoltre di contraddire gli obblighi giuridici dell’Italia di eliminare gradualmente i finanziamenti internazionali per il petrolio e il gas, come promesso a Glasgow alla COP26.
L’Italia – che ha condiviso la presidenza della COP26 con il Regno Unito – ha aderito all’iniziativa COP26 Glasgow impegnandosi a porre fine al nuovo sostegno pubblico diretto al settore internazionale dell’energia da combustibili fossili entro la fine del 2022.
Tuttavia, attraverso le operazioni di SACE , un’agenzia italiana di credito all’esportazione, l’Italia è diventata da allora il principale finanziatore pubblico di combustibili fossili in Europa e il sesto a livello mondiale.
Dall’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi, inoltre, quasi la metà dell’importo delle garanzie rilasciate da SACE riguarda progetti di combustibili fossili in Africa.
Il “Piano Mattei” rischia di esacerbare tutto ciò.
La proliferazione di progetti di petrolio e gas fossile rappresenta un ostacolo sulla strada di una giusta transizione energetica nel continente africano, come denunciato dalla società civile africana riunitasi a settembre a Nairobi, in Kenya, per l’Africa Climate Summit».
Lorraine Chiponda, coordinatrice dei Movimenti africani di Movements Building Space, ha sottolineato: «Che l’Africa sia colpita in modo sproporzionato dalla crisi climatica non è in dubbio.
Per affrontare la crisi, il continente ha bisogno di partenariati che sostengano una transizione equa e giusta dai combustibili fossili.
Questo deve avvenire in modo da facilitare l’accesso e la proprietà dell’energia pulita da parte degli africani, costruire sistemi alimentari resilienti e sostenere l’adattamento al clima.
Il Piano Mattei non è in grado di fornire tutte le leve necessarie all’Africa.
Ma la cosa più spaventosa è che qualsiasi finanziamento dello sviluppo dei combustibili fossili in Africa mina la resilienza e l’adattamento al clima del continente».
Per Joab Okanda, consulente senior per il clima di Christian Aid, «il vertice dovrebbe essere il momento in cui l’Italia e le sue compagnie di combustibili fossili sostenute dallo Stato si rendano finalmente conto dei danni che stanno causando all’Africa e si impegnino a investire sulle abbondanti energie rinnovabile disponibili in Africa, che hanno il potenziale di creare posti di lavoro per migliaia di persone che muoiono mentre cercano di raggiungere l’Europa.
E’ ora che l’Africa si stacchi dalle visioni strategiche degli attori europei dei combustibili fossili, mascherate da progetto di sviluppo dell’Africa, e mobiliti l’impegno politico per una strategia globale che cerchi di riposizionare l’Africa nei sistemi energetici neocoloniali globali e la metta sulla strada dell’autosufficienza e della prosperità sostenibile».
Per creare un dialogo significativo in vista e durante il vertice Italia-Africa per portare avanti un’agenda di, da e per gli africani, le associazioni africane invitano le istituzioni italiane a:
1. Porre fine agli approcci neocoloniali da parte dei Paesi europei: accogliamo con favore la cooperazione internazionale, ma deve basarsi su approcci guidati, sviluppati e gestiti dall’Africa, che rispondano ai nostri bisogni fondamentali di sviluppo.
I piani avviati dai Paesi europei, che prendono il nome dai dirigenti petroliferi europei, non sembrano allinearsi bene con questo approccio.
Chiediamo un ripristino delle relazioni euro-africane e la fine di tutte le azioni da parte dei paesi europei e degli altri paesi del nord del mondo che pretendono di stabilire piani per l’Africa.
2. Trasparenza, partecipazione e inclusione della società civile africana: il coinvolgimento dei partner africani dovrebbe essere quanto più inclusivo e trasparente possibile.
In un modo che promuova l’uguaglianza e un dialogo significativo in cui il coinvolgimento con la società civile africana garantisca che i bisogni e gli interessi genuini degli africani si riflettano in qualsiasi risultato della cooperazione.
3. Accesso all’energia e transizione energetica: in linea con la dichiarazione finale della COP28, qualsiasi piano di cooperazione italo-africana dovrebbe prendere in considerazione cosa significhino per l’Africa e l’Europa la “transizione dai combustibili fossili” ed eventuali accordi per espandere la produzione e le infrastrutture di gas in Africa.
Chiediamo la cooperazione per incrementare l’energia rinnovabile incentrata sulle persone per soddisfare le esigenze di 600 milioni di africani che non hanno accesso all’energia moderna e sono stati delusi dall’industria dei combustibili fossili e dal precedente impegno dei partner europei in Africa.
4. Adottare un approccio integrato alle questioni climatiche, energetiche e di sviluppo dell’Africa, che aumenti, anziché ridurre, la sovranità alimentare ed energetica dell’Africa e porti benefici diretti alle persone e alle comunità, non solo alle élite africane.
Senza un approccio così integrato guidato dall’Africa, concetti come “crescita verde” non faranno altro che favorire il “neocolonialismo”.
5. Adattamento: il vertice deve affrontare le lacune nei finanziamenti per l’adattamento a livello globale e africano, mantenendo gli impegni per raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento, fissando nuovi obiettivi per colmare il divario esistente, riformando il sistema finanziario e dando priorità alla qualità e all’accessibilità dei finanziamenti.
Inoltre, dovrebbe discutere come posizionare un quadro di adattamento che incentivi le opzioni di finanziamento favorevoli all’Africa come la riduzione del debito, le esenzioni fiscali e le sovvenzioni per colmare efficacemente il gap finanziario per il clima.
6. Agroecologia e sovranità alimentare: l’Africa deve riconquistare l’autosufficienza nella produzione alimentare attraverso l’agroecologia e sistemi alimentari che garantiscano la sovranità alimentare e i diritti degli agricoltori.
I sistemi alimentari industrializzati, compreso il loro sostegno da parte delle banche commerciali e multilaterali, devono essere efficacemente contrastati, con un adeguato sostegno pubblico all’agricoltura contadina e alla produzione alimentare locale.
7. Riconoscere l’enorme ruolo che la crisi climatica gioca nella migrazione e perché la continua “corsa al gas” in Africa da parte dell’Italia e di altre nazioni europee sta perpetuando l’emergenza climatica così come la crisi alimentare e di sicurezza che a sua volta costringe le persone africane a migrare pericolosamente verso l’Europa.
Fadhel Kaboub, membro del Gruppo di esperti indipendenti sulla transizione giusta e lo sviluppo, ha aggiunto: «Se il Vertice Italia-Africa non rispetta le esigenze dell’Africa, allora il “Piano Mattei” non è altro che un palese progetto coloniale che deve essere smascherato e respinto piuttosto che celebrato dai leader africani.
Non possiamo accettare offerte di partenariato che aggravano i problemi strutturali dell’Africa.
Vogliamo costruire infrastrutture di energia rinnovabile per servire i 600 milioni di africani che non hanno accesso all’elettricità, piuttosto che esportarla per la sicurezza energetica dell’Europa.
Vogliamo investire nella sovranità alimentare e nell’agroecologia, non nell’esportazione di colture da reddito per integrare la Politica agricola comune (PAC) dell’Ue.
Dobbiamo sfuggire alla parte inferiore della catena del valore globale e investire nella produzione ad alto valore aggiunto».
Cristiano Maugeri, Policy officer di ActionAid Italia, firmataria della lettera, conclude: «Durante la COP26 di Glasgow, il governo italiano si è impegnato ad eliminare gradualmente i finanziamenti a petrolio e gas.
ActionAid chiede al governo di inserire questi impegni all’interno del Piano Mattei ampliando inoltre lo spazio nella cabina di regia ad organizzazioni della società civile africana quali diretti interessati dell’impatto di tali investimenti».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 26 gennaio 2024 sul sito online “greenreport.it”)