Comunicato stampa
La disposizione emessa dal Comune di Guidonia Montecelio, il 24 novembre 2023, nei confronti di Ambiente Guidonia srl affinché “non utilizzi più il pozzo NP5 per le attività” dell’impianto TMB ed affinché la CMRC “revochi l’autorizzazione all’emungimento di acqua dallo stesso pozzo“, appare un atto importante ma sicuramente non decisivo ed inoltre non in linea con quanto deciso dalla seduta di Conferenza di Servizi, lo scorso 6 novembre, sulla falda inquinata all’Inviolata di Guidonia.
La CdS aveva deciso infatti che il Comune avrebbe dovuto emettere un atto di diffida nei confronti di Ambiente Guidonia e della CMRC, perché non si utilizzasse più quel pozzo per il processo industriale del TMB, in quanto illegittimo, abusivo, autorizzato incautamente dalla Città metropolitana nello scorso dicembre 2022.
Dopo 18 giorni dalla seduta di CdS, il Comune ha evidentemente avuto timore ad emettere una diffida (che prevede anche dei tempi di attuazione) ed ha solo “disposto” che Ambiente Guidonia e CMRC ponessero i sigilli sull’utilizzo del pozzo incriminato.
Non è stato, tra l’altro, indicato dal Comune guidoniano in base a quale disposizione normativa si prendesse tale decisione.
Eppure, all’interno della seduta di CdS del 6 novembre, il riferimento normativo – l’art. 242 ter del Dlgs 152/06 – è stato più volte ricordato.
Tale riferimento prescrive indubbiamente che, all’interno di aree sottoposte a bonifica (come quella dell’Inviolata, a causa della contaminazione in corso derivante dalla trentennale attività della discarica), non si possano autorizzare altre attività (come quella del TMB), né si può emungere acqua dal sottosuolo per mezzo di un pozzo (che condizionerebbe il buon esito della bonifica stessa).
Tanto più che tale pozzo è risultato come costruito senza autorizzazione e quindi illegittimo, abusivo.
Ora bisogna attendere che Ambiente Guidonia (in realtà, i commissari prefettizi che gestiscono la società) e la Città metropolitana eseguano la disposizione comunale, a meno che non decidano di impugnarla.
Un fatto è che questo pozzo abusivo è stato usato dalla società per portare avanti un collaudo che è in corso dal 18 gennaio 2023, mentre è da due anni che le associazioni locali segnalano l’illegittimità del pozzo NP5.
Le Amministrazioni pubbliche, non agendo in tempi rapidi e ragionevoli, hanno permesso di fatto che tale collaudo proseguisse, seguendo le volontà del bisindaco Gualtieri che, pur di mandare in attività quell’impianto, ha dichiarato un’emergenza che non c’era, ha emesso un’Ordinanza semestrale urgente (poi decaduta), ha fatto firmare un accordo tra AMA spa ed Ambiente Guidonia srl, agendo contro il nostro territorio in modo spregevole.
Tra le conseguenze dello stop all’emungimento idrico per l’impianto TMB ce ne sono diverse, ma una in particolare è sfuggita ai più.
L’art. 20 del contratto per la gestione dell’impianto TMB all’Inviolata di Guidonia – stipulato tra AMA spa ed Ambiente Guidonia srl, il 12 ottobre 2022, sotto gli auspici e la diretta partecipazione dell’allora Prefetto della Provincia di Roma, Matteo Piantedosi, che dopo due giorni emetteva l’interdittiva antimafia nei confronti della società di Manlio Cerroni – prescrive infatti tassativamente, tra le condizioni contrattuali, che “Le parti subordinano altresì espressamente l’efficacia del presente contratto alla possibilità effettiva ed attuale in capo ad Ambiente Guidonia s.r.l. di emungere l’acqua di falda per il fabbisogno idrico dell’impianto con il rilascio da parte di Città Metropolitana Roma Capitale in favore di Ambiente Guidonia della Determinazione Dirigenziale per la concessione di derivazione di acqua dalla falda idrica sotterranea mediante un pozzo di emungimento in loco giusto disciplinare già sottoscritto da Ambiente Guidonia con CMRC in data 23.6.2022 e registrato all’Agenzia delle Entrate il successivo 13.7.2022.
Le parti espressamente convengono che AMA non potrà mai essere ritenuta responsabile e/o tenuta ad indennità, risarcimenti o rimborsi a qualsiasi titolo, in favore di Ambiente Guidonia e/o di terzi, nel caso in cui il conferimento dei rifiuti non sia possibile a causa della impossibilità in capo ad Ambiente Guidonia s.r.l. di emungere l’acqua di falda per il fabbisogno idrico dell’impianto“.
Anche la Regione Lazio, in procinto di emettere la determinazione di messa in attività dell’impianto TMB, si trova ora davanti un ostacolo che rischia di vanificare l’AIA concessa da Flaminia Tosini nel 2020-21, in quanto il Piano di Monitoraggio e Controllo collegato all’autorizzazione regionale andrà per l’ennesima volta modificato, vista l’impossibilità di emungere l’acqua per il processo industriale dal pozzo illegittimo e tenuto conto che il già menzionato art. 242 ter vieta la costruzione di nuovi pozzi in area sottoposta a bonifica.
Un insieme di problemi da sbrogliare, come si vede, a cui le Amministrazioni pubbliche non sanno dare risposte chiare ed univoche, “distratte” dalle pressioni del privato e da quelle dei politici interessati alla gestioni di grandi impianti e dei grandi affari connessi.
L’opposizione puntuale e senza mediazioni da parte di associazioni e comitati locali resta l’unica forza capace di far vedere che “il re è nudo”!
Comitato per il Risanamento Ambientale
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Comune Guidonia, 24-11-2023 – Documento P_CMRC-AmbienteG_CdS_richiesta revoca uso pozzo np5 (1)