ROVANIEMI (Finlandia) – Per la prima volta da oltre vent’anni, gli Stati membri del Consiglio Artico non hanno trovato un accordo sulla dichiarazione finale, al loro incontro ministeriale biennale.
All’origine c’è il rifiuto degli Stati Uniti di citare il cambiamento climatico del documento.
All’inizio dell’11esimo incontro dei ministri degli Esteri a Rovaniemi, il finlandese Timo Soini ha annunciato un cambiamento nell’agenda: la dichiarazione finale sarebbe stata sostituita da dichiarazioni ministeriali.
Varie fonti hanno spiegato il motivo, cioè che gli Stati membri non sono stati in grado di raggiungere un’intesa, con gli Stati Uniti che hanno rifiutato di citare il riferimento ai cambiamenti climatici, particolarmente evidenti nella regione, con l’aumento delle temperature medie che procede due volte più rapidamente che non nel resto del mondo, nel documento messo a punto dalla presidenza finlandese.
“Non nomino o accuso nessuno“, ha detto Soini, che ha presieduto l’incontro, “ma di certo è chiaro che le questioni climatiche sono diverse dai diversi punti di vista“.
Il Consiglio ha quindi diffuso, invece della tradizionale dichiarazione, una più breve “dichiarazione ministeriale“, con cui fissare gli obiettivi futuri dell’organizzazione, senza citare il cambiamento climatico.
Soini ha anche intrapreso il passo inusuale di diffondere gran parte della dichiarazione bocciata, completa di obiettivi climatici, come “dichiarazione del presidente“.
Il ministro degli esteri finlandese ha annunciato, all’inizio della riunione, e senza dare spiegazioni, che la dichiarazione finale sarebbe stata sostituita da dichiarazioni separate dei ministri degli otto paesi rappresentati nel Consiglio (Stati Uniti, Russia, Danimarca, Canada, Islanda, Norvegia, Svezia, Finlandia e sei organizzazioni delle popolazioni native).
Diversi partecipanti alla riunione hanno in seguito spiegato le ragioni del cambio di programma: gli Stati Uniti si sono impuntati, contro tutti gli altri, a voler escludere ogni riferimento ai cambiamenti climatici.
E’ quindi la prima volta dal 1996, da quando è nato, che il Consiglio si conclude senza una dichiarazione congiunta.
Nel discorso che ha tenuto ieri, il segretario di stato Usa Mike Pompeo ha tuonato contro Russia e Cina – che mantiene lo status di osservatore nel Consiglio – per la loro “postura aggressiva” nell’Artico e non ha citato neanche una volta i cambiamenti climatici che hanno aperto nuove rotte nella regione e reso possibile lo sfruttamento delle risorse minerarie.
Gli Usa intendono quindi, come già stanno facendo gli altri due paesi, rafforzare la loro presenza nella regione.
“La regione è diventata teatro di potere e competizione.
E gli otto paesi artici devono adattarsi a questo nuovo futuro.
Il fatto che la regione sia un luogo selvaggio non significa che debba essere anche dominato dall’illegalità.
E faremo in modo che non lo diventi“, ha dichiarato Pompeo anticipando “esercitazioni militari, il rafforzamento della presenza delle nostre forze, ricostituire la flotta di rompighiaccio e l’ampliamento dei finanziamenti per la guardia costiera“.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 7 maggio 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)