Comunicato stampa
Lo scambio recente di missive tra il Comune di Guidonia Montecelio e l’interdetta azienda cerroniana Ambiente Guidonia srl – nelle persone dei due commissari prefettizi, perché l’impianto TMB è gestito da un anno da Augusta Iannini e Tiziano Onesti, per gentile intercessione di Matteo Piantedosi quand’era prefetto romano – rischia di diventare virulento.
Da una parte, molto timidamente, i responsabili comunali dell’Ambiente hanno disposto, il 24 novembre, il divieto di utilizzo del pozzo NP5 per emungere dal sottosuolo l’acqua necessaria a trattare i rifiuti nel TMB, in quanto abusivo, illegittimo e vettore di interferenza nella bonifica in atto nel sito, inquinato dalle attività dell’ex discarica (sempre di proprietà di Cerroni) e sottoposto alle “cure” della Conferenza dei Servizi da ben dodici anni.
La disposizione comunale è stata inviata anche alla Città metropolitana di Gualtieri affinché revochi l’autorizzazione all’emungimento.
Dall’altra parte, i due commissari prefettizi hanno risposto, lo scorso 6 dicembre, che la disposizione comunale è irricevibile per vari motivi.
Innanzitutto, l’autorizzazione all’uso del pozzo è firmata da CMRC e non è quindi il Comune a poterla revocare.
Secondariamente, se si chiudesse il rubinetto del pozzo si andrebbe incontro all’interruzione di un “servizio pubblico”, utile alla popolazione romana che patirebbe un danno igienico-sanitario.
La lettera dei commissari minaccia infine il ricorso giudiziario e la richiesta di danni per l’interruzione del servizio.
La situazione è diventata parossistica, con il Comune di Guidonia Montecelio incapace ed inadeguato a gestire questa partita, nonostante i poteri di competenza assegnatogli dalla legge in qualità di autorità procedente sulla bonifica e con i dirigenti della CMRC completamente succubi ai voleri della ditta Gualtieri-Cerroni.
Di fatto, stravolgendo completamente la normativa di settore, gli interessi del privato e del bisindaco Gualtieri appaiono essere prevalenti rispetto a quelli del risanamento ambientale, della bonifica di un sito che lo stesso privato ha responsabilmente contaminato con una cattiva gestione della discarica.
Inoltre, il Comune, ad oltre un mese dalla seduta della Conferenza dei Servizi che ha deciso il divieto di emungimento, non ha nemmeno pubblicato il verbale della riunione, facendo venir meno, in tal modo, la copertura amministrativa che questo potrebbe fornire.
Fino ad oggi la Città metropolitana – con i suoi dirigenti coinvolti, Rosanna Capone, Maria Zagari e Paola Camuccio – tace, ad oltre dieci giorni dalla lettera del Comune di Guidonia.
Eppure, sono state proprio queste dirigenti a sollecitare più volte, da un anno a questa parte, il Comune a prendere una decisione definitiva sull’uso del pozzo incriminato.
La storia, com’è noto, è partita da una constatazione dell’illegittimità palese di questo pozzo ad opera delle associazioni locali aderenti al CRA.
Ma sia il Comune che la Città metropolitana hanno evidenti difficoltà a “disturbare il manovratore”, preferendo proseguire nell’illegittimità piuttosto che interrompere gli affari del bisindaco Gualtieri e dell’interdetto Cerroni.
In questi giorni, il TMB continua a ritmo serrato il collaudo funzionale del suo ciclo industriale, utilizzando i rifiuti romani, cortesemente conferiti dai camion dell’AMA che solcano l’area protetta dell’Inviolata, inquinata dal profitto e dall’omertà.
NON GIRIAMO ANCHE NOI LA FACCIA DALL’ALTRA PARTE!
Comitato per il Risanamento Ambientale (CRA
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Ambiente Guidonia_risposta e diffida Comune di Guidonia_6.12.2023