Il ministero dell’Ambiente ha meritoriamente pubblicato il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico (Pnacc), ponendo fine a un’attesa lunga quasi sette anni.
Il Piano è stato però accolto criticamente dalle principali associazioni ambientaliste nazionali, in quanto si presenta di fatto come una scatola pressoché vuota: un elenco di 361 possibili azioni di adattamento, per la quasi totalità senza una stima dei relativi costi né – soprattutto – dei finanziamenti necessari.
In questa scia s’inserisce anche l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS): «Il Pnacc non beneficia di specifiche risorse finanziarie – sottolinea nel merito Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS – Per questo, bisogna urgentemente valutare se e come gli investimenti previsti dal Pnrr o quelli finanziati da altri strumenti, come i fondi europei e nazionali per la coesione, possano contribuire alla realizzazione del Piano».
Le premesse non sono delle migliori, contando che proprio il Governo Meloni nell’estate scorsa ha parzialmente riscritto il Pnrr, definanziandolo di importanti fonti inerenti proprio la lotta al dissesto idrogeologico e al rischio alluvioni.
«Tali analisi vanno condotte entro marzo – rimarca Giovannini – così da poter valutare in occasione della preparazione del prossimo Documento di economia e finanza eventuali correzioni da riversare poi nella Legge di bilancio per il 2025.
Le politiche di contrasto e di adattamento alla crisi climatica devono essere considerate prioritarie dal Governo, dalle Regioni e dai Comuni, per scongiurare disastri come quelli degli ultimi anni e rendere le nostre infrastrutture resilienti».
Sull’urgenza di tali valutazioni, basti osservare che nell’ultimo anno gli eventi meteo estremi sono cresciuti del 22%, e che solo due di essi – la doppia alluvione in Emilia Romagna e quella in Toscana – sono stati sufficienti a sommare danni per 11 miliardi di euro.
«Per dare immediata e piena attuazione al Piano – conclude dunque il direttore scientifico ASviS – occorre che il Governo crei in tempi brevissimi la struttura di governance prevista dallo stesso Piano, così da trasformare gli obiettivi stabiliti in azioni concrete».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 5 gennaio 2024 sul sito online “greenreport.it”)