ROMA – Nei giorni in cui il Prosecco fa segnare record di vendite nel mondo, l’Università di Padova pubblica sulla prestigiosa rivista Plos One – rivista open access – un’accurata ricerca che monitora i terreni del Prosecco docg dal 2012 a oggi e certifica che quel territorio ha un indice di erosione trentun volte superiore ai limiti considerati tollerabili all’interno dell’Unione europea.
Per arrivare a una bottiglia di Prosecco si consumano, sostiene il lavoro, 3,3 chili di terra e il fatto che di Prosecco se ne producano 446 milioni di bottiglie l’anno (90 milioni nell’area storica nella provincia di Treviso) dimostra come l’impronta ecologica del prodotto sia notevole.
Si chiama così, soil footprint, ed è un indicatore di sintesi in questo campo di ricerca scientifica, “soil geography”, attivo da mezzo secolo.
I geografi e ingegneri ambientali dell’Ateneo padovano – a cavallo di tre dipartimenti e sotto la guida del professor Massimo De Marchi – hanno analizzato i 215 chilometri quadrati originari, il “Conegliano-Valdobbiadene” dove la coltivazione della vite che darà il Prosecco a denominazione di origine controllata e garantita occupa il 30 per cento del terreno disponibile.
Il territorio del Prosecco, sì, si è allargato nel tempo e oggi la vigna si trova in ampie zone sia del Veneto che del Friuli Venezia Giulia.
Bene, la ricerca avanza il dubbio che un’attività agricola così intensiva come quella sviluppata nell'”area docg” non sia più sopportabile sul piano ambientale.
In “Estimation of potential soil erosion in the Prosecco Docg area” si legge: “Il suolo è una risorsa non rinnovabile, per questo motivo bisogna avere un approccio integrato alla gestione dell’agroecosistema.
Un territorio come quello dell’area Prosecco oggi dà ottimi risultati dal punto di vista economico, ma questo tipo di produttività alla lunga difficilmente sarà sostenibile“.
Nei fatti, con l’erosione il suolo si abbassa – sul piano topografico – e il terreno s’impoverisce, in termini di sostanza organica e nutrienti.
L’erosione è in natura, in media un millimetro l’anno: quel che preoccupa è la velocità con cui può avvenire.
La soglia tollerabile di abrasione del suolo è stata individuata dagli esperti tra 0,3 e 1,4 tonnellate per ettaro l’anno.
E’ un indice di carattere europeo, ma nei terreni del Prosecco docg i valori riscontrati dall’équipe di geografi sono trentun volte superiori.
Le colture di vigneti, altrimenti dette “agricoltura da versante”, sono tra quelle che più stimolano processi erosivi.
La ricerca dell’Università di Padova stima che si possono perdere da 150 mila a 400 mila tonnellate l’anno di suolo.
Il processo degenerativo può essere dimezzato se intorno alla produzione si allarga, invece, una fascia di contenimento green: “Siepi intorno ai filari, fasce tampone e inerbimento delle aree dei vitigni“.
Chris Foss, conosciuto ricercatore del Plumpton College, East Sussex, ha suggerito di piantare altre siepi e passare a terrazze orizzontali invece di continuare a sviluppare i vigneti in pendenza.
Anticipi della ricerca, non precisi in verità, erano usciti sui giornali inglese lo scorso gennaio.
Nelle ultime stagioni è in atto un’offensiva della stampa inglese nei confronti delle bollicine del Prosecco, la cui affermazione commerciale ha fatto scendere la vendita di birra nei pub della Gran Bretagna.
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che ha candidato già due volte le colline del Prosecco a patrimonio Unesco, ha parlato di “pura invidia” degli inglesi.
Diversi viticoltori hanno contestato i dati della ricerca e aggiunto: “Frenare l’erosione è interesse primario di chi produce vino“.
Processi di mitigazione della produzione sono già avvenuti negli anni scorsi nelle zone del Chianti e delle Langhe, nello Champagne e nella Borgogna francesi.
Lo scorso 24 maggio il presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Doc, Stefano Zanette, presentando il nuovo rosée doc (sarà in produzione dall’autunno 2020), ha messo a bilancio la vendemmia 2018 con questi numeri: produzione di 3,6 milioni di ettolitri, il 10,7 per cento in più rispetto all’anno precedente.
Crescita del 13,4 per cento del valore economico, pari a a 2,369 miliardi di euro.
L’80 per cento del Prosecco viaggia all’estero con una crescita esponenziale – appunto – in Gran Bretagna.
(Articolo di Corrado Zunino, pubblicato con questo titolo il 27 maggio 20919 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)