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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

Sentieri, dove senza bonifiche i Siti d’interesse nazionale (e regionale) uccidono

09/06/2019
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Il programma di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati finanziato dal ministero della Salute ha partorito ieri il V rapporto Sentieri, prendendo in esame 45 Siti di interesse per le bonifiche – di cui 38 d’interesse nazionale (Sin) e 7 riclassificati come d’interesse regionale (Sir) – e mettendo purtroppo in evidenza dati da emergenza sanitaria oltre che ambientale.

Nel periodo 2006-2013 per l’insieme dei 45 siti sono stati stimati infatti 5.267 decessi in eccesso per tutte le cause negli uomini (+4%) e 6.725 nelle donne (+5%); di questi, 3.375 decessi per tutti i tumori maligni in eccesso negli uomini (+3%), e 1.910 nelle donne (+2%).

Per quanto riguarda invece l’incidenza tumorale globale – ovvero quanti nuovi casi di tumore vengono diagnosticati – è stato stimato un eccesso di 1.220 casi negli uomini e 1.425 nelle donne.

Prendendo in considerazione nella popolazione generale le patologie di interesse a priori, ed esaminando l’insieme dei 45 siti studiati, si osserva che gli eccessi più frequenti per i diversi esiti studiati sono relativi ai tumori maligni della pleura/mesoteliomi maligni, tumore maligno del polmone, malattie dell’apparato respiratorio, tumori maligni del colon retto e dello stomaco.

Tali eccessi, variamente combinati per patologia, esito, genere, si osservano in 35 siti, le cui fonti di esposizione ambientale più ricorrenti sono rappresentate da impianti chimici, aree portuali, impianti petrolchimici e/o raffinerie, amianto.

Una situazione drammatica che Sentieri è chiamato a studiare e documentare, ma non a risolvere.

Per questo servirebbe concludere effettivamente le bonifiche nei Sin e Sir, spesso noti e perimetrati da decenni ma ancora liberi di inquinare.

Solo poche settimane fa è stata direttamente l’Ispra – l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – a fare il punto della situazione durante un’audizione parlamentare per la commissione Ecomafie, e i numeri testimoniano lo stallo di sempre.

Ad oggi in Italia ci sono 41 Sin, per una superficie totale a terra di 171.268 ettari e a mare di 77.733 ettari, e sul totale della superficie terrestre dei Sin (esclusi 6 siti con caratteristiche peculiari) gli interventi di bonifica o messa in sicurezza si sono concluse per appena il 15% dei suoli e il 12% delle acque sotterranee.

Rinunciando così non solo a un’imprescindibile riduzione dei fattori d’inquinamento locali, ma anche a una preziosa occasione di sviluppo sostenibile.

Come già documentato su queste pagine secondo le stime fornite da Confindustria per concludere le bonifiche sarebbero necessari investimenti pari a circa 10 miliardi di euro, mentre finora lo Stato ha stanziato risorse «nell’ordine di milioni di euro». 

Eppure investendo nelle bonifiche dei Sin questi 10 miliardi di euro Confindustria stima che il livello della produzione aumenterebbe di oltre il doppio, innescando 200.000 posti di lavoro in più e ripagandosi in gran parte da solo: tra imposte dirette, indirette e maggiori contributi sociali allo Stato rientrerebbero 4,7 miliardi di euro, oltre all’inestimabile valore di un ambiente finalmente sano.

Sono passati ormai tre anni dalla pubblicazione dello studio confindustriale, ma nonostante il cambio Governo le bonifiche sono rimaste come sempre al palo, alimentando un giustificato clima di crescente sfiducia sul territorio.

È in questo difficile contesto che s’inserisce anche il capitolo della comunicazione, affrontato con dovizia di dettagli anche all’interno dello studio Sentieri, che ne sottolinea l’importanza capitale: «Occorre mettere in opera piani di comunicazione con la popolazione residente nei siti, fornendo indicazioni operative per evitare, o quanto meno mitigare, le circostanze di esposizione, e contribuire a rafforzare la rete di relazioni tra istituzioni e cittadini residenti, anche per quanto attiene ai processi decisionali che riguardano l’interconnessione ambiente e salute».

Perché senza consapevolezza è assai difficile che possa maturare una qualsiasi forma di sviluppo sostenibile.

 

(Articolo di Luca Aterini, pubblicato con questo titolo il 7 giugno 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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