Riceviamo e pubblichiamo
Un decreto a firma del Ministro Costa pone limiti più stringenti per la piattaforma Vega B.
Ne dà notizia lo stesso Ministro su facebook: “Con decreto ministeriale ho approvato la decisione della Commissione VIA VAS e abbiamo dato valutazione negativa per 8 pozzi petroliferi nel Canale di Sicilia, accanto alla Piattaforma Vega, tra le più impattanti”.
Soddisfatti i parlamentari siciliani del MoVimento 5 Stelle Marialucia Lorefice, Paolo Ficara e Pino Pisan: «Con il decreto firmato dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa, anche i colossi petroliferi che gestiscono la piattaforma Vega B nel canale di Sicilia dovranno attenersi a regole molto più stringenti per le autorizzazioni alle trivellazioni … ci auguriamo pertanto che l’importante provvedimento preso dal ministro Costa rappresenti il preludio di uno stop definitivo alla piattaforma».
E così un pezzo di maggioranza di Governo fossile si intesta dunque un “no” già espresso in sede tecnica con Parere n. 2633 del 9 febbraio 2018 (https://va.minambiente.it/…/Oggetti/MetadatoDocumento/229727) allorché fu la pessima Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente (Governo Gentiloni) a bocciare il progetto di 8 nuovi pozzi petroliferi nel Canale di Sicilia, presentato da Eni ed Edison, entro le 12 miglia di fronte alla costa tra Ragusa e Scicli.
Quello del Ministro Costa e dei parlamentari 5 Stelle appare come tentativo disperato di recuperare terreno sul piano della comunicazione “no triv” a fronte di un’azione di Governo che si è mossa costantemente nella direzione opposta.
Qualche esempio?
Il Governo non ha inserito nella Legge 12/2019 (conversione in legge del Decreto Semplificazioni) la norma contenuta nel “Pacchetto Volontà” notificata dal CNNT al MISE il 13 ottobre 2018 e poi riproposta in gennaio, riguardante il divieto di effettuazione di nuove attività petrolifere entro le 12 miglia, campo Vega B compreso.
Inoltre, le dichiarazioni del Ministri e dei parlamentari pentastellati giungono a pochi giorni dalla “denuncia” del Coordinamento Nazionale No Triv riguardante il pesante ritardo accumulato finora dai Ministeri competenti (Ambiente compreso) in merito alla redazione del Pitesai (mancano appena 16 mesi per chiudere il complicatissimo iter di approvazione) e la mancanza di provvedimenti amministrativi di sospensione di permessi di prospezione e ricerca i idrocarburi in mare e su terra ferma.
Fatta eccezione per una smentita a dir poco “imbarazzante” del Mise, il Governo non ha saputo dare spiegazioni né alcun parlamentare 5 Stelle ha ritenuto opportuno interrogare su questi due ultimi punti il Ministro Di Maio.
Anche Costa ha taciuto.
Su Facebook il Ministro Costa scrive anche “Quando diciamo #StopTrivelle non parliamo di parole vuote ma di impegni concreti. Ed ecco i fatti!”.
Ed eccoli i fatti di cui scrive il Ministro!
Nuove attività “petrolifere” entro le 12 miglia sono ancora lecite; dopo l’entrata in vigore della legge 12/2019 non si sono registrati provvedimenti amministrativi di sospensione per permessi di prospezione e ricerca, ragion per cui le società Oil&Gas potrebbero tranquillamente continuare a cercare gas e petrolio; le proroghe automatiche delle concessioni non sono mai state messe in discussione dal Suo Governo; del Pitesai non si hanno notizie; le nuove linee guida per il decommissioning delle piattaforme giunte a fine vita anziché imporre il ripristino dei luoghi consentono che le strutture possano essere riutilizzate per la costruzione di mini depositi di gas liquefatto; i sussidi alle fonti fossili continuano a toccare, come in passato, quota 18 miliardi di euro ogni anno; il Piano Nazionale Integrato Energia Clima, che non intacca i sussidi alle fonti fossili, ruota intorno al gas; nel caso di un improbabile “no” a Poseidon, avremo in cambio con molta probabilità la conferma del “sì” al raddoppio della capacità di trasporto del Tap, ecc. ecc..
In breve, parafrasando il Ministro, quando il Governo dice #StopTrivelle straparla solo di parole vuote.
(Comunicato del Coordinamento Nazionale No Triv, pubblicato con questo titolo il 24 aprile 2019 sul sito online “greenreport.it”)