Dieci anni di emergenza in Puglia, dieci anni di toto xylella.
Si va dai 21 milioni di ulivi proclamati infetti – senza citare alcuna fonte – all’abbattimento discrezionale, consentito per legge nell’area infetta, con una semplice comunicazione alla Regione.
Le cifre da capogiro – riportate anche dalla stampa – non trovano riscontro se si leggono i numeri ufficiali.
Quello che è evidente è che la diffusione diminuisce, ma gli abbattimenti aumentano.
IN TOTALE IN DIECI ANNI SONO STATE ERADICATE 15.100 piante, di cui la maggioranza ulivi.
I dati in parte sono consultabili sul sito istituzionale.
Quelli dal 2013 ad oggi sono stati acquisiti e resi noti in uno studio scientifico a firma di Margherita Ciervo del dipartimento di Economia, Management e Territorio dell’Università di Foggia e di Marco Scortichini, dirigente di ricerca del Crea (Centro di ricerca Olivicoltura Frutticoltura e Agrumicoltura).
A pubblicarlo è stata la rivista scientifica Journal of Phytopathology, edita dalla casa editrice statunitense Wiley.
Che c’è un significativo rallentamento della diffusione della xylella fastidiosa in Puglia lo ha confermato anche il Cnr-Ipsp di Bari.
Anche in Basso Salento, ovvero l’area da cui sono giunte le immagini spettrali dei maestosi ulivi ridotti a scheletro, è in corso – ha dichiarato l’ente – un’evidente attenuazione.
Quello che balza agli occhi con questo nuovo studio, dal titolo A decade of monitoring surveys for Xylella fastidiosa subsp. pauca in olive groves in Apulia (Italy) reveals a low incidence of the bacterium in the demarcated areas, è proprio la bassa incidenza – specie dal 2021 in poi – della xylella nelle aree delimitate in cui vengono effettuati i monitoraggi e gli abbattimenti.
Questi ultimi – scrivono gli autori – «superano significativamente il numero di piante positive: oltre il 1050% e quasi il 1300%» rispettivamente nelle campagne del 2021-2022 e del 2022-2023.
La ragione è contenuta nelle disposizioni europee che prevedono, in caso di positività, l’eradicazione nel raggio di 50 metri delle piante presenti.
Misura questa che gli autori dello studio chiedono di revocare, puntando invece sui monitoraggi.
LA DEMARCAZIONE TRA ZONA INFETTA, zona contenimento e zona cuscinetto, in questi 10 anni, si è spinta più a nord della provincia di Lecce, Brindisi e Taranto, con focolai dichiarati in Valle d’Itria e il rinvenimento del patogeno anche nella provincia di Bari.
Dai grafici pubblicati è visibile, in riferimento agli ultimi anni, una vera e propria «sforbiciata» sia tra il numero delle positività riscontrate e delle piante eradicate sia tra la superficie in cui sono stati effettuati i monitoraggi, che è diminuita rispetto al passato attestandosi a 31 mila ettari circa nel 2023 a fronte dei 185 mila circa del 2018-2019, e il numero di piante analizzate, che dalle 11 mila iniziali nel 2014 sono state oltre 266 mila da giugno 2022 e giugno 2023.
In quest’ultima campagna, sommando le porzioni di zona infetta in cui ancora si effettuano i monitoraggi e la zona cuscinetto, sono stati rinvenuti in totale 366 casi di positività, ovvero lo 0,14% delle piante campionate.
NONOSTANTE IL DATO SIA COSÌ ESIGUO ne sono state eradicate 4733.
«L’incidenza della xylella fastidiosa osservata in tutte le aree delimitate durante le indagini di monitoraggio è variata, ma – si legge nello studio – a parte le prime due indagini iniziali in cui l’incidenza ha raggiunto il 3,18% e l’8,15% (indagini dal 2013 al 2015), tutte le altre incidenze sono sempre state inferiori al 3,0%.
Va notato che durante le ultime tre campagne (dal 2020 al 2023) tali incidenze erano molto basse e variavano dallo 0,06% allo 0,70%».
Anche in merito alla correlazione tra il disseccamento e la positività ci sono aggiornamenti importanti: «Altri dati degni di nota – scrivono gli autori – sono quelli relativi alla percentuale di piante risultate positive alla ricerca di xylella e che mostravano, al momento del campionamento, i sintomi del CoDiRO (complesso del disseccamento rapido dell’olivo, nda).
A parte l’alta percentuale osservata durante la campagna da ottobre 2014 a dicembre 2015, quando il 69,56% degli olivi che presentavano i sintomi del CoDiRO sono risultati positivi alla xylella, tutte le altre campagne hanno suggerito che le relazioni tra gli alberi con sintomi di CoDiRO e la presenza di xylella nei campioni analizzati erano piuttosto bassi, vale a dire da un massimo del 22,56% (indagini da febbraio 2016 a maggio 2017) a un minimo del 3,21% (campagna da maggio 2021 a febbraio 2022)».
PER QUESTO MOTIVO NELLO STUDIO viene formulata la richiesta di riconsiderare il complesso del disseccamento rapido da un punto di vista epidemiologico più ampio, che tenga conto anche di altri eventuali patogeni.
Vengono citati infatti alcuni funghi come possibili concause.
Alle luce dei dati riportati gli autori ritengono opportuno «modificare le attuali regole di eradicazione», abrogando la norma dei 50 metri.
La proposta – scrivono – «potrebbe ridurre la devastazione dell’ambiente, del paesaggio, dell’agricoltura tradizionale e dell’economia territoriale e potrebbe validamente essere di supporto al decisore politico nelle sue scelte».
VA RICORDATO CHE IL BATTERIO È STATO rinvenuto anche in Francia, Spagna e Portogallo.
Per quanto riguarda le isole Baleari, in uno studio del 2021 in merito alle eradicazioni e alle misure di contenimento disposte dall’Unione europea, Diego Olmo, direttore del laboratorio fitosanitario presso l’Institut de Recerca i Formació Agroalimentària i Pesquera de les Illes Balearsha, scriveva: «Retrospettivamente, dopo più di quattro anni di enormi sforzi di campionamento e di ricerca, si è dimostrato che nessuna delle misure proposte era epidemiologicamente valida, dato che l’agente patogeno era già diffuso e consolidato nei campi da diversi decenni».
In Italia nel frattempo continuano i contenziosi in merito agli abbattimenti, da qualche tempo anche delle piante millenarie nella Piana degli ulivi monumentali, in deroga alle norme che le tutelano.
(Articolo di Maria Cristina Fraddosio, pubblicato con questo titolo l’8 febbraio 2024 su “L’Extraterrestre” allegato al quotidiano “il manifesto” di pari data)
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