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Home Approfondimenti

Wwf: Aree protette, la sfida del 2030 è lanciata

19/05/2023
in Approfondimenti, Archivi, Aree naturali protette, Governo del territorio, MATERIE TRATTATE, Natura, News, Parchi Nazionali, Parchi regionali, Piani territoriali, Riserve naturali regionali, Riserve naturali statali
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Il presidente del Wwf Italia, Luciano Di Tizio ha concluso il convegno nazionale “Protected Areas & Conservation”, che si è tenuto dal 15 al 17 maggio alle Seterie Borboniche di San Leucio (Caserta), ricordando  che «bisogna creare subito nuove aree protette per tutelare un terzo dell’Italia» e che «sull’obbligo europeo e nazionale di tutelare entro il 2030 il 30% del territorio e del mare è ora di passare dalle parole ai fatti».

Al 3 giorni di lavori e ai 2 workshop del convegno Wwf hanno partecipato oltre 100 tra esperti, direttori di aree protette e portatori di interesse, con 50 contributi scientifici ed esperienze gestionali, 6 sessioni tematiche che sono serviti a definire «le prospettive della sfida globale di raggiungere entro il 2030 il 30% di aree efficacemente protette, ecologicamente connesse e rappresentative, continuando così a garantire quei servizi ecosistemici che ci forniscono aria, acqua e suolo sicuri, fondamentali per la nostra vita e per affrontare la crisi climatica».

Il Panda Italiano ha evidenziato che «la biodiversità italiana, tra le più ricche d’Europa, costituisce un patrimonio di tutto il Paese.

Per conservarla e incrementarla, le aree protette rappresentano uno strumento imprescindibile, ma l’attuale situazione è tutt’altro che ottimale: dati non omogenei, territorio tutelato tuttora non sufficientemente esteso, risorse umane ed economiche insufficienti, obiettivi di gestione spesso non coerenti con le finalità di conservazione per le quali sono state istituite, un livello di sorveglianza, in particolare a mare, ancora insufficiente; aree protette istituite, ma mai avviate; modalità di gestione della fauna selvatica che rischiano di trasformare eccezionali successi di conservazione, come nel caso dell’orso e del lupo, in occasioni di conflitto».

Ma il Wwf fa notare che le soluzioni ci sono: «Grazie ai fondi del PNRR, le aree protette, l’ISPRA e gli esperti del National Biodiversity Future Center, che coinvolge decine di università e centri di ricerca, nei prossimi mesi avranno l’opportunità di mappare la biodiversità italiana per individuare le zone chiave per la natura dove istituire nuove aree protette.

Le nuove tecnologie, dai satelliti al DNA ambientale, dall’ecoacustica alle app, consentono la raccolta di dati essenziali, anche con il supporto di cittadini e volontari attraverso la citizen science.

Al fine di ripristinare habitat degradati e riportare specie chiave per la biodiversità, è poi ora di azioni concrete di rewilding e restauro ambientale anche grazie a strumenti di finanziamento come il programma europeo LIFE.

Oggi le conoscenze avanzate degli aspetti culturali ed economici, oltre che biologici ed ecologici, possono consentire la prevenzione e la migliore gestione dei conflitti uomo-fauna selvatica, mentre sistemi di certificazione possono assicurare il raggiungimento di obiettivi di conservazione adeguati».

L’Associazione evidenzia un altro aspetto critico: il crescente gap tra conoscenza scientifica e la politica, «le relazioni e gli interventi del convegno hanno mostrato un significativo livello di conoscenza non solo sullo stato di specie e habitat, ma soprattutto sulle misure di conservazione da adottare per garantirne il mantenimento.

Il gap tra il livello di conoscenza e la “politica”, intesa anche come capacità amministrativa di porre in essere strategie e piani concreti, è però apparso notevole.

Non a caso molti degli intervenuti hanno richiamato la necessità di avere più consapevolezza diffusa del vero valore della natura: se nessuno disconosce il valore del Colosseo e la priorità dalla sua tutela anche rispetto alla fruizione, nel caso della natura troppo spesso la conservazione viene messa in secondo piano rispetto alle scelte di carattere economico.»

E il Wwf avverte che «la sfida del 30% di territorio e mare protetti entro il 2030, così come indicata a livello globale, comunitario e nazionale, deve essere colta subito: chi dovesse rallentare o eludere questo percorso si prenderebbe una gravissima responsabilità storica nei confronti delle future generazioni il cui interesse ad un ambiente sano dev’essere salvaguardato, come ora chiaramente indicato anche dalla nostra Costituzione». 

Per questo il Wwf Italia rilancia i punti cardine della sua strategia per le aree protette: 

Creare subito nuovi parchi e nuove aree marine protette per aumentare il territorio italiano tutelato e raggiungere, come l’Europa chiede e l’Italia si è impegnata a fare, il 30% di territorio tutelato;

Liberare gli enti di gestione dei parchi dal condizionamento politico, migliorarne l’efficienza e l’efficacia e farne dei punti di eccellenza anche attraverso strumenti sperimentali, come grandi aree protette off shore, forme accorpate di gestione per le aree più piccole, estensione della tutela delle coste con proiezione a mare di tutti i parchi costieri;

Dotare le aree protette di personale e risorse adeguate a garantire il raggiungimento degli obiettivi di conservazione e assicurare un’efficace attività di sorveglianza e deterrenza;

Aumentare, laddove necessario, i perimetri delle aree protette attuali e prevedere corridoio ecologici e aree contigue quali zone “cuscinetto” intorno a parchi e riserve;

Mettere da parte qualsiasi idea di esasperato regionalismo che, in campo ambientale, porterebbe ad una frammentazione di competenze rendendo impossibile gestire le aree naturali in modo omogeneo e coerente come dimostra il caso del Parco dello Stelvio.

Di Tizio ha concluso: «Su questi punti il Wwf, dopo aver già elaborato una serie di proposte attuative, coinvolgendo anche la propria rete territoriale, entro l’anno presenterà una prima proposta concreta per la definizione delle nuove aree che possono consentire il raggiungimento dell’obiettivo del 30% della tutela del territorio e del mare entro il 2030 ed aprirà un confronto diretto non solo col Governo, ma anche con le Regioni, gli enti locali e il mondo dell’economia green, chiedendo a tutti di essere protagonisti in positivo di questa nuova sfida». 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 18 maggio 2023 sul sito online “greenreport.it”)

 

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