Riportiamo di seguito i due articoli pubblicati su “Il Fatto Quotidiano” con i relativi filmati.
“L’Italia si è impegnata sulla ratifica del trattato con il favore delle tenebre, il giorno dopo che Conte si era dimesso“.
Lo ha detto il premier Giorgia Meloni nella sua replica alla Camera, dopo il dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio Ue, rivolgendosi alla segretaria del Pd Elly Schlein, che aveva parlato di un via libera già dato alla ratifica del fondo salva Stati.
“Conte – accusa ricalcando quanto detto dallo stesso ex Premier Conte in un suo discorso del 2020 – ha dato il via libera quando era in carica solo per gli affari correnti, l’ha fatto senza mandato parlamentare, senza dirlo agli italiani, con il favore delle tenebre“.
“Quando si parla di Mes Meloni diventa paonazza, scomposta, si agita quando ne parla. Forse perché è stato introdotto in un ddl ai tempi del governo Berlusconi IV, con lei ministro della Gioventù.
Se lo ricorda?
Eravate voi, sempre gli stessi.
Come si permette di venire a dire che non siamo trasparenti?
Perché non va a rileggere almeno gli atti parlamentari?
Lei è il presidente del Consiglio, la ratifica del Mes la decida lei con le forze maggioranza, di cosa ha paura?
Non ci giri intorno, non è più tempo scaricare su altri, assumetevi le responsabilità“.
Così il leader del M5S Giuseppe Conte, nelle dichiarazioni di voto alla Camera sulle comunicazioni della premier, Giorgia Meloni, in vista del Consiglio europeo.
Conte ha replicato anche all’accusa della Meloni sui bonus edilizi.
Ai fini di una opportuna e soprattutto corretta informazione é necessario riportare le seguenti notizie.
Riportiamo il seguente articolo pubblicato sul sito “Il Post”.
E quindi chi è responsabile del MES in Italia?
Il MES venne istituito dalle modifiche al Trattato di Lisbona approvate il 23 marzo 2011 dal Parlamento europeo e ratificate dal Consiglio europeo a Bruxelles il 25 marzo 2011.
Entrò in vigore il 12 settembre 2012.
Durante la fase di approvazione del MES era in carica il quarto governo Berlusconi, una coalizione tra Popolo della Libertà, Lega Nord, Movimento per le Autonomie.
Il governo diede le dimissioni il 12 novembre 2011 e il 16 novembre fu sostituito dal nuovo governo guidato da Mario Monti.
Pubblicamente la Lega Nord si era sempre dichiarata contraria al MES e il 23 marzo 2011, al Parlamento Europeo, aveva votato contro la sua introduzione. Quel giorno Salvini, all’epoca europarlamentare, era però assente alla votazione, come dimostra l’elenco dei partecipanti.
Il 19 settembre 2011 il governo presentò la ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio europeo che modificava il Trattato di Lisbona e che prevedeva l’introduzione del MES: il disegno di legge fu presentato dal ministro degli Affari esteri Franco Frattini, dal ministro dell’Economia e delle finanze Giulio Tremonti, dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani e dalla ministra per le Politiche europee Anna Maria Bernini.
Giorgia Meloni faceva parte del Consiglio dei ministri.
Il MES venne approvato in Italia nel luglio 2012: il 12 al Senato, il 19 alla Camera. Giorgia Meloni, che allora faceva parte del PdL che sosteneva il governo ed era parlamentare, non votò perché era assente.
Votarono a favore tutti i partiti tranne la Lega Nord e alcuni parlamentari del PdL (singoli parlamentari e altri gruppi, come l’Italia dei Valori, si astennero). Quando il MES entrò in vigore, nel luglio del 2012, era in carica il governo di Mario Monti, sostenuto dal PdL e da Giorgia Meloni, che non era più ministra.
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Il quotidiano “Il Foglio” il 13 dicembre 2023 ha pubblicato il seguente articolo dal titolo “Meloni dice il falso: Conte firmò per il Mes con il favore del Parlamento, non delle tenebre“.
Giorgia Meloni, prima alla Camera e poi al Senato, ha accusato Giuseppe Conte di aver firmato il nuovo trattato del Mes “con il favore delle tenebre”, ovvero nascondendolo al Parlamento e agli italiani.
“Ricordo – ha detto Meloni – che l’unico mandato parlamentare sulla materia del Mes, nel 2019, impegnava il governo Conte a non ratificare la modifica del trattato”.
Aggiungendo poi che l’Italia ha dato con il governo Conte “il suo assenso un giorno dopo essersi dimesso, senza mandato parlamentare, senza che ne avesse il potere, senza dirlo agli italiani”.
Al Senato, sventolando un foglio con l’autorizzazione da parte del governo Conte a firmare l’accordo, con tono alterato Meloni ha detto che “dalla storia non si esce: la propaganda si può fare ma poi rimangono i fogli a dimostrare la serietà di chi parla”.
Il 9 dicembre 2020 c’è stato un passaggio parlamentare che ha dato mandato al governo allora in carica di firmare la riforma.
In Aula anche l’intervento dell’attuale premier.
Ma ricordarlo oggi non conviene a nessuno.
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Riportiamo infine l’articolo firmato da Carlo Canepa e pubblicato il 13 dicembre 2023 sul sito “pagella politica”.
Come si è arrivati alla riforma del Mes
L’inizio della pandemia di Covid-19 ha rallentato i lavori per riformare il Mes, ma a giugno 2020 si è deciso di riaprire la discussione sul tema.
L’incontro decisivo per la riforma si è tenuto il 30 novembre 2020. In quell’occasione l’Eurogruppo, un organo informale che raggruppa i ministri dell’Economia e delle Finanze dei Paesi dell’area euro, ha deciso di procedere con la riforma del Mes e di fissare la firma del trattato modificato per il 27 gennaio 2021.
Il voto del Parlamento italiano
L’Euro Summit aveva all’ordine del giorno l’esame di una serie di riforme discusse il 30 novembre dall’Eurogruppo, tra cui quella del trattato del Mes.
Nel suo discorso in Parlamento, a sostegno dell’accordo raggiunto sulla riforma, Conte ha rivendicato come un successo del governo italiano in quelle trattative l’introduzione anticipata, a partire dal 2024, del cosiddetto “backstop”, un paracadute finanziario che il nuovo Mes fornirebbe al Fondo di risoluzione unico (Fsr), un fondo finanziato dalle banche degli Stati dell’area euro per risolvere le crisi bancarie.
E che sarebbe poi stato compito del Parlamento votare la ratifica del nuovo trattato, dopo la firma prevista tra i rappresentanti degli Stati europei per il 27 gennaio 2021.
Il 9 dicembre la Camera ha approvato una risoluzione presentata dai partiti di maggioranza che, tra le altre cose, impegnava il governo Conte a «finalizzare l’accordo politico raggiunto all’Eurogruppo e all’ordine del giorno dell’Euro Summit sulla riforma del trattato del Mes».
In aula era intervenuto il deputato della Lega Claudio Borghi, uno dei politici più critici verso il Mes, per sottolineare come dovesse essere chiaro a tutti che quel voto riguardava proprio la riforma dell’organizzazione.
A favore della risoluzione hanno votato [1 – Votazione n. 2] i deputati del Partito Democratico, di Italia Viva, di Liberi e Uguali e del Movimento 5 Stelle.
Discorso analogo vale per il Senato, dove il 9 dicembre è stata approvata una risoluzione con una frase uguale a quella della Camera.
Nonostante le divisioni sia tra i partiti al governo sia tra quelli all’opposizione, a dicembre 2020 il Parlamento aveva comunque dato un mandato all’allora governo in carica per chiudere l’accordo sulla riforma del Mes.
La firma della riforma
L’11 gennaio 2021, dopo settimane di contrasti all’interno dei partiti di maggioranza, Italia Viva guidata da Matteo Renzi ha aperto una crisi di governo, che il 26 gennaio ha poi portato alle dimissioni di Conte e il 13 febbraio alla formazione del governo Draghi.
In mezzo, il 27 gennaio i rappresentanti dei 19 Stati membri dell’area euro (quest’anno si è aggiunta la Croazia, il ventesimo Paese) hanno ufficialmente approvato la riforma del Mes.
Come abbiamo spiegato in un altro approfondimento, da quella data sono passati quasi tre anni e a oggi l’Italia è l’unico Paese membro del Mes a non aver ancora ratificato la riforma del trattato.
Ricapitolando: Meloni ha ragione quando dice che la firma sulla riforma del trattato del Mes è stata messa quando il secondo governo Conte era dimissionario da un giorno.