Cinghiali a Roma in una foto d’archivio
Due nuovi casi di peste suina africana a Roma sono stati registrati su due carcasse di cinghiali al parco dell’Insugherata e a Casal del Marmo.
A lanciare l’allarme Coldiretti Lazio: “La situazione è fuori controllo.
Quanto accaduto è la dimostrazione che i provvedimenti presi, relativamente alle azioni di depopolamento e controllo numerico degli ungulati, sono rimasti inattuati.
Eppure c’è un’ordinanza emanata dal commissario straordinario alla Peste Suina Africana, la numero 2/2023, che deve essere seguita e rigorosamente rispettata dagli enti parco e dagli Atc. Cosa che evidentemente non è avvenuta”, tuona il presidente David Granieri.
Il primo caso a Roma
Il primo caso si registrò nella città di Roma nel maggio dello scorso anno.
Seppur non trasmissibile all’uomo, la Psa infetta solo i suini, in particolare i cinghiali, con un caso registrato la scorsa estate in un maiale ospite della Sfattoria degli Ultimi.
Durante questo periodo si sono succedute ordinanze, prima della regione e poi del commissario governativo, che hanno contribuito a disegnare la mappa delle zone attenzionate, progressivamente aggiornate.
Al tempo stesso sono state diffuse le misure che, in quel momento, erano ritenute necessarie per contrastare la diffusione del fenomeno.
L’ordinanza 2/2023, all’articolo 4, fa riferimento alla necessità della “Regolamentazione dell’attività venatoria e di controllo verso i suini selvatici finalizzata all’eliminazione del maggior numero di capi possibile, che può essere svolta nel rispetto di specifiche misure di biosicurezza”.
Prevenire contaminazione indiretta
Ogni Istituto Faunistico che intenda praticare abbattimenti del cinghiale nelle aree sottoposte a restrizione, deve sviluppare un piano di gestione della biosicurezza con l’obiettivo di prevenire la contaminazione indiretta di operatori e mezzi, ivi inclusi i cacciatori, e la eventuale diffusione del virus in aree indenni.
Cinghiali aggrediscono uomo e i suoi cani
Appena due giorni fa l’ennesima aggressione da parte di un branco di cinghiali a un residente della Camilluccia e ai suoi cani, uno dei quali è stato investito da un’auto, mentre scappava impaurito.
“I nuovi casi di Peste suina africana – prosegue Granieri – mettono ulteriormente a rischio migliaia di nostre aziende suinicole, con danni economici incalcolabili ad un intero settore, già provato dai casi che si sono verificati lo scorso anno e dalle restrizione imposte per contenere la diffusione del contagio.
A riguardo riteniamo sia necessario sostenere finanziariamente le imprese che hanno dovuto abbattere i capi di suini, anche sani e che attualmente sono privi di reddito”.
Piano regionale interventi urgenti
Nel “Piano Regionale Interventi Urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africane nella specie cinghiale” (PRIU), inoltre, si fa riferimento alla tempestività di azione da parte degli Atc.
“Nell’ambito dei piani di selezione redatti dagli ATC – si legge nel provvedimento – devono essere previsti anche interventi di tipo puntuale, sulla base di segnalazioni da parte di imprenditori agricoli”.
E ancora: “A seguito della segnalazione, l’ATC di competenza, dopo un rapido accertamento, provvederà all’esecuzione dell’intervento selettivo entro 72 ore dalla richiesta”.
Misure ordinanza non applicate
“Ad oggi – conclude Granieri – i fatti ci dimostrano che le misure previste dall’ordinanza, non sono ancora state applicate nella maniera rigorosa e tempestiva, che è invece necessaria e che i nostri imprenditori agricoli sono nuovamente esposti a gravi rischi.
La situazione dello scorso anno, evidentemente non ha insegnato nulla”.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 13 maggio 2023 sul sito online “Roma Today”)