Si è conclusa alle 6:00 di questa mattina la maratona sul PTPR: di seguito un mio commento (scusate la faccia ma serve a rendere il senso, non tanto della fatica quanto della mia valutazione sull’atto approvato).
Un procedimento in piedi da 22 anni, senza mai arrivare in Consiglio.
Tutto era cominciato in Commissione Urbanistica a marzo: 3 mesi e oltre di Audizioni, durante la quale sembrava che la Maggioranza volesse condividere lo spirito che la legge stessa riserva al PTPR, che resta un piano utile alla preservazione, di cui i piani sullo sviluppo tengono conto perché lo sviluppo sia sostenibile.
Ho sempre pensato e forse inizio a pensare che di un PTPR approvato in Aula ci sia bisogno, perché così le aree vincolate lo saranno definitivamente (impedendo che vengano aggirare le così dette “norme di salvaguardia” come troppo spesso avvenuto negli anni, rendendo possibili insostenibili colate di cemento sul territorio regionale) e chi vorrà insediare costruzioni tornerà ad essere soggetto alle varianti: dovrà dimostrare la sostenibilità dei propri progetti.
Già in Commissione si era assistito a un colpo di mano che aveva stravolto la Delibera: dalla Presidenza pertanto avevo preteso e ottenuto di inviare l’atto in Aula.
Dismessi i panni del Presidente di Commissione, ho prodotto oltre 1000 Emendamenti, compresi quelli ostruzionistici, per avere un deterrente (unico consentito a un Consigliere di minoranza) al fine di poter affermare le misure di tutela e salvaguardia che chiedevo.
Di fronte alla gran mole di Emendamenti, la Maggioranza ha avanzato altri colpi di mano: nonostante dialogando sarei stato disponibile a ritirare la mole di Emendamenti laddove la Maggioranza mi avesse garantito l’approvazione dei miei Emendamenti più rilevanti e di merito.
Dopo il maxi-emendamento, questi erano i sub emendamenti che ho portato:
– Non consentire l’ubicazione di discariche o impianti per il trattamento o lo smaltimento dei rifiuti in aree riconosciute Paesaggio agrario di valore;
– Non consentire l’ubicazione di impianti rice-radiotrasmittenti e ripetitori per i servizi di telecomunicazione nelle aree riconosciute Paesaggio naturale e nei Centri storici;
– Non consentire l’ubicazione di impianti rice-radiotrasmittenti e ripetitori per i servizi di telecomunicazione entro 500 metri da aree urbane per i primi, e 2 km da aree urbane per i secondi;
– Non consentire installazione di pannelli fotovoltaici, a meno che non ubicati sui tetti di edifici già esistenti, e di impianti riconosciuti “alimentati da fonte di energia rinnovabile” (come biogas e biometano) nelle aree Paesaggio agrario di valore;
– Ho condiviso inoltre le misure per la tutela dei casali storici, presentati da altri Consiglieri.
In serata, dopo la mole ulteriore di Subemendamenti pervenuti, la Giunta ha presentato un “Sub-maxi-emendamento”: strumento consentito dal Regolamento, ma che rappresenta secondo me il ricorso a metodi accentratori e dimostra l’indisponibilità della “diversamente Maggioranza” a manifestarsi assertiva nell’interesse dei cittadini.
Stranamente, dopo la fase del Sub-maxi emendamento, il centro-destra ha smesso di fare opposizione dura e sembrava quasi accontentarsi dei voti espressi dalla Maggioranza: tutt’altro che nel senso della tutela e salvaguardia del paesaggio che richiede la legge.
Alla fine l’unico vero risultato che sono riuscito ad ottenere è stato quello di impedire che territori di “sistema naturale”, come ad es. Rocca di Papa, ma anche molte altre aree di pregio nel Lazio, siano ancora sede di dispositivi rice-radiotrasmittenti e ripetitori per il settore delle telecomunicazioni.
Sono felice per i cittadini di Rocca di Papa e per aver ottenuto un risultato che spero possa fruttare loro un luogo migliore dove vivere.
Tuttavia, questo non basta a farmi ritenere soddisfatto.
Sarà un Piano che non tutelerà Roma; che vedrà la possibilità di localizzare nei “Paesaggi agrari di valore” e di “Rilevante valore” impianti di recupero energetico o alimentati da fonti di energia rinnovabili (così si definiscono anche i biogas e biometano, che inceneriscono rifiuti organici); che consentirà di localizzare discariche nei Paesaggi agrari di valore; che non tutelerà tutti i casali storici alla stessa stregua; che non permetterà di tutelare le coste e le aree di rispetto intorno agli specchi lacustri da nuove costruzioni o trasformazioni offensive per il territorio.
Ho anche provato a trasformare alcuni dei miei Emendamenti bocciati in Ordini del giorno: tra questi, anche la possibilità per la Giunta di impegnarsi ad adottare tutte le misure necessarie affinché sia impedito il ripristino di ogni forma di trattamento rifiuti, di deposito, stoccaggio e predisposizione al trasporto presso l’impianto Ama Salario, facendo in modo per quanti di competenza regionale di stimolare la trasformazione del sito in un centro direzionale (sede di uffici). Nulla da fare.
Quando “l’anatra zoppa” non pende dalla parte giusta e non si dimostra responsabile nell’interesse dei cittadini, secondo me si avvicina al baratro.
Una forza di “sinistra” che rifiuta di preservare beni del paesaggio e che interpreta il piano paesistico come un atto col quale consentire sviluppo, si avvicina fortemente al baratro politico.
(Dalla pagina facebook del consigliere Marco Cacciatore)