Tra poco saranno 10 anni dall’approvazione del Prip, il piano regolatore degli impianti pubblicitari.
Era una calda notte di luglio del 2014 quando il consiglio comunale votò a larga maggioranza (compresi i 5stelle all’epoca all’opposizione) un provvedimento che avrebbe dovuto riportare legalità e decoro sulle strade della capitale.
Inoltre erano previsti tanti servizi a favore dei cittadini quali toilette pubbliche o bike sharing, tutto pagato dalla pubblicità.
L’inedia delle amministrazioni e la forza delle lobby ha bloccato quel processo e nel corso degli ultimi 10 anni pochi passi sono stati compiuti verso una normalizzazione del settore cartelloni.
E così capita che ogni anno decine, forse centinaia di impianti abusivi vengano piantati nel territorio e che a farsi carico della loro rimozione debba essere ancora una volta il Campidoglio.
Quel Campidoglio che – proprio a causa della mancata applicazione della riforma – perde milioni di euro l’anno in canoni di concessione.
Quindi oltre il danno la beffa: Roma incassa meno di tutte le altre città dai canoni concessori e in più deve spendere denaro per tenere sotto controllo il territorio.
Ecco perché la notizia spacciata per buona dall’assessore Lucarelli e ripresa dal Messaggero di martedì scorso, in realtà è una cattiva notizia.
Questa operazione di pulizia degli impianti irregolari non dovrebbe farla il Comune ma i concessionari che dovrebbero aver vinto un regolare bando.
In pratica chi può legittimamente installare i propri cartelloni, dovrà anche aver cura di rimuovere quelli che non sono autorizzati.
La procedura è prevista in tanti bandi analoghi che sono stati aggiudicati nelle altre città italiane ed europee: se tu ditta hai pagato del denaro per avere l’esclusiva su un certo quadrante, avrai tutto l’interesse a tenere indenne il territorio dagli abusivi per cui segnalerai ai vigili l’impianto irregolare e, dopo il verbale, sarai autorizzato a rimuoverlo.
Sebbene l’assessore Lucarelli abbia ripreso in mano il dossier pubblicità e abbia promesso i bandi entro i prossimi mesi, lo scetticismo è d’obbligo.
Il dipartimento Attività Produttive si trova a fronteggiare la categoria degli ambulanti per i quali vorrebbe fare le gare così come previsto dalla direttiva Bolkestein e richiesto addirittura dal Presidente della Repubblica nel suo messaggio televisivo di fine anno.
Un fronte troppo caldo perché ne apra anche un altro altrettanto difficile quale è la cartellonistica.
Le imprese pubblicitarie lottano da anni per mantenere lo status quo, una situazione di tutto vantaggio per loro.
Infatti pagano bassi canoni, vedono i propri impianti sopravvivere per decenni e si dividono il territorio senza troppo sgomitare.
Nel caso in cui fossero fatti i bandi, molte ditte sarebbero tagliate fuori o al limite sarebbero costrette a consorziarsi ma come pre-requisito dovrebbero dimostrare di essere in regola su tutto. Per evitare un’ulteriore tagliola hanno fatto pressione sulla politica per dilazionare alle calende greche la messa a regime della riforma del 2014.
E probabilmente ci riusciranno anche stavolta.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 12 gennaio 2024 sul sito online “diarioromano”)
This website uses cookies. By continuing to use this website you are giving consent to cookies being used. Visit our Privacy and Cookie Policy. I Agree