Gualtieri durante la presentazione alla stampa del progetto del termovalorizzatore di Roma
C’è un’inchiesta della Procura che coinvolge il termovalorizzatore di Roma.
La guardia di finanza, lo scorso 13 marzo, ha acquisito da Ama tutta la documentazione sulle procedure di acquisto del terreno a Santa Palomba, dove è prevista la realizzazione del mega impianto da oltre 700 milioni di euro per trattare l’indifferenziata della Capitale, a seguito di un esposto presentato ai magistrati dai comitati Ust (Uniti per la salvaguardia del territorio) e Salute e Ambiente.
Al momento si tratta di un iter di indagine esplorativo, un atto dovuto che segue la denuncia delle associazioni, senza indagati né ipotesi di reato.
Il faro è tutto sulla compravendita dell’area e, soprattutto, sul suo prezzo.
In sostanza il valore del terreno sarebbe aumentato circa 15 volte in 20 anni, passando da iniziali 475mila euro ai 7 milioni e mezzo circa spesi da Ama per l’acquisto finale.
Una cifra, secondo i denunciati, spropositata rispetto al valore dell’area.
La compravendita finita in Procura
Riavvolgendo il nastro, era il 3 giugno 2021 quando Ama ha pubblicato l’avviso di indagine di mercato per l’acquisto di un’area da destinare alla realizzazione dell’impianto per il trattamento dei rifiuti.
La commissione nominata per la valutazione delle offerte pervenute in risposta al predetto avviso ha individuato, fra le aree potenzialmente idonee, quella di Santa Palomba, lembo di terra tra i comuni di Pomezia, di Albano Laziale e del IX municipio di Roma.
Una valutazione che viene confermata da un’altra commissione nominata da Ama il 4 aprile 2022 che ha proceduto a verificare la fattibilità dell’acquisto del terreno, nonché l’effettiva idoneità dell’area, tramite una ricognizione vincolistica e programmatica per il tramite della società Geco Srl e una relazione tecnico estimativa, redatta dallo studio di geometri Magni Linari di Lanuvio, con valutazione positiva sulla congruità del prezzo di vendita.
Il 20 ottobre 2022 arriva l’ok dell’assemblea dei soci di Ama all’acquisto.
Un mese dopo, il 25 novembre, viene registrato l’atto notarile con la Immobiliare Palmiero srl, società proprietaria del terreno oggi in liquidazione.
E arriviamo al nodo contestato nell’esposto.
L’Immobiliare Palmiero avrebbe acquistato quel terreno nel 2002 al valore nettamente inferiore di circa 475mila euro.
Ama a 7 milioni e mezzo.
Un aumento di circa 15 volte in 20 anni su cui, a seguito della denuncia dei comitati di zona, ora i magistrati vogliono vedere chiaro.
Nella denuncia figurano i nomi di 19 persone querelate, tutte ree per i denuncianti di non aver verificato la congruità di quella compra vendita, confrontando ad esempio i valori dei terreni vicini.
Tra questi tre tecnici che hanno dato l’ok al prezzo finale, ma anche lo stesso sindaco Roberto Gualtieri e l’assessora ai Rifiuti e Ambiente Sabrina Alfonsi.
“Quando abbiamo letto che Ama comprava il terreno ci siamo mobilitati, abbiamo iniziato le ricerche e notato le imperfezioni nei contratti d’acquisto” spiega a RomaToday Manolo Tuzzi, del comitato Ust.
“Il terreno doveva essere rilevato da Amazon, ma è saltata.
Alla fine è stato pagato 15 volte di più del valore.
È iniziato tutto circa un anno fa.
All’inizio aveva un valore di 500mila euro, valutato intorno ai 2 milioni quando si era interessata Amazon“.
Già, tra i passaggi che hanno allertato i comitati firmatari dell’esposto anche la cifra richiesta ad Amazon, interessata perché accanto al terreno ha un suo polo logistico, ben inferiore a quella sborsata, con soldi pubblici, da Ama.
(Articolo di Ginevra Nozzoli, pubblicato con questo titolo il 2 aprile 2024 sul sito online “Roma Today”)