“Non sono rassicurato né soddisfatto.
L’audizione dei vertici di Ama non è andata come nelle previsioni, tanto che gli intervenuti non hanno presentato alcuna relazione sullo stato dei fatti corredata da numeri certi e verificabili“.
A dirlo è il deputato Jacopo Morrone, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e ad altri illeciti ambientali e agroalimentari, a margine della visita all’impianto Ama di Ponte Malnome accompagnato dal senatore, membro della commissione, Andrea De Priamo, sottolineando che il quadro generale presenta per ora “più ombre che luci“.
Sopralluogo a Ponte Malnome
“Ugualmente, dal sopralluogo di questa mattina non sono emerse risposte tranquillizzanti.
Insomma, la risoluzione dei gravi problemi del sistema rifiuti di Roma Capitale non è alle porte” prosegue ancora Morrone.
Ricordiamo che i sopralluoghi e l’apertura di un “dossier Roma” sono arrivati a seguito dell’incendio al tmb 2 di Malagrotta del 24 dicembre scorso.
Gli impianti in programma
Nello stabilimento di Ponte Malnome, attualmente utilizzato come centro di trasferenza, al momento si concentra una parte di indifferenziata e di plastica proveniente dalla raccolta stradale.
Qui, secondo il cronoprogramma di Ama e il piano rifiuti del sindaco Gualtieri, entro il 31 dicembre 2026 dovrebbe essere realizzato un impianto di selezione del multimateriale con fondi Pnrr e dl Aiuti.
E c’è in ballo anche un terzo impianto di compostaggio, oltre a quelli già in programma per Cesano e Casal Selce.
Ama ha pubblicato a fine gennaio un’indagine di mercato per l’acquisto di un terreno dove sia autorizzata appunto la costruzione di un biodigestore.
L’area già c’è e si trova ancora una volta in IX municipio, in località Solforata.
Tornando a ponte Malnome, al momento sull’area c’è solo “un vecchio rudere transennato e pericolante” fa notare Morrone.
“Da notare che non è invece più funzionante l’inceneritore per rifiuti speciali non pericolosi di Ponte Malnome perché il suo ammodernamento sarebbe risultato troppo oneroso.
Insomma, il quadro generale presenta per ora più ombre che luci: per questo il filone rimarrà aperto in modo da consentire analisi approfondite, per seguirne gli sviluppi e per dare risposte concrete ai romani e a tutti gli abitanti del Lazio“.
Sul tema poi della videosorveglianza, “ce ne siamo assicurati – ha spiegato Morrone, perché dopo l’incendio di Malagrotta questo è un sito strategico.
Non può accadere più nulla, altrimenti sarebbe un disastro“.
(Articolo di Ginevra Nozzoli, pubblicato con questo titolo il 14 marzo 2024 sul sito online “Roma Today”)