Secondo Pro Natura, Wwf Svizzera, BirdLife Svizzera e Gruppe Wolf Schweiz (GWS), «l’attuazione della nuova Ordinanza sulla caccia si sta traducendo in una caccia al lupo anziché in una regolazione mirata di una specie protetta al fine di evitare danni rilevanti.
La Confederazione e i Cantoni non si attengono al criterio della proporzionalità, ignorando così l’importanza del ruolo del lupo per l’ecosistema forestale».
Le organizzazioni di protezione della natura svizzere pensano che così si violi la legge vigente è hanno chiesto alla giustizia di pronunciarsi sulla legittimità di alcune decisioni di abbattimento dei lupi.
Intanto, in un comunicato congiunto evidenziano che «nelle continue discussioni sui danni provocati dal lupo, non viene quasi mai menzionato il ruolo di questo animale per l’ecosistema boschivo.
Prima di autorizzare una regolazione, occorre considerare anche l’apporto positivo del grande predatore: la sua presenza contribuisce a mantenere gli effettivi di animali selvatici compatibili con i cicli naturali e la rigenerazione dei boschi di protezione.
Le decisioni di regolazione devono tenere conto anche di questo aspetto».
Oggetto delle critiche è l’ordinanza sulla caccia, approvata dal Consiglio federale a novembre che per gli ambientalisti è in contrasto con la legge e la Costituzione.
In Svizzera l’attuale popolazione di lupi, composta da 31 branchi, dovrà essere ridotta del 60%.
Il Wwf Svizzera sottolinea che «sarebbero serviti lungimiranza, pragmatismo e senso di responsabilità nell’affrontare la presenza dei lupi, invece si punta ora su un cieco azionismo a favore di soluzioni semplicistiche».
Il Consiglio federale ha fissato a 12 il numero minimo di branchi di lupi, distribuiti in diverse regioni, i cosiddetti compartimenti.
Per Gabor von Bethlenfalvy, responsabile grandi predatori del Wwf Svizzera, «una soglia così arbitraria non ha più nulla a che fare con la conservazione delle specie.
Infatti, è in contraddizione con tutte le scoperte in materia di biologia della fauna selvatica.
E’ inaccettabile gestire la coesistenza sulla base di quote di abbattimento determinate da funzionari tramite fogli di calcolo Excel.
La protezione delle greggi resta fondamentale.
Tale soglia non è mai stata menzionata durante l’intero dibattito parlamentare sulla legge, né compare in nessun documento relativo alla legge sulla caccia».
Le 4 organizzazioni di protezione della natura rammentano all’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) il suo mandato di protezione, «perché la Legge federale sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici (Legge sulla caccia, LCP) è appunto anche questo: uno strumento di protezione delle specie animali indigene.
L’Ordinanza attuale e i piani di abbattimento di alcuni Cantoni non adempiono questo mandato».
Infatti, per le associazioni «la nuova Ordinanza sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici (Ordinanza sulla caccia, OCP) è unilateralmente volta all’abbattimento dei lupi.
Colpisce in particolare l’autorizzazione di Confederazione e Cantoni ad abbattere interi branchi.
Nelle sue deliberazioni concernenti la LCP, il Parlamento aveva chiaramente ribadito che l’abbattimento di interi branchi deve rimanere un’eccezione assoluta e che vi si può ricorrere esclusivamente in caso di branchi “fuori controllo”.
Contrariamente alle rassicurazioni del Consiglio federale, ora sono stati autorizzati persino abbattimenti di branchi che hanno predato soltanto pochissimi animali da reddito. Urge un esame della legittimità».
Pro Natura, Wwf Svizzera, BirdLife Svizzera e GWS concludono: «Vista la mancanza di proporzionalità delle azioni decise contro una specie protetta, le organizzazioni ambientaliste chiedono di esaminare in via giudiziaria la conformità alla legge delle decisioni di abbattimento, nella fattispecie di quattro delle otto decisioni riguardanti il Canton Grigioni (abbattimento dei branchi Stagias e Vorab, e regolazione dei branchi Jatzhorn e Rügiul) e di tre delle sette concernenti il Canton Vallese (abbattimento dei branchi Hauts-Forts, Nanztal e Isérables-Fou).
Tutto questo non tange il margine di manovra accordato ai Cantoni per intervenire in modo proattivo sugli effettivi quando si tratta di prevenzione plausibile di danni rilevanti».
Per il Wwf Svizzera, «con la sua arbitrarietà, l’ordinanza sulla caccia alimenta false speranze: anche con la sua attuazione, gli interessati si renderanno presto conto che non esiste nulla che possa sostituire una protezione delle greggi attuata con razionalità e su larga scala.
La Confederazione e i Cantoni devono stanziare i fondi necessari a tal fine.
Il lupo è nuovamente una specie autoctona in Svizzera.
Come tale, non solo ha il diritto inalienabile di esistere, ma svolge anche importanti funzioni nell’ecosistema.
Ad esempio, influenzandone il comportamento, contrasta il forte sfruttamento di boschi e foreste da parte di cervi, camosci e caprioli.
Ciò favorisce la rigenerazione della foresta e la presenza di questo grande predatore può favorire il recupero di specie arboree rare a livello locale.
Non a caso, la Società forestale svizzera è chiaramente a favore del lupo.
Purtroppo, gli interessi della foresta sono meno rilevanti di quelli dell’agricoltura».
Il Gruppe Wolf Schweiz è convinto che il referendum nel quale ha vinto il no all’abbattimento «avrebbe permesso di risolvere i veri conflitti con il lupo in modo mirato e pragmatico.
Invece di puntare solo sulle sparatorie, come voleva la fallita revisione della legge, il no avrebbe offerto la possibilità di adottare le misure necessarie a vari livelli.
Purtroppo il Parlamento ha scelto una strada diversa.
Questa ignoranza della politica è fastidiosa e frustrante».
GWS ammette che «diversi errori cruciali che hanno portato le persone a respingere la legge non sono più inclusi nella nuova revisione.
Il referendum è stato quindi molto importante e ha mostrato i limiti del Parlamento.
Il successo del referendum è garantito a lungo termine».
Ma aggiunge che «questo non deve nascondere il fatto che respingiamo fermamente alcune parti della revisione, in particolare la normativa preventiva sul lupo.
La soluzione per convivere con i lupi sta nel proteggere le mandrie, non nell’ucciderli.
Nonostante questo atteggiamento non bisogna perdere di vista la realtà politica: per il gruppo Wolf Svizzera è ovvio che l’attuale revisione è la migliore possibile viste le maggioranze parlamentari.
Un nuovo referendum con un possibile rifiuto da parte del popolo non farebbe altro che provocare un’ulteriore revisione in parlamento, con un esito altamente incerto.
Perché i lupi stanno diventando sempre più comuni e la politica sta diventando ancora più conservatrice: non è una buona situazione per un’altra revisione della legge sulla caccia!
Un referendum quindi probabilmente renderebbe un cattivo servizio al lupo e potrebbe trasformarsi in una vittoria di Pirro».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 12 dicembre 2023 sul sito online “greenreport.it”)