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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

La geoingegneria del consenso: come negazionisti climatici e cospirazionisti dominano i contenuti di YouTube

30/07/2019
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Usare YouTube per conoscere meglio gli argomenti riguardanti i cambiamenti climatici di solito non è una buona idea: predominano contenuti video che si oppongono al consenso scientifico mondiale.

A scoprirlo è stato Joachim Allgaier, a capo dell’HumTec della RWTH Aachen Universität , che su questo tema ha pubblicato su Frontiers in Communication lo studio“Science and Environmental Communication on YouTube: Strategically Distorted Communications in Online Videos on Climate Change and Climate Engineering” che rivela anche che «alcuni termini scientifici, come la geoingegneria, sono stati “dirottati” dai teorici della cospirazione in modo che le ricerche forniscano su contenuti video interamente non scientifici».

Un lavoro di indagine realizzato grazie all’alleanza tra scienziati e influenti YouTuber che si occupano di politica o di cultura pop, per garantire che i contenuti video scientificamente accurati raggiungano il pubblico più vasto possibile.

Allgaier spiega che «cercando su YouTube termini relativi alle scienze climatiche e ingegneria climatica, meno della metà dei video rappresenta le opinioni scientifiche più diffuse. E’ allarmante scoprire che la maggior parte dei video diffonde teorie cospirative sulla scienza e la tecnologia del clima».

Ogni mese, quasi 2 miliardi di utenti – la metà del mondo online – visitano YouTube e lo studio ha dimostrato che lo vedono come una piattaforma per conoscere scienza, salute e tecnologia.

Allgaier voleva sapere se le informazioni trovate dagli utenti di YouTube, durante la ricerca di informazioni scientifiche sul cambiamento climatico e sulla modifica del clima, rappresentassero visualizzazioni scientificamente accurate.

Il ricercatore tedesco evidenzia che «finora la ricerca si era concentrata sui video più visti, verificandone l’accuratezza scientifica, ma questo non ci dice cosa trova un utente medio di Internet, poiché i risultati sono influenzati dalle precedenti ricerche e cronologie di visualizzazioni. 

Per impedire questo, ho usato lo strumento di anonimizzazione TOR per evitare la personalizzazione dei risultati».

Utilizzando 10 termini di ricerca riguardanti il cambiamento climatico, Allgaier ha analizzato 200 video che avevano come argomento questo tema e le modifiche climatiche, scoprendo che «la maggior parte di questi video si opponeva al consenso scientifico mondiale, così come dettagliato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change cdell’Onu.

La maggior parte dei video propagava la cosiddetta teoria della cospirazione delle “scie chimiche”, che crede che le scie di condensazione degli aeroplani vengano appositamente arricchite con sostanze nocive per modificare il clima, controllare le popolazioni umane o per la guerra biologica o chimica. 

Gli scienziati hanno chiaramente dimostrato che non ci sono prove di programma di irrorazione atmosferica segreta su larga scala».

Ma se le teorie sulle scie chimiche  sono note, per Allgaier è stato molto più allarmante scoprire che «i teorici della cospirazione hanno “dirottato” alcuni termini scientifici relativamente recenti usandoli per descrivere la loro visione del mondo di una cospirazione globale. 

In effetti, i “chemtrailers”, così come sono noti, consigliano esplicitamente ai loro seguaci di usare termini scientifici nei loro contenuti, in modo che non vengano immediatamente identificati come teorici della cospirazione».

Il ricercatore dell’RWTH Aachen Universität spiega ancora: «All’interno della comunità scientifica, la “geoingegneria” descrive le tecnologie che, se non riusciamo a ridurre con successo i gas serra, potrebbero avere il potenziale per far fronte alle gravi conseguenze dei cambiamenti climatici. Ad esempio, la rimozione dei gas serra, la gestione delle radiazioni solari o delle foreste per assorbire l’anidride carbonica. Tuttavia, le persone che cercano “geoingegneria” o “modifica del clima” su YouTube non troveranno alcuna informazione su questi argomenti e sul modo in cui vengono discussi da scienziati e ingegneri. Invece, la ricerca di questi termini produce video che lasciano gli utenti esposti contenuti video non scientifici».

Allgaier mette anche in discussione gli algoritmi di ricerca di YouTube chiedendosi se il loro business model indirizzi il traffico verso video di dubbia provenienza scientifica.

La risposta è sì: ha scoperto che alcuni video cospirazionisti venivano monetizzati dagli utenti tramite pubblicità o vendita di merchandise delle teorie della cospirazione.

Il ricercatore tedesco è convinto che «il modo in cui funzionano gli algoritmi di ricerca di YouTube non è molto trasparente.

Dobbiamo essere consapevoli del fatto che questa potente intelligenza artificiale sta già prendendo delle decisioni per noi, ad esempio, se scegli di utilizzare l’auto-play.

Penso che YouTube dovrebbe assumersi la responsabilità di assicurare che gli utenti troveranno informazioni di alta qualità se cercheranno termini scientifici e biomedici, anziché essere esposti a video sulla cospirazione di dubbio gusto».

Allgaier, ha recentemente parlato del suo lavoro alla World Conference of Science Journalists e, per contrastare i contenuti non scientifici su YouTube, suggerisce a scienziati e comunicatori scientifici di «prendere sul serio YouTube come piattaforma per la condivisione di informazioni scientifiche. YouTube ha una portata enorme come canale di informazione e alcuni dei più famosi scienziati stanno facendo un ottimo lavoro su YouTube nel comunicare argomenti complessi e raggiungere pubblici nuovi.

Gli scienziati potrebbero stringere alleanze con comunicatori scientifici, politici e quelli della cultura popolare al fine di raggiungere il pubblico più vasto possibile.

Dovrebbero parlare pubblicamente della loro ricerca ed essere trasparenti al fine di mantenere relazioni di fiducia stabilite con i cittadini e la società».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 29 luglio 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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