Era quasi inevitabile che, alla fine, si sarebbe arrivati alle carte bollate.
Il “Comitato Si al parco, si all’ospedale, no allo stadio” ha presentato un esposto al corpo forestale e al nucleo Noe dei carabinieri per chiedere, di fatto, di fermare la realizzazione del nuovo Stadio della Roma.
Un’opera per la quale è stata già approvata, lo scorso 9 maggio, la pubblica utilità e che dovrebbe essere pronto nel 2027.
Falle nel progetto
In una nota stampa diramata dal comitato, al quale aderiscono diverse associazioni del territorio, si sottolineano, ancora una volta, le criticità del progetto che dovrebbe prendere forma a Pietralata, nel IV municipio.
“Il Comune dovrebbe smetterla di cercare nuove scuse per giustificare ritardi e problemi – scrive il Comitato – individuati in fantomatiche occupazioni o procedure di reimmissione in possesso mai partite, e dovrebbe invece ammettere di aver celato sino ad ora una verità di cui era a conoscenza già da tempo”.
Il riferimento è al fatto che alcune aree interessate dal progetto non sarebbero di proprietà del Campidoglio.
In effetti, andando a prendere una comunicazione del 22 dicembre del dipartimento Pau alla Soprintendenza archeologica e belle arti di Roma, si legge che alcune aree “non sono accessibili poiché concesse in ‘detenzione precaria’ a terzi sia per usi abitatitivi che per attività produttive o occupati sine titulo”.
Per questo, occorrerà più tempo per le “operazioni di sgombero o di ripresa in carico” delle aree.
Indagini archeologiche
Un passaggio importante questo perché, nella stesa lettera, si chiedeva la possibilità di avviare le indagini archeologiche relative alla “prima fase” del progetto, ovvero i carotaggi.
Si tratta di una richiesta fatta dall’As Roma per poter studiare le aree in momenti diversi.
In rosso le aree della seconda fase
Come si vede dalla foto, le aree verdi fanno parte della prima fase e quelle rosse, invece, della seconda.
Queste ultime, si legge sempre nella nota del Pau del 22 dicembre, potranno essere oggetto di indagini da parte della Roma “non appena saranno disponibili”.
La Soprintendenza rispondeva, a gennaio, al Pau spiegando che le indagini si potevano fare anche in più fasi ma il “parere sul progetto del fabbricato” verrà dato “solo a seguito del completamento delle trincee di scavo previste nel piano di indagini approvato”.
Insomma, senza avere quei terreni e senza tutti i carotaggi previsti la Soprintendenza non darà il via libera ai cantieri.
Mancata conoscenza dell’area
Da queste carte emerge, secondo il comitato, “una inconsapevolezza e una mancata conoscenza dell’area da parte del Comune e dei suoi portavoce politici, che hanno impegnato la cosa pubblica in un progetto senza prima aver effettuato alcuna verifica”.
Un’accusa pesante che arriva poco tempo dopo la chiusura del ciclo di dibattiti pubblici sul tema al quale hanno partecipato soprattutto i contrari all’opera, almeno per quanto riguarda semplici cittadini o associazioni.
Ovviamente in città il fronte dei favorevoli è molto ampio ma, nonostante questo, i contrari allo stadio non mollano.
L’esposto
Nell’esposto si mettono in fila le tante criticità già evidenziate negli ultimi anni.
In particolare, si sottolinea come l’area individuata sia stata destinata ad altro, dalla valorizzazione del verde alla realizzazione di nuove piste ciclabili.
Il Comitato, tramite l’esposto, vuole chiedere di preservare “l’habitat presente sull’area sospendendo o partecipando alle attività di verifica dell’interesse archeologico preventivo” e di verificare la presenza di “prescrizioni inerenti all’area verde” per salvaguardare gli alberi presenti.
(Articolo di Matteo Torrioli, pubblicato con questo titolo il 12 febbraio 29024 sul sito online “Roma Today”)