Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Nota a cura di Lorenzo Grassi (Osservatorio Sherwood)
“Un’area di territorio che deve garantire un livello di protezione aggiuntiva ai beni riconosciuti Patrimonio Mondiale dell’Umanità”.
Così l’Unesco, nelle Linee guida operative per l’applicazione della Convenzione sul Patrimonio Mondiale del 1977, definisce la Buffer Zone (definita in italiano anche come Zona di rispetto, cuscinetto o tampone).
Il Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco (World Heritage Committee) durante la sua 45ma Sessione estesa tenuta a Riad in Arabia Saudita dal 10 al 25 settembre 2023 ha approvato la proposta di Buffer Zone in ampliamento del sito Unesco “Centro storico di Roma, le proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città e San Paolo fuori le Mura”.
Si tratta dell’ultima tappa di un processo iniziato nel 1980 con l’inclusione del Centro storico di Roma, nei confini entro le Mura, nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, e proseguito nel 1990 con l’inclusione delle proprietà extraterritoriali della Santa Sede che si trovano nel Centro storico, esteso alle Mura di Urbano VIII.
La proposta della Buffer Zone del sito di Roma – per complessivi 5.893,83 ettari (di cui 5.887,09 pertinenti all’Italia e 6,74 alla Santa Sede) – era stata invece sottoposta alla Commissione Unesco nel gennaio 2020.
Al momento dell’inclusione del Centro storico di Roma nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, infatti, le zone di rispetto non erano contemplate; ma in seguito la loro definizione e istituzione è stata richiesta con forza dall’Unesco (tanto che ora sono previste come condizione nelle nuove candidature).
È da segnalare anche che, dal Memorandum di Vienna del 2005 in poi, la “gestione dell’integrità del profilo urbano” è considerata a tutti gli effetti una priorità.
Nelle Linee guida operative per il potenziamento della Convenzione sul Patrimonio Mondiale, varate dall’Unesco nel 2011, si spiega che la Buffer Zone – che circonda la Core Zone dei siti – mira a “fornire un ulteriore livello di tutela” e a “garantire la salvaguardia dell’immediato sfondo, delle principali visuali e di altre caratteristiche strutturali e funzionali del sito”.
Il tutto tramite la “promozione e attuazione di normative specifiche per la protezione di bene”.
Così il Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, nell’approvare la Buffer Zone romana, ha raccomandato agli Stati Parte (Italia e Vaticano) di:
a) completare il Piano di gestione del sito con la massima urgenza e presentarlo al Centro del Patrimonio Mondiale per la revisione da parte di ICOMOS;
b) fornire dettagli su come e quando le delimitazioni della nuova Buffer Zone verranno trascritte nelle normative locali e nazionali esistenti per conferire uno status giuridico ai suoi confini;
c) integrare nel meccanismo di gestione l’applicazione sistematica della Valutazione di impatto sul Patrimonio per qualsiasi piano e progetto che possa incidere sul valore universale eccezionale del sito.
Link a documentazione UNESCO
https://whc.unesco.org/en/decisions/8361/
https://whc.unesco.org/archive/2023/whc23-45com-8B-en.pdf
https://whc.unesco.org/archive/2023/whc23-45com-inf8B1-en.pdf
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Documento 2 whc23-45com-inf8B1-en