Durante una conferenza stampa congiunta con il ministro dell’energia bulgaro Rossen Hristov, il ministro degli esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha rivelato che «i negoziati sull’11° pacchetto di sanzioni sono iniziati mercoledì a Bruxelles.
La proposta della Commissione europea per questo pacchetto non contiene sanzioni relative all’industria nucleare».
Il governo di destra dell’Ungheria guidato da Viktor Orban (amico e ammirato alleato di Giorgia Meloni e Matteo Salvini) ha ripetutamente affermato che si opporrà a qualsiasi tentativo di imporre restrizioni all’industria nucleare russo, sottolineando che «anche altri Stati membri che utilizzano l’energia nucleare (compresa la Bulgaria, ndr) sono contrari alla proposta.»
Szijjarto ha ribadito ancora una volta che «Budapest non accetterà la proposta in nessun caso. Spetta ai singoli paesi decidere come ottenere l’elettricità».
Esattamente il contrario di quel che aveva proposto la Germania che ha appena chiuso le sue ultime centrali nucleari e che – solo dopo averlo fatto – aveva chiesto di boicottare il nucleare russo.
Szijjarto ha sottolineato che «l’Ungheria gestisce la sua centrale nucleare di Paks da più di quattro decenni.
E’ stata costruita in collaborazione con l’URSS e continuerà a utilizzare il combustibile nucleare russo».
La centrale nucleare di Paks produce più della metà dell’elettricità consumata in Ungheria e il governo di Orban aveva già avvertito l’Unione europea di considerare essenziale l’espansione di Paks per la sicurezza energetica della nazione.
Budapest aveva già stretto un accordo con Mosca per ampliare la centrale nucleare e Szijjarto ha ribadito: «Non abbandoneremo certamente i piani per la costruzione di due nuove unità di potenza a Paks, in quanto garantirebbero l’approvvigionamento energetico del Paese a lungo termine».
Il ministro degli esteri ungherese ha anche spiegato che «il combustibile nucleare russo, che veniva consegnato per ferrovia attraverso l’Ucraina, viene ora trasportato alla centrale nucleare di Paks via nave attraverso il Mar Nero attraverso il porto bulgaro di Varna, e poi su rotaia attraverso il territorio della Bulgaria e dalla Romania fino all’Ungheria.
A questo proposito, la Bulgaria è anche un importante paese di transito».
Insomma, il nucleare russo e la guerra in Ucraina hanno definitivamente rotto quel che fu il fronte sovranista di Visegrad, i Paesi ex-comunisti con governi di destra che erano un riferimento (anche per il negazionismo climatico e le politiche anti-ambientaliste), della destra Italiana.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 12 maggio 2023 sul sito online “greenreport.it”)