Le elezioni europee del 2019 hanno dato il via all’adozione del Green deal europeo, il programma politico nato con l’ambizione di investire 1.000 miliardi di euro al 2030 per finanziare la transizione ecologica del Vecchio continente.
Da allora sono stati fatti molti passi avanti, a partire dall’adozione del pacchetto Fit for 55% per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e più che dimezzare le emissioni continentali al 2030 (rispetto al 1990).
Ma resta moltissimo da fare e nuovi progressi sono messi a rischio in particolare dall’avanzata dell’estrema destra, che in tutto il mondo – Italia compresa – sta trovando nell’ambientalismo la sua nuova nemesi.
È in questo contesto che il Wwf ha deciso di lanciare l’osservatorio Natura chiama Italia, col doppio scopo di tracciare un primo bilancio del Green deal e di confrontare le proposte dei partiti italiani che si candidano alle elezioni europee in agenda l’8-9 giugno prossimi.
Per non rischiare di confrontare tra loro solo vuote promesse, l’osservatorio si concentrerà anche su quanto fatto finora: «Vogliamo informare i cittadini su come i partiti presenti al Parlamento europeo hanno votato nella legislatura che si avvia al termine sui provvedimenti legati alla tutela dell’ambiente e della salute», spiegano dal Wwf.
Di primo acchito i partiti che sostengono il Governo Meloni si presentano molto male.
Lo stesso Wwf ha definito «incomprensibili e sconvolgenti» le posizioni sulla natura espresse dal Governo, ha bocciato sonoramente l’ultima legge di Bilancio come anche il complesso delle politiche messe in campo nell’ultimo anno, ritenendo che «si sia innestata una sostanziale marcia indietro nella quantità e nella qualità della protezione della natura nel nostro Paese».
Per offrire una bussola sostenibile all’azione politica in vista delle elezioni europee, il Wwf ha dunque elaborato un manifesto mettendo in fila le prime dieci richieste ai partiti, che si articolano attorno a tre capisaldi: porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili, dare priorità alla natura per garantire sicurezza e resilienza, non lasciare indietro nessuno nella transizione ecologica.
Qualche esempio concreto?
Fissare date limite per la cessazione dell’uso di carbone, gas e petrolio e raggiungere la neutralità climatica entro il 2040, dimezzando il consumo energetico Ue e implementando un sistema di energia rinnovabile al 100% sempre entro il 2040, il che comporta «l’installazione ben pianificata di impianti di energia solare ed eolica, sulla terra e in mare, minimizzando l’impatto sulla natura».
Al contempo, il Wwf chiede di raddoppiare gli investimenti Ue e nazionali nel ripristino della natura, portandoli ad almeno 50 miliardi di euro l’anno, adottando (e attuando) un nuovo piano di adattamento climatico che dia priorità alle soluzioni basate sulla natura per proteggere gli europei da rischi climatici.
Per non lasciare nessuno indietro nella transizione, l’Ue deve peraltro «prevedere programmi di energia pulita e di risparmio energetico su larga scala, finanziati dall’Ue e facilmente accessibili dai cittadini», che si tratti di ristrutturare edifici, adeguare il trasporto pubblico e investire in formazione, in modo che «tutti gli europei possano godere dei benefici della transizione verde e trovare lavoro nelle industrie pulite del futuro».
La sfida alla politica è ufficialmente lanciata: «Il Wwf Italia – concludono gli ambientalisti del Panda – ha condiviso queste ambizioni con i principali partiti italiani, dando piena disponibilità ad avviare un confronto costruttivo».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 19 gennaio 2024 sul sito online “greenreport.it”)